L'articolo di Peter Gomez sul FQ di oggi (12 settembre) è una storia da comma 22, per quanto è assurda: parte dalle dichiarazioni Chiamparino, Rossi e De Luca (i tre presidenti di regione) alla commissione affari costituzionali, sulla riforma del Senato.
Meglio non far votare i cittadini sui senatori, sarebbe "un incentivo fortissimo al trasformismo e al mercato politico o anche peggio" e addirittura si rischierebbe l'ingresso della Camorra in Senato. Tipo Dell'Utri o Cuffaro...Spero abbiate colto l'assurdo di queste dichiarazioni, dette da esponenti delle istituzioni eletti proprio in base al voto popolare. E anche con buone dosi di trasformismo.
Da dove vengono i voti di De Luca? E degli altri?
Oramai la presa per i fondelli è così palese da non risultare nemmeno fastidiosa. Imbarazzante.
Nuovo Senato,le inutili lezioni dei governatori PETER GOMEZ
Democratica e pragmatica proposta di tre presidenti di Regione. Preso atto del feroce dibattito sulla modalità di scelta dei nuovi senatori che dilaniano Parlamento e Pd, i governatori Sergio Chiamparino (Piemonte),Vincenzo De Luca (Cam-pania) ed Enrico Rossi(Toscana) fanno un passo avanti. E mentre tutti discutono se far votare i componenti del futuro Senato dai cittadini o dai con-siglieri regionali, i tre sfoderano una soluzione che è giusto definire geniale: l’abolizione delle consultazioni elettorali. Macché urne per Palazzo Madama!, hanno spiegato i tre davanti alla commissione Affari costituzionali. A Roma ci de-vono andare di diritto i sindaci delle città capoluogo e i presidenti di Regione, cioè (ma è certamente solo un caso) loro stessi. Non pensate male. La riforma, nelle intenzioni dei tre governatori, serve per avvicinare gli elettori alla politica, non per allontanarli. Infatti se fossero i consiglieri regionali a scegliere, tra i propri colleghi,i fortunati vincitori del laticlavio,“finirebbe che gli eletti risponderebbero ai partiti”(Chiamparino). Mentre se i nuovi senatori venissero votati dai cittadini ci sarebbe il rischio di mettersi in mano alle organizzazioni criminali. “Aprire una contrattazione nel Meridione sull’elezione libera dei senatori – spiega De Luca – è un incentivo fortissimo al trasformismo e al mercato politico o anche peggio”. Ovvero l’ingresso di “qualche pezzo di camorra democratica”.I M P O SS I B I L E non condividere l’analisi del presidente campano. Non per nulla decisivi per la sua recente elezione sono risultati i voti dell’Udc di Ciriaco De Mita, quelli di Campania in Rete, una lista messa in piedi dagli amici dell’ex pdl Nicola Cosentino (detto Nick o 'mericano, attualmente de-tenuto per fatti di camorra), più i consensi raccolti da Tommaso Barbato. Ovvero da un ex parlamentare celebre per aver sputato nel 2008 addosso a chi votava la fiducia a Prodi e poi king maker della lista pro-De Luca Campania Libera, sebbene un’indagine per voto di scambio del 2014 consigliasse di girargli al largo (oggi Barbato, perun’altra vicenda, è stato addirittura arre-stato). Ma basta. Perché De Luca, sempre in nome della guerra al trasformismo e al mercato politico, il 2 settembre ha pure nominato alla guida della sede romana della Regione Campania Bruno Cesario: nell’ordine, prima deputato del centrosinistra, poi leader con Domenico Scilipoti dei Responsabili pro-Berlusconi, quindi candidato trombato di Forza Italia e infine candidato, altrettanto trombato, dei demitiani alle Regionali. Ora però tutto può cambiare. Se adottata, la soluzione proposta dai tre governatori, produrrà senz’altro una rivoluzione positiva nei comportamenti. E, soprattutto, sindaci e presidenti si dimostreranno a poco a poco più efficienti. I nominati avranno infatti in regalo l’immunità parlamentare e quindi potranno svolgere liberamente le loro funzioni senza timore diessere intercettati o l’angoscia di svegliarsi con la polizia in casa (per arrestarli o per-quisirli sarà necessario inviare a Roma una richiesta). Inoltre, come ricorda il toscano Rossi, regalare i seggi in Senato è democratico visto che “i presidenti di regione e i sindaci sono tutti eletti dai cittadini”. Anche se, alla luce delle considerazioni esposte proprio dai tre sui rischi legati alle e-lezioni, è probabile che in futuro qualcunopensi ad abolire pure le Amministrative. Senza rimpianti. Perché intanto, dopo averascoltato De Luca, Chiamparino e Rossi, èdifficile dar torto a Mark Twain quando di-ceva: “Se votare contasse davvero qualcosa non ce lo farebbero fare”. Povera Italia.
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