05 giugno 2019

Il cuoco dell'Alcyon, di Andrea Camilleri







Incipit

Stava abballanno un valzaro supra al bordo di ‘na piscina, tutto alliffato e profumato, e sapiva che la fìmmina che tiniva tra le vrazza era Livia, da qualichi orata addivintata sò mogliere. Non potiva vidirle la facci per via del fitto velo bianco che la cummigliava.
Tutto 'nzemmula arrivò 'na folata di vento forti e il velo si scostò quel tanto che gli abbastò per scopriri che non s'attrattava di Livia, ma della amestra Costantino, quella della terza limintari, coi baffi e l'occhi torti. Si sintì mancari le forzi per lo scanto e chiuì l'occhi.
Arrivati a fine lettura, si capisce che c'è qualcosa che non torna in questo romanzo di Camilleri: c'eravamo lasciati con Montalbano in fuga d'amore per una donna incontrata nel corso dell'indagine sulla morte del ragioniere Catalanotti (“Il metodo Catalanotti”), mentre qui sembra di fare un balzo all'indietro nel tempo, perché ritroviamo Montalbano assieme a Livia, come se nulla fosse accaduto.
Seconda sensazione straniante, quella di trovarsi all'interno di un film d'azione americano con tanto di scene di violenza che da Montalbano non ti saresti aspettato.
Ma nelle note a fine libro, tutto si spiega: questa storia era nata (come al solito partendo dalla fantasia del maestro e da qualche notizia “liggiuta” su qualche quotidiano) come sceneggiatura per un film che non ha mai visto la luce.

E' sempre Camilleri a scrivere ed è sempre Montalbano il protagonista, con le sue sciarriatine con Livia, le sue mangiate da Enzo e le passiate sul molo, per sgravare il peso del mangiato sulla coscienza.
Ma il ritmo, in questo romanzo, subisce dei cambi peggio di quelli del commissario quando piove e tira vento.

Oppure quando ti alzi e scopri che manca l'acqua per la doccia e l'auto non ne vuole sapere di partire alla mattina. Può dirsi l'uomo libero, solo perché ci diciamo che siamo in democrazia?
Si dici che in democrazia l'omo è libbirio. Davero?
E come la mittemo se la machina non parti, se il telefono non funziona, se gli ammancano la luci, l'acqua, il gas, se il computer, la tilevisioni, il frigorifiro s'arrefutavano di sirvirlo?
Volemo diri meglio che l'omo è sì sempre libbiro ma di una libbirtà condizionata dipindenti dalla volntà delle cosi di cui oramà non può cchiù fari a meno.
Arrivato in commissariato, scopre che tutti i suoi uomini sono andati a presidiare una ditta, quella del signor Tricanato: per colpa della crisi, così dice, ha licenziato tutti i suoi dipendenti che ora stanno facendo picchetto davanti la fabbrica.
Uno di loro, per il peso della perdita del lavoro, per la paura di non reggere quel vuoto, si è impiccato in un capannone.
Spaguolo, è il cognome di questa persona che, da morto, ha la sola compagnia di Gallo, uno degli agenti del commissariato
«Siccome che i sò compagni non ponno trasire, mi pari malo lassarlo sulo».
Montalbano si tinni dall'abbracciarlo.
Questo Trincanato si dimostra una persona antipatica, uno di quei figli di papà che ha ereditato solo l'azienda e che si dimostra più interessato alle donne e al tavolo da gioco.
Giovanni Trincanato era soprattutto 'ntipatico a prima botta. Di 'n'antipatia ireversibili, di quelle che col tempo non ti fanno cangiare pinioni.
Sappiamo come il commissario la pensa, quando c'è da schierarsi da una parte, da quella degli sfruttati o da quelli che ne approfittano. Ma così evidentemente non la pensa il Questore (che in questo storia avrà un ruolo di maggior peso rispetto al normale) che gli rinfaccia il fatto che i suoi uomini non hanno difeso le guardie giurate della Trincanato

«.. Nella denunzia è detto che ben sei guardie giurate che prestavano servizio presso l'azienda Trincanato di Vigata sono state pestate dagli operai protestanti contro ...».
«Scusi, ma le guardie giurate erano cattoliche?» spiò pronto Montalbano.
Bonetti Alderighi strammò.
«Che c'entra?».
«Mi perdoni, ma siccome lei ha detto che gli operai erano protestanti, ho pensato che .. sa, come capita in Iralnda che cattolici e protestanti si ..»
Se mettiamo da parte le proteste dei dipendenti licenziati, a Vigata non succede nulla. Solo tanti piccoli episodi, strani anche loro e all'apparenza slegati. Nel porto di Vigata per esempio compare una bellissima barca a vela, una goletta di nome Alcyon
C'era 'na granni navi a vela, mai viduta prima, che stava manopranno per trasire 'n porto coi motori ausiliari, epperciò aviva appena finuto d'ammainari e ora faciva un mezzo giro per mittisiri con la prua verso la trasuta.
Quant'era liggera e aliganti!
Una bella ragazza americana, bionda e con gambe chilometriche, così bella da sembrare artificiale come la Barbie, viene a denunciare un furto al commissariato, ma poi ritira la denuncia.
Un'altra bella ragazza, questa volta di colore, chiede un passaggio a Montalbano..
Che in ufficio si vede recapitare una lettera dall'ufficio del personale che lo intima di prendersi quei giorni di ferie non goduti a partire da subito.
Partito alla volta di Boccadasse, dalla zita Livia, per prendersi quelle vacanze, inizia a succedere qualcosa di “strammo” in commissariato.
Arriva un sostituto che prende il posto di Montalbano e scalza pure il vice Augello, trasferito a Montelusa.
Ai giornali viene fatta circolare la notizia, diffusa dal telegionale dell'emittente filogovernativa (a prescindere dal colore del governo del momento) che Montalbano è stato allontanato dal commissariato, per far arrivare aria nuova.
E' come se il Questore, puparo che tira le fila dietro le quinte, stia facendo di tutto per cacciarlo dalla polizia.
Farlo addivintari straneo nel sò stisso commissariato. Mittirlo nella condizioni di non aviri cchiù né amici né pirsone di fiducia, considerato che oramà era troppo vecchio per aviri la forza di raccomenzare daccapo.
Che fare? Reagire alle provocazioni oppure cercare di mantenere la calma per trovare la mossa giusta in questa strana partita a scacchi?
Strana perché c'è qualcosa che non torna? Che bisogno aveva il signori e quistori (per usare le parole di Catarella) di trovare questi sotterfugi (le ferie forzate) per allontanarlo?
Sarà un eclisse (ma è un eclisse reale o se lo è sognato), a fargli prendere la decisione giusta.
Va' a sapiri pirchì sintiva che l'eclisse era stato come un messaggio, un signali che non aviva accaputo sino 'n funno, ma bastevoli però a farigli cambiare rotta.

Ma, attenzione, questo non è il solito giallo di Montalbano. Altri attori di questa commedia si stanno muovendo dietro le quinte, per usare Montalbano in questa situazione di tensione per i loro fini.
E la bellissima Goletta tornerà al centro della scena.

Una storia che ad un certo punto cambia di registro, per trasformarsi in un thriller dove troviamo Montalbano al centro di un complotto da cui non si lascia scoraggiare perché, come dice Brecht, la notte non può durare per sempre.
Una storia che, successivamente, prende una sua accelerazione e si trasforma in un romanzo d'azione in cui troviamo dentro l'FBI, un agente italo americano che parla un dialetto siciliano stretto. Un piano azzardato per incastrare i più grandi boss nel mondo.

Sembra tutto sospeso, tra sogno e realtà, tutto falso eppure tutto è reale: pure Montalbano (e anche Fazio) reciterà una parte inventata, diventando un'altra persona, che non è mai esistita. E di cui lui cercherà subito di cancellare ogni traccia dalla sua memoria.
A bordo dell'Alcyon c'era stato un omo che non aviva né il so nomi né la so facci.
Un pirfetto scanosciuto.
La scheda del libro sul sito di Sellerio e sul sito Vigata.org
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