Parte da Catania il servizio di Presadiretta sul nuovo corso del PD: dal grande centro detto “Le ciminiere”, una ex fabbrica ristrutturata, ora un centro congressi. Qui il 6 marzo in una convention politica è stato annunciato l'ingresso del gruppo Articolo 4 (di ex centrodestra) nel gruppo del PD regionale.
A fare gli onori di casa l'onorevole
Faraone, renziano della prima ora.
Qui non c'erano gli elettori del PD:
alla convention c'erano quasi solo sostenitori del centrodestra, la
base del PD era assente.
I padroni di casa erano quelli di
Articolo 4, perché a Catania sono loro che hanno i voti, non il PD:
fino a ieri i loro voti hanno sempre fatto vincere il centrodestra,
Cuffaro e Lombardo, ma ora sono saliti sul carro del vincitore.
Tra i nuovi deputati del partito
democratico, Paolo
Ruggirello, eletto nella lista di Musumeci: mister 10mila
preferenze, prese a Trapani, la città di Matteo Messina Denaro.
La città dove mafia e imprenditoria vanno a braccetto, dove la GDF in questi anni ha sequestrato alla mafia attività commerciali, centri commerciali, supermercati.
La città dove mafia e imprenditoria vanno a braccetto, dove la GDF in questi anni ha sequestrato alla mafia attività commerciali, centri commerciali, supermercati.
Cave e aziende che ruotano attorno agli
appalti, case e alberghi nei centri turistici dell'isola.
Il giornalista Rino Giacalone
stima in quasi 1 miliardo il valore dei beni sequestrati: tra questi
anche il quartiere di Villa Rosina, costruito a Trapani dalla
mafia.
Le inchieste sui beni sequestrati hanno
coinvolto il
deputato Pellegrino, poi assolto dalle accuse (e prescritto per
una parte). Dentro l'inchiesta torna il nome di Ruggirello: erano i
soci della società che possedeva i terreni della lottizzazione.
Il costruttore Birrittella,
ora collaboratore di giustizia, ha raccontato ai magistrati che
Ruggirello era sua socio.
Paolo Ruggirello è anche amico di
Mimmo
Coppola, imprenditore coi parenti arrestati per mafia...
Coppola chiedeva i voti per Paolo
Ruggirello in carcere: perché uno così il PD se lo è messo in
casa?
Giacalone è stato chiaro: il PD
non ha mai fatto un'analisi seria sul fenomeno mafioso a Trapani, fa
dichiarazioni generiche. La frontiera tra mafia e politica non è
stata segnata.
Cosa dicono gli ex iscritti al PD trapanese?
Filippo Salerno faceva parte
della segreteria provinciale, Lillo Fede era nella segreteria
cittadina: ora sono usciti dal partito, come altri, dopo l'arrivo di
Ruggirello.
Alle loro proteste è stato risposto:
con Ruggirello si vince....
“Non ce lo l'ho coi partiti e col
Partito democratico”: l'esordio di Iacona era obbligatorio,
anche perché in studio era presente il presidente del partito,
Matteo Orfini.
Orfini ha commentato il servizio
spiegando che Ruggirello non è nemmeno indagato, non ha condanne:
una persona perbene, insomma. Le parole di Borsellino suonano invano
dentro il PD.
Ci penserà Presadiretta, a fare questo
screening che il PD per convenienza non vuole fare, con l'hashtag
#acchiappavoti.
Raffaele
Nicotra è un imprenditore della grande distribuzione, ha
attraversato 4 partiti: psi, mpa, pdl , poi è stato eletto con UDC.
Nel 1993, dopo le stragi di via
D'Amelio, il suo comune fu sciolto per mafia: l'allora sindaco
Nicotra diede il permesso per i funerali ad un mafioso ucciso in uno
scontro.
C'erano legami coi pregiudicati di Aci
Catena, scrivevano i carabinieri.
Ora è un parlamentare PD: le accuse
contro lui sono atti di sciacallaggio, racconta a Iacona. Nessun
avviso di garanzia, dice: non ho partecipato al funerale, mai fatto
pressioni ai carabinieri.
Ora nel PD si trova bene: prende le
forme della vecchia DC, un partito moderato, forse non si chiamerà
più PD. Forse partito della nazione.
A Catania troviamo Luca
Sammartino e Valeria
Sudano: lei era in lista con Musumeci ma appena eletta
transita nel movimento Art. 4 e poi nel PD. Nipote di Mimmo Sudano,
per 30 anni un capo della DC catanese.
Non indagato, il suo nome è finito
nell'inchiesta Terra mia: un'inchiesta su discariche private
nel catanese. Come quelle di Domenico Proto: accusato per
corruzione, avrebbe ottenuto favori dal funzionario regionale
Cannova, che lo avvertiva dei controlli.
Ora la discarica illegittima di Proto è
commissariata, ma non chiusa del tutto.
Nelle carte c'è una telefonata tra
Domenico Proto e Mimmo Sudano: il figlio di Mimmo Sudano è avvocato
della Oikos.
Nino di Guardo è il sindaco di
Misterbianco: dei rapporti tra Proto e Sudano parla nel suo libro di
memorie. Nel 2001 Proto sostenne l'elezione del senatore Sudano: oggi
l'intesa si è trasferita sulla nipote, oggi dentro il PD.
“Non è una nella notizia”,
il commento di Di Guardo, che ha sempre combattuto la discarica.
I militanti del PD cosa dicono? Dopo le
tante battaglie contro la discarica, vedere l'ingresso di Sudano è
stato un affronto. Se la discarica prende la tessera del PD, per noi
non c'è posto.
In molti se ne sono andati via.
La decisione non è stata nemmeno
condivisa a livello provinciale: è caduta dall'alto. L'assalto del
centro destra catanese è cominciato l'anno scorso, al passato
congresso: si sono presentati in molti, che arrivavano dai partiti
del centrodestra.
In cerca di posti di sottogoverno. In
cerca di candidature.
La rottamazione qui è stata tradita,
dicono. Erano renziani una volta.
Oggi il PD non ha nemmeno una sede a
Misterbianco.
Anche a Motta, dopo l'ingresso
dell'Articolo 4, sono calati gli iscritti: delusi dal vedere
l'ingresso di Sammartino e Sudano nel PD.
Il nuovo sindaco di Motta, Carrà,
ha un figlio che lavora per Proto, nella discarica e deve decidere
sulla discarica.
Ai dirigenti del PD non piaceva la
candidatura di chi si opponeva alla discarica: Danilo Festa oggi ha
deciso di lasciare il PD.
Conta chi ha numeri, chi ha i voti.
Conta questo quando si decideranno le liste per le elezioni.
Questi ingressi hanno cambiato la
genetica del Partito Democratico?
Secondo Fausto Raciti, il segr.
regionale, questo non succederà: non c'è stato un congresso che ha
deciso una nuova linea, non è stato stravolto il partito. La sfida
sarà governare questi nuovi ingressi: con la leadership di Renzi il
PD è cambiato, ammette il segretario che fa intendere che ora si
dovrà evitare la mutazione nella vecchia DC. Perché il bipolarismo
è entrato in crisi: ma il PD non cambierà battaglie, ma non è un
partito in vendita.
Nello
di Pasquale, nel 2012 era sindaco di Ragusa: se la prendeva
col comitato No Muos, lui li prendeva a calci in culo, diceva...
Ora Nello Di Pasquale è nel PD: nel
2012 però gridava nei comizi che quel partito gli faceva schifo.
L'ex sindaco di Ragusa ora spiega che
non è lui che è cambiato, ma che è il PD che ha cambiato pelle:
ora il PD è un partito diverso, vedo un'impostazione storica
– dice - da democrazia cristiana.
Nel PD di Ragusa sono entrati quelli di
Nello di Pasquale: circa 200 persone su 250 iscritto. Ora ne sono
usciti 200 ex iscritti: i vecchi militanti se ne vanno ed entrano
quelli del centrodestra.
Il circolo di FI non esiste ora: è
nato il partito della nazione qui!
Cosa divideva da Di Pasquale gli ex
iscritti? La cementificazione, sotto la sindacatura di Di
Pasquale, sui terreni agricoli.
Case costruite e rimaste invendute:
case vuote laddove c'erano terreni agricoli, con variazioni del piano
urbanistico. L'ex segretario del PD aveva fatto una battaglia contro
il sindaco, quando era all'opposizione.
Poi Di Pasquale è entrato nel PD: è
stato tutto deciso dai vertici di Roma senza consultare la base. Non
è democrazia: per molti lasciare il PD è stato un dramma. Era la
loro casa, ma oggi è un'altra cosa.
L'intervista ad Orfini.
Nessuno ha dato tessere a Roma ai nuovi
iscritti arrivati dal centrodestra: sono operazioni nate dal
territorio [ovvero da Crocetta e Faraone?].
Stiamo vivendo una fase dove il PD ha
centralità: “il rischio del trasformismo è reale, in un
partito di massima apertura, scegliamo i candidati con le primarie”.
Questo comporta una attenzione a chi
fai entrare: la vicenda di Articolo 4 nasce in regione, per il loro
sostegno a Crocetta.
Ma non si sta cambiando la natura del
PD in Sicilia: la discarica è stata commissariata [è rimasta ancora
aperta però].
Quelli che sono entrati aderiscono alle
posizioni del PD?
Il PD siciliano è ora guidato da un
ragazzo giovane, Raciti, che viene fuori dalla regione, è una
situazione di rinnovamento.
Orfini dice che non conosce quelle
persone, che si deve verificare, che queste operazioni non devono
cambiare la natura...
Il laboratorio siciliano è la
preparazione del futuro partito della nazione? La scissione è
vicina?
“Se ne parla tanto ma non esiste”
- Orfini - “quelli che temono il partito della nazione poi
votano contro il PD e votano assieme al centrodestra”.
Noi non siamo il partito della nazione:
siamo entrati nel partito socialista europeo, cosa non fatta da
D'Alema, Veltroni o Bersani.
La riforma del Senato.
L'Italicum è stato fatto con la
Fiducia, e ora si vuole approvare il Senato grazie ai voti di
Verdini.
L'articolo 2 è il pomo della
discordia: la minoranza vorrebbe il Senato elettivo.
Orfini ritira fuori Prodi, l'Ulivo, il
programma del 1996. Dimenticandosi che nel 1996 non c'era l'Italicum
e il suo premio di maggioranza.
Orfini chiede che la riforma sia votata
da tutti: l'architrave della riforma è la non elettività e la fine
del bicameralismo. Servono tutti e due non votarli è un problema
della minoranza.
Gli utenti della rete hanno segnalato
il caso di una giunta abruzzese, di Latina.
Poi ci sono gli acchiappa soldi: è
l'erogazione dei finanziamenti pubblici, nonostante i bilanci non
trasparenti dei partiti. 45 ml di euro.
I circoli romani, dopo il rapporto
Barca: noi quei circoli li chiudiamo o li commissariamo, la risposta
di Orfini. Si cambierà il gruppo dirigente, secondo un
cronoprogramma.
Le grandi manovre per le prossime
elezioni in Sicilia.
Faraone è stato il promotore
dell'ingresso di Art. 4 nel PD: l'assalto al PD prepara la
candidatura di Faraone in regione?
Oggi il 35% dei deputati PD in regione
proviene dal centrodestra: sono 9 persone che ora si trovano bene nel
partito di Renzi. Portano voti, per le prossime elezioni.
Altri parlamentari, a sentire
LiveSicilia, entreranno: si parla di dieci deputati eredi di
Micciché, cuffaro e Lombardo. La procura ha aperto un fascicolo, si
dice.
Il laboratorio campano.
De Luca è
il presidente della regione, in attesa del pronunciamento della
Consulta: la vicenda di De Luca nasce nel 2009, per la costruzione di
un termovalorizzatore
a Salerno.
Nomina Di
Lorenzo come project manager dell'opera: per la nomina viene
condannato ad 1 anno per abuso d'ufficio.
La condanna arriva
nel 2015: per la legge Severino De Luca doveva essere sospeso. Ma la
sua candidatura è proseguita: nella conferenza stampa ha attaccato i
giudici, ha pure affermato di essere condannato per un reato
linguistico.
Il processo
per il Crescent: il fatto è grosso, un complesso
residenziale, costruito sul mare: una speculazione edilizia con
appartamenti di lusso, per una costruzione lunga 230 metri.
Anche De Luca è
stato rinviato a giudizio per il reato di abuso d'ufficio e
lottizzazione.
Il pubblico
avrebbe fatto lottizzazione assieme ai privati, su terreni vincolati
dal punto di vista paesaggistici e naturali. Il fiume è stato
deviato, per far posto al palazzo.
Ora Renzi ha
autorizzato il ministero dell'Ambiente a costituirsi parte civile al
processo: vedremo dunque lo scontro Renzi vs De Luca in questo
processo.
Ma anche il figlio
del presidente, dirigente del PD, potrebbe finire a processo: per una
storia di biglietti per un viaggio in Lussemburgo, legati al
fallimento della Ifil.
Il PD non ha detto
nulla su De Luca e sul figlio: un destino diverso da quello dell'ex
ministro Lupi, per la storia del figlio.
Come anche per De
Magistris che, secondo Orfini, doveva dimettersi dopo la condanna: le
sentenza vanno rispettate, sempre. Eccetto che per De Luca.
Come ha costruito
la sua vittoria: nelle sue liste ci sono nomi che fanno storcere il
naso. Nemmeno Renzi li avrebbe votati. “Che paese di merda”,
il commento di DE Luca.
Quali erano i nomi degli
impresentabili?
La lista
incriminata è Campania
in rete: dentro ci sono ex PDL, come l'ex assessore di
Caserta Ucciero, il sindaco Piscitelli, ex FI, Angelina
Cuccaro, fondatrice circoli FI. Il senatore D'Anna,
eletto nel centrodestra è l'ispiratore della lista.
Un senatore di FI
fa una lista per appoggiare un eletto del PD? Possibile? D'Anna ha
parlato con Lotti e Guerini (PD): si dice che la lista sia un rifugio
dei cosentiniani,
ex senatore di FI, ora in attesa del processo.
In lista anche
Rosalia Santoro, moglie di Nicola Turco, amico di Cosentino e
indagato pure lui: né lei né il marito rinnegano l'amicizia per
Cosentino.
Anche la destra
estrema è nella lista: come il pellegrino di Predappio.
Il segretario di
Fronte Nazionale di Casal di Principe.
In lista troviamo
Attilio
Malafronte: era stato arrestato pochi mesi prima: a Pompei
faceva esumare
defunti dal cimitero, per far posto ad altri.
Corrado
Gabriele è condannato per molestie sessuali in primo grado: “i
cittadini possono anche non votarmi, ce ne sono altri”.
De Luca si è
sempre difeso dicendo che nelle sue liste non c'erano condannati né
indagati. Non è vero: due candidati sono sotto processo: Iannace,
per una storia di interventi estetici, Antonella Tramontano,
in un processo per falsi sinistri.
Antonio Amente:
ex sindaco di Melito per FI, in lista per De Luca: “è uno che
porta voti, dicono i suoi concittadini”.
Saviano aveva
scritto: “Gomorra è nelle liste di De Luca”, aveva fatto
nomi e cognomi nelle liste. Come Maria Natale a Casal di Principe.
Enrico Maria
Natale si era candidato contro Renato Natale (non parente), il
sindaco anti camorra di Casale.
In lista per De
Luca anche l'ex senatore Barbato:
nel 2008 aveva aggredito il collega, ai tempi del governo Prodi:
telefonava al boss Zagaria,
dicono i giudici.
Barbato è stato
arrestato per un'inchiesta su appalti e camorra.
Pure l'avvocato
dell'estorsore del vice
sindaco di Mondragone, Zoccola, è candidato nella lista per De
Luca: a queste osservazioni, De Luca si è difeso dicendo che la
lista non la controlla lui. Troppo comodo.
L'avvocato
comunque è stato eletto, assieme a Iannace.
Gli altri hanno
comunque portato voti: quasi la metà di quelli con cui De Luca ha
vinto le elezioni.
Il commento
finale di Iacona, prima di passare a Forza Italia e ad un
umiliante confronto con la Germania: il partito acchiappavoti
vince a stretto giro di posta, ma poi perde iscritti e voti a
lungo termine.
Il Pd ne ha persi
2 ml rispetto alle europee, circa 1 ml rispetto alle elezioni del
2013.
Poi ci sono le
astensioni.
Molti ex elettori
del PD, dice uno studio dell'istituto Cattaneo.
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