20 giugno 2019

Il ministro di tutto

Il ministro della sicurezza, delle felpe, delle divise, della nutella, dei selfie, dei porti chiusi, del servizio civile, del tifo da stadio.
E da ieri pure della cultura e della critica (come ai bei tempi di libro e moschetto..): Salvini non ha perso l'occasione per fare polemica contro le critiche di Camilleri ("Faccio vomitare? Scrivi che ti passa") e contro un tweet di Tomaso Montanari ("Chieda scusa all’Italia e lasci ogni incarico pubblico").

Nel futuro ci aspettiamo un commento sulle prestazioni delle azzurre ai mondiali, sulle tracce alla maturità, sul caldo d'estate e gli anziani e sui tormentoni estivi alla radio.
Tutto, pur di non metterci la faccia su altre questioni un pelino più rognose.
Il traffico di rifiuti al nord gestito dalle mafie che ora occupano capannoni abbandonati dell'ex nord industriale.
L'arresto di Arata e i suoi contatti con un (presunto al momento) prestanome di Messina Denaro.
Il probabile taglio di 2 miliardi al trasporto regionale.

Fino ad oggi gli è andata bene, complice una stampa e una opposizione amica: puntare il dito sugli immigrati, il polverone inutile sulla legittima difesa, più soldi alle regioni ricche del nord. Non una parola su evasione, su chi le tasse non le paga, sul mondo del lavoro e sulle sue discriminazioni (vedi le storie di Modena e Italpizza e di Mercatone Uno).
Tutte rogne lasciate all'alleato a 5 stelle.

Ma prima o poi arriva il momento in cui devi rendere conto: siamo più sicuri oggi dopo un anno di ruspe, decreti sicurezza, selfie?
Ora dobbiamo dare conto delle spese che sosterremo per le promesse elettorali come quota 100 e flat tax.

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