L'anteprima: VORREI
MA NON POS di Alessandra Borella
I recenti governi hanno innalzato la
soglia del contante che può essere spendibile, hanno di fatto
depotenziato la lotta all'evasione con condoni (di natura varia)
camuffati da parole come “saldo e stralcio”.
Nessuno vuole criminalizzare i contanti
né le persone o imprese che hanno potuto godere di questi condoni,
perché sono storie legate alla crisi e al fatto che lo Stato è
cattivo pagatore.
Ma nel contante passano anche
corruzione ed evasione: Report aveva proposto all'allora governo
Monti una proposta choc in cui si limitava drasticamente l'uso del
contante per tracciare i pagamenti in mondo telematico.
L'obiezione nota, è che diventeremo
uno stato di polizia, in cui tutte le nostre spese sono note: ma oggi
siamo ostaggio del contante.
Questo ci dice il servizio di
Alessandra Boralevi: era stato introdotto l'obbligo dei POS per
pagare negli esercizi commerciali, ma senza alcuna sanzione nemmeno
per la pubblica amministrazione che, da questo punto di vista, da
proprio un cattivo esempio.
Un buon esempio lo dà la chiesa di San
Giacomo a Chioggia dove possiamo fare un'offerta tramite POS: un
aggiornamento delle donazioni che non è stato digerito da tutti i
fedeli.
Un esempio che però non è arrivato
nella chiesa più importante, San Pietro a Roma, dove senza contante
non puoi nemmeno visitare la cupola.
Ma quello è lo stato del Vaticano: qui
in Italia a distanza di 5 anni dalla legge che consente il pagamento
tramite POS, si può pagare solo in contante perfino nel bar del
ministero delle Finanze, lo ha sperimentato il sottosegretario
Villarosa.
Purtroppo per noi italiani, quando non
c'è una sanzione ignoriamo l'esistenza delle regole – il commento
laconico del presidente del Codacons Gianluca Di Ascenzo.
L'ex ministro Calenda aveva cercato di
introdurre una sanzione amministrativa da 30 euro, ma secondo il
Consiglio di Stato serve una legge ad hoc.
L’Italia è ostaggio del contante: è tra le 35 peggiori economie globali per indice di intensità del cash in rapporto al Pil. In buona compagnia: con Iraq, Niger, Gambia, Maldive, Egitto, Pakistan. E se in Svezia le transazioni in cash rappresentano solo il 2% del totale e anche le chiese accettano le donazioni con carta di credito, e negli Stati Uniti ci è voluta una legge per obbligare i negozi ad accettare anche le banconote, in Italia le usiamo nell’86% dei casi: circolano per un valore di 200 miliardi di euro. Eppure fabbricarle può costare più del loro valore: coniare una monetina da 1 centesimo di euro ne costa 4,5 e secondo uno studio della Banca Centrale europea l’Europa spende ogni anno lo 0,46% del suo PIL per il denaro: 60 miliardi di euro. In Italia una legge in vigore dal 2014 obbliga gli esercenti ad accettare pagamenti elettronici, ma poi si sono scordati di introdurre le sanzioni per punire chi non si adegua. Ma almeno negli enti pubblici osservano la legge?
Dentro il mondo degli ultras
Federico Ruffo non è fatto intimidire
e, come promesso, è andato avanti nella sua inchiesta sul mondo
degli ultras della curva juventina per poi allargare il raggio e
vedere che succede nelle altre curve.
Nell'inchiesta
di ottobre, Federico era partito dallo strano suicidio di
Raffaello Bucci, ultras e collaboratore con la società (curava i
suoi rapporti con la curva) per poi raccontare delle brutte relazioni
tra il club e la ndrangheta.
Bucci è morto dopo essere stato
ascoltato dai magistrati nell'ambito dell'inchiesta “Alto
Piemonte”: il servizio spiegava come di fatto la Juventus avesse
delegato il controllo dello stadio (e la vendita di pacchi di
biglietti) a capi ultra pregiudicati.
Sono gli ultras (I Drughi) che a marzo
2019 hanno indetto lo sciopero del tifo, nella partita contro
l'Udinese, per protesta contro il caro biglietti.
Ma lo sciopero non è fu rispettato dal
resto dello stadio, che scelse di fischiare gli ultras: una
ribellione nei confronti dei capi che hanno subito diverse condanne
nell'ambito dell'inchiesta Alto Piemonte, tra cui il boss Saverio
Dominello. La ndrangheta aveva preso possesso dello stadio e si era
arricchita col business del bagarinaggio.
Il cadavere di Bucci è stato riesumato
per approfondire meglio le cause della morte: sulla base delle
perizie fatte dall'anatomopatologo Varetto, la procura di Cuneo ha
riaperto il suo fascicolo ipotizzando il reato di istigazione al
suicidio.
Il giornalista è volato fino a Londra
per ascoltare un amico di Bucci, che conosce in parte la sua storia:
questa persona racconta che gli avevano proibito di andare allo
stadio, che Bucci aveva avuto problemi con Mocciola, che aveva paura
e che era stato già picchiato.
Nel frattempo la geografia della curva
sta cambiando, con volti nuovi che spuntano: persone che minacciano
venditori ufficiali di biglietti senza porsi troppi problemi.
Da Torino a Milano, alla curva del
Milan e alla foto che ritrae assieme il ministro dell'Interno con un
capo ultras, Luca Lucci, pluripregiudicato.
“Io sono un indagato in mezzo agli
indagati” ha provato a rispondere Salvini: non è un tifoso come
gli altri, è stato condannato per lesioni, per traffico di
stupefacenti.
Motta era una delle vittime del
pestaggio, da cui ha perso un occhio: si è suicidato tre anni dopo
la sentenza di condanna contro Lucci.
La scheda del servizio: MANDATI
AL DIAVOLO di Federico Ruffo
Cosa unisce gruppi ultras spietati e vicini alle ‘ndrine calabresi, teoricamente appartenenti a schieramenti opposti?Dopo la riapertura del fascicolo sulla morte di Raffaello Bucci, l’ex ultrà della Juve morto precipitando da un cavalcavia della Torino-Savona durante l’inchiesta Alto Piemonte, quali piste stanno battendo gli investigatori? Federico Ruffo ha raccolto in Inghilterra la testimonianza dell’uomo a cui Bucci aveva confidato i timori per la propria vita e, attraverso documenti inediti mostrerà il percorso del tesoro accantonato da Bucci e dai Drughi tramite il bagarinaggio, al centro di molte dispute tra tifosi.L’inchiesta prosegue a Milano, dove poche settimane fa c’è stato un tentativo di esecuzione di un ultrà in pieno centro sullo sfondo di una guerra per il potere tra gruppi ultras del Milan. Ricostruiremo come il gruppo “Curva Sud” sia riuscito a fare piazza pulita di tutti gli altri fino a prendere il controllo degli affari opachi che ruotano intorno allo stadio.
Cosa troviamo dentro la tazzina del
caffè
Molte polemiche aveva suscitato la
prima inchiesta di Bernardo Iovene sul caffè che prendiamo al bar:
nemmeno il caffè ci fa gustare Report ..
Ma è bene sapere cosa ci beviamo nei
bar, visto che ci crediamo dei veri intenditori: “l'Italia dal
punto di vista qualitativo è uno dei peggiori importatori di caffè”
racconta al giornalista Lorenzo
Sordini di Specialty Coffee.
Siamo quelli che spendono meno per il
prodotto caffè, siamo i maggiori importatori di robusta nel mondo:
questa qualità da alla tazza quel sapore di bruciato, di gomma, di
legno, di affumicato.
Il titolare di Specialty
Coffee va in giro per il mondo, piantagione per piantagione,
a scegliersi le migliori qualità per il caffè: un caffè da cui è
possibile risalire fino al produttore in Brasile o un Perù.
Al caffè Faro danno solo arabica, con
una tostatura più chiara per non bruciare gli aromi come succede
nella tostatura più spinta (dove i chicchi hanno un colore più
scuro).
Uno dei migliori caffè al mondo –
pochi lo sanno – sta a Forlì: si chiama Rubes Gardelli ed è un
torrefattore di Specialty Coffee che ha vinto il campionato mondiale
di tostatura.
La scheda del servizio: CAFFÈ:
IL BUONO, IL RANCIDO E IL GINSENG di Bernardo Iovene in
collaborazione di Michela Mancini
Gli italiani pensano di essere grandi intenditori di caffè, in realtà hanno il gusto tarato su una qualità dal sapore legnoso, amaro e spesso rancido; un equivoco dovuto a una importazione di caffè di bassa qualità, tostato al limite del bruciato, che uniforma il sapore. Il simbolo di questa mentalità è Napoli: dopo la nostra inchiesta del 2014, siamo tornati al Gambrinus per un confronto sulla qualità del caffè dell’antica caffetteria e in generale sul caffè che si beve nei bar napoletani. Le sorprese non sono mancate.In questo giro di degustazioni Report è stato accompagnato da alcuni esperti di fama internazionale. Siamo stati anche nei nuovi Specialty coffee, nei bar e nelle torrefazioni dove importano caffè selezionati e li abbiamo confrontati con il gusto e gli aromi del caffè che beviamo nei nostri bar. Abbiamo assaggiato e valutato i caffè di Starbucks a Milano e abbiamo degustato persino il caffè al ginseng, prodotto con un preparato in polvere. Ma nella nostra tazzina quanto ginseng c'è?
Nessun commento:
Posta un commento