17 settembre 2015

Troncare, sopire, nascondere

La mafia non c'è, non esiste, forse non è mai esistita. Non è vero che controlla intere regioni del sud.
Chi ne parla vuole solo offendere, denigrare, infangare il sud, la sua classe politica e dirigente. Vuole solo offendere quella massa di brava gente onesta.

Come quelli che ricordano i morti nei campi e la vergogna del caporalato.
Come quelli che ricordano come mafia Spa avesse in mano parte degli appalti pubblici su rifiuti, accoglienza degli immigrati. Come quelli che ricordano che mafia capitale finanziasse tutti i politici romani. Avesse buoni rapporti con loro. Portasse loro voti.

Come il presidente della commissione Bindi secondo cui la Camorra è nel DNA di Napoli. Sbagliata la forma ma non la sostanza: già ci siamo dimenticati le scene nei quartieri, dopo gli arresti dei boss? 

Ci indigna la presenza dei Casamonica a Porta a porta, forse perché zingari. Ma non ci indigna sapere che una certa criminalità, magari meno folkloristica, è presente nell'economia, nella finanza, entra nelle banche, nei comuni, nelle regioni, nei palazzi del potere.


Lo racconta il verbale dell'interrogatorio di Buzzi, sul Cara di Mineo: cade il governo se parlo. Della spartizione degli appalti, dei favori a quella coop per avere poi un ritorno politico.


Ma la mafia non esiste, non è vero che controlla intere regioni al sud (e interi pacchetti di voti). Non sono veri i rapporti tra politici e imprenditori mafiosi.
Perché non ci sono le condanne, perché ancora le inchieste non sono partite. L'avete sentito Orfini a Presa diretta, quando si parlava della transumanza in Sicilia dal centro destra dentro il PD regionale.

Bisogna nascondere, sopire, troncare.
Il garantismo peloso serve a questo, dalle stesse persone che a luglio erano contriti a ricordare Borsellino, da morto. Dimenticandosi delle stesse parole del magistrato, da vivo: 
"L'equivoco su cui spesso si gioca è questo: quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato quindi quel politico è un uomo onesto. E no, questo discorso non va perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire, beh, ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest'uomo è mafioso. Però siccome dalle indagini sono emersi altri fatti del genere altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perchè ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato quindi è un uomo onesto. Il sospetto dovrebbe indurre soprattutto i partiti politici quantomeno a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti anche se non costituenti reati."
La lotta alla mafia diventa solo una storia di annunci, propositi, slogan. 
Dietro questa facciata ipocrita la controriforma del processo penale che stava per togliere l'ergastolo ai mafiosi.
Il vincolo dei tre mesi per chiudere le indagini. 
La lotta contro la pubblicazione delle intercettazioni.

Infine, l'erosione del reato di concorso esterno per mafia: gli avvocati che a Strasburgo dovevano rappresentare l'Italia non sono riusciti a spiegare alla corte dei diritti dell'uomo che la forza della mafia è nella zona grigia tra boss e istituzioni.

Il sospetto, per usare la stessa parola di Borsellino, è che ci sia un tornaconto, dietro questo sopire, nascondere, troncare.
Il PD in Sicilia ha bisogno di quei voti.
Perché il PD a Roma ha bisogno dei voti di NCD e anche dei verdiniani.
E anche di Forza Italia, perché con la sentenza di Contrada, ora si può far riaprire il discorso con Dell'Utri.

Non è vero, caro Saviano, che i governi si sono dimenticati del sud. Se ne ricordano, invece. Si ricordano molto bene di chi comanda veramente in quelle regioni.

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