Incipit
Un inverno inquieto era piombato su Napoli. L’ultima quercia del Parco Virgiliano, a picco sulla scarpata, sembrava sospesa sul ghiaccio e la brina rifletteva il blu dei lampeggianti su tutta la collinetta.
Questo nuovo noir di Angelo Petrella è
la naturale continuazione del precedente, “Fragile è la notte”,
sempre con protagonista l'ispettore Denis Carbone del commissariato
di Pozzuoli, periferia di
Napoli.
E' riuscito a sopravvivere alla
sparatoria nel bosco della Moiariello in cui aveva eliminato il
Questore, corrotto e complice di una organizzazione criminale dedita
anche a ricatti contro personaggi importanti.
Questo romanzo comincia qualche mese
dopo, le ferite si fanno ancora sentire ma almeno la bottiglia di
Macallan è tenuta lontana: siamo alla vigilia di Natale e Denis
viene chiamato per un brutto delitto, una bambina di colore picchiata
e gettata ai piedi di una scarpata:
«Cristo santo…» fu l’unica cosa che riuscì a dire. Per terra, steso sulla barella, c’era il cadavere sporco e tumefatto di una bambina. Aveva al massimo dieci o undici anni.
Non c'è solo questo delitto ad
occupargli i pensieri (anche se la sua prima regola è non
trasformare mai i delitti in casi personali): il Questore vicario
Tagliamonte, una carriera costruita stroncando quelle di altri
“piesse” sporchi, come Denis, gli sta alle calcagna, perché
vuole incastrarlo per l'omicidio del vecchio Questore.
Per il momento, a tenerlo fuori dai
guai, c'è il suo capo, il commissario Lettieri, anche lui un
sopravvissuto, come Denis, non solo per la sparatoria al Moiariello,
in cui aveva perso la milza e quasi un occhio.
La bambina, prima di essere stata
gettata sul fondo della scarpata, aveva subito una serie di violenza
e, soprattutto, era stata drogata con delle metanfetamine.
Un maniaco, oppure uno di quei riti
tribali per tutte quelle religioni pseudo cristiane, dei tanti
africani che popolavano il litorale?
Era un pezzo d’Africa trapiantato nel cuore dell’Europa, ma era l’Africa peggiore: quella della miseria, dei riti vudù e della gente prigioniera di un male incurabile.
Il padre della figlia non sa raccontare
molto a Denis, parla di un santone che voleva sgomberare la sua
baracca per i suoi affari.
Ma non è la pista giusta: chi ha
rapito la bambina ne aveva studiato le mosse, l'aveva attirata in una
trappola: la pista che sta seguendo lo porta ad un uomo, con una
vistosa cicatrice sotto il lobo dell'orecchio, una scarificazione
fatta da un tatuatore. Pista che lo porta ad un sospettato che vive
nella provincia di Avellino. E' lui il mostro?
Ma quel delitto risveglia anche altri
brutti ricordi.
La morte della sorella, scomparsa nel
mare di Licola tanti anni prima: “Quel giorno vi tuffaste in due,
ma ritornasti da solo.”
Quel dolore, che non è mai riuscito a
placare e per cui non si è mai dato pace, lo ha portato nella
polizia, per indagare sulla scomparsa della sorella. Un'inchiesta
archiviata come incidente e che lui ha invece cercato ostinatamente
di tenere aperta.
Tanto ostinatamente da portarlo alla
rovina, come uomo, per il suo consumarsi in una indagine che non
portava risultati. Come poliziotto perché la necessità di cercare
sempre soldi per le sue indagini, l'aveva poi messo sulla cattiva
strada ..
Ma forse questa volta c'è qualcosa di
nuovo: sulla scogliera dove era salito, quel giorno a Licola e sul
muro di casa della piccola Salimah, qualcuno ha tracciato uno stesso
simbolo, un sole con cinque raggi.
«Non l’hai inciso tu sul muro di casa vostra, vero?» continuò lui. Il bambino scosse la testa.
«L’hanno fatto… loro.»
«Loro chi?»
Chi sono queste persone? La persona con
la scarificazione faceva parte di una organizzazione più grossa che
rapiva e violentava bambini?
C'è un altro piccolo indizio, che dà
una scossa all'ispettore: in una cella nascosta dentro la casa
dell'uomo con la scarificazione, c'è un disegno.
Riproduceva una spiaggia, un gommone con una bambina triste e un uomo che tentava di inseguirla a nuoto.
La scena del delitto, o della
scomparsa, di sua sorella.
Inizia così una indagine frenetica,
contro questo assassino, rimasto nell'ombra per 25 anni, o forse
responsabile degli altri casi di bambini violati di cui Denis si era
occupato.
Ma è un'indagine che, come quella del
precedente romanzo, lo porterà ad imbattersi in una ragnatela molto
più vasta. Il nemico, anche questa volta, sembra sempre conoscere in
anticipo le sue mosse.
E ora Denis deve pure vedersela con
Tagliamonte, che lo vuole sbattere in galera, come vendetta
personale.
Ma di chi può fidarsi, ora Denis?
Forse nemmeno del suo capo e amico Lettieri.
Solo il suo istinto di piesse, di
segugio, solo della sua voglia di vendetta.
Fino alla fine, quando tutti i nodi di
questa brutta storia di mostri e di bambini, avrà fine.
Una fine costellata di tante morti e
tanto sangue.
La notte non esiste è un noir
ambientato in una Napoli diversa da quella delle immagini da
cartolina: una città “che aveva assimilato prima di ogni altra
città le leggi del profitto, e aveva svenduto la propria tradizione
per una manciata di spiccioli. Napoli era una colonia da oltre
duemila anni. E avrebbe continuato a esserlo, visto il tasso di
disoccupazione più alto d'Italia”.
Un giallo dove l'adrenalina che tiene
in piedi il suo protagonista scorre fin dalle prime pagine e ti tiene
incollato alla lettura.
Con un finale forse sopra le righe, che
non si capisce se lascia in sospeso qualcosa o se è un taglio netto
con tutto.
Il grigio del cielo che sovrasta la
città è anche il grigio dello sporco dentro l'anima della città,
preda della malavita, di questa organizzazione estremamente potente e
pericolosa.
Un grigio che viene rischiarato a
sprazzi da alcune presente femminili, l'ex moglie Laura e la collega
Teresa, con aveva avuto una relazione.
La notte non esiste – ci dice
l'autore con questa storia, perché è tutta una notte continua, un
grigio continuo da cui è impossibile uscire.
La scheda del libro sul sito
dell'editore Marsilio
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