Nessuno io mi chiamo; nessuno è il nome che mi danno il padre e la madre e inoltre tutti gli amici
25 giugno 2019
L'urlo
L'assegnazione delle olimpiadi invernali del 2026 a Milano e Cortina è l'evento che la propaganda del partito del PIL attendeva.
Il partito che mette assieme il modello Expo di Sala e il modello del fare-realizzare-costruire della Lega salviniana.
Il modello Expo che significa volano per il turismo e anche conti in perdita (i ricavi dai biglietti e delle royalties non hanno costi sostenuti), mega strutture che ora attendono una destinazione (fuori Milano, dove si fa fatica ad attirare centri di ricerca e università), processi ancora in corso per sprechi e procedure poco chiare.
Il partito del fare è quello delle grandi opere, dal TAV all'alta velocità alle autostrade pagate dal pubblico perché altrimenti sarebbero in perdita.
Per Salvini è anche meglio dei migranti per la sua propaganda.
Oggi siamo tutti felici e ci si dimentica dei debiti cumulati a Torino (vedi tu quei fessi dei grillini che dicono no alle olimpiadi), delle strutture realizzate nel 2006 e abbandonate (qualcosa di simile a quanto successo nel 2009 con i mondiali di nuoto a Roma).
Ci si dimentica delle retate avvenute nel 2015, della pax tra governo e procura di Milano, degli anni sprecati a non fare nulla e a litigare sulle nomine (tra Formigoni, Moratti e tutti i ras del centrodestra lombardo), del terreno comprato dai privati a caro prezzo, delle opere realizzate con dei rincari, bandi senza gara perché si doveva fare in fretta.
Ma oggi c'è il ministro-sceriffo che vigilerà, fino al 2026.
Certo, Salvini e la sua lega sovranista non sono stati così accorti con le persone che hanno imbarcato: come Arata, l'imprenditore nel settore energetico.
Come il sindaco di Scorrano Stefanelli, arrestato recentemente nel corso di un blitz contro la mafia pugliese: per le passate europee aveva fatto campagna elettorale per il candidato leghista Casanova (con tanto di foto sul palco col ministro).
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