21 giugno 2019

Musica sull'abisso, di Marilù Oliva



Incipit
Se mia madre quel giorno avesse saputo che non mi avrebbe più rivisto, non mi avrebbe permesso di aprire l'uscio di casa.La conoscevo troppo bene. Mi avrebbe trattenuto e, se non l'avessi ascoltata, mi avrebbe legato stretto stretto, incatenato.

Musica sull'abisso è il secondo romanzo di Marilù Oliva, scrittrice bolognese, con protagonista l'ispettrice Micol Medici: nel precedente l'avevamo seguita nella sua indagine sulle “spose sepolte”, le donne vittime di femminicidi che non avevano avuto giustizia dalla legge. Giustizia che ora arrivava per mano di un serial killer che faceva fuori i mariti, compagni..
Da Monterocca, una cittadina amministrata da donne e dove vie e piazze sono dedicate a donne famose, Micol è tornata a Bologna, sezione Omicidi.
Dove l'attende una nuova indagine dove sarà costretta a riesumare vecchi fascicoli, di persone morte nel passato, accomunate da due particolari: aver fatto parte della stessa classe alle superiori, la 5G del prestigioso liceo Cicerone.
Ed essere stati uccisi, in anni diversi, nella stessa data, il 21 febbraio.

A Bologna c'è in circolazione un serial killer che uccide ex studenti della stessa classe? E come mai nessuno se ne era accorto fino alla denuncia della sorella dell'ultima vittima, Gwendalina Nanni, il cui cadavere è stato ritrovato l'anno precedente a deperire nel fondo di un fiume.

“.. Ci sono quattordici elementi di una classe, di cui nove scomparsi o morti, uno dopo l’altro. Qui trovi la data e la causa del decesso, quando è stato possibile individuarle con precisione. La cosa impressionante è che quasi tutte le morti convergono verso il 21 Febbraio. Come vedi, sono sopravvissuti soltanto quattro ex allievi…” 
Nessuno sembra colpevole: sapete cosa significa, vero? 
Che dobbiamo comunque sospettare di tutti.”

La squadra di Micol, di cui fa parte l'odiato Jacobacci, un collega maschilista, deve fare una sua indagine senza muovere troppo le acque, per non suscitare quel clamore, nella stampa e nella scuola (frequentata dalla élite bolognese) che una notizia del genere è destinato a suscitare.
Micol incomincia a compilare, coi dati dei ragazzi uccisi, le modalità, i suoi “pittini”:
I pittini, come li avevano battezzati i suoi colleghi creando un gioco di parole coi pizzini mafiosi, erano dei pezzi di carta in cui Micol stilava una sorta di basic profiling: nome della vittima, tratti significativi, date, collegamento con altre vittime

Ne emerge un quadro strano, ben diverso dall'immagine di studenti allegri e brillanti, come comunemente si sarebbe pensato: in quella classe c'era una forte competizione tra i migliori, tra quelli più bravi in latino; una competizione che escludeva di fatto quella parte della classe che proveniva da ceti più popolari o meno brillanti. Non era solo una passione per questa lingua antica: il latino e la celebrazione di alcuni culti della cultura romana era proprio un'ossessione per alcuni degli studenti.
Come il culto dei morti che, guarda caso, veniva celebrato proprio il 21 febbraio, il giorno dei Feralia, dove i cittadini ricordavano i morti, posando spighe di grano sulle tombe dei defunti.
Micol cerca di andare oltre ai ricordi delle famiglie, dei docenti e degli studenti sopravvissuti: perquisendo la casa di una delle ragazze morte, viene fuori un quaderno, delle foto compromettenti e una canzone, con testo in latino, che parla di morte.

Mors, mortis, morti, mortem, mors, morte.

La morte, il culto della morte e la sfida alla morte: è un quadro inquietante quello che viene fuori: sembra che i ragazzi volessero sfidare la morte, trovare il modo di oltrepassare quella linea di confine da vivi, come fecero personaggi del mito, da Orfeo a Ulisse.
«C'era un legame strano, tra i latinisti. Una sorta di catena fanatica che li legava morbosamente. Il loro motto era un verso di San Girolamo..» 
«Abyssus abyssum invocat?» 
«Esatto, quello»

Come nel precedente romanzo, un contributo (forse fondamentale) per la risoluzione del caso le arriverà dai suoi sogni (“devi ascoltare di più i tuoi sogni, ragazza” le dice una sera la Circassa, la sciamana che abbiamo incontrato ne “Le spose sepolte”): d'altronde in questa storia il confine tra il soprannaturale e mondo reale sembra molto labile, a cominciare da quella canzone che, scritta anni prima, sembra preannunciare tutte le morti successive.
Micol dovrà combattere contro tutti i pregiudizi, l'essere donna in un mondo di maschi e pure raccomandati, per il suo affidarsi ai sogni, ma riuscirà ad arrivare alla soluzione dei delitti.

Se nel precedente “Le sposesepolte” si parlava di delitti contro le donne, in questo romanzo Marilù ci racconta del mondo degli adolescenti, solo all'apparenza forti e invincibili, ma che qui scopriamo deboli e vulnerabili
«.. Dovresti saperlo. Gli adolescenti sono una razza strana. Sempre insicuri, sempre a camminare sul filo del rasoio, schiaffeggiati dal complessi, carezzati dalle illusioni, traboccanti di desideri, con la paura di essere osservati e l'incubo di risultare invisibili. Con la loro energia potrebbero spaccare il mondo, invece tante volte cedono alla tentazione di soccombervi»

Come sono gli adolescenti di oggi? Di cosa si nutrono, come fanno gruppo, di cosa si appassionano?
Nel romanzo viene fuori un quadro poco lusinghiero dei futuri adulti, quantomeno dei ragazzi di questa classe di un liceo che dovrebbe formare la futura classe dirigente della città o del paese:
La condizione sociale e l'orgoglio di frequentare un liceo d'élite rendeva alcuni di loro un po' tracotanti. Non tutti, certo. Quelli ricchi, i figli di papà, quelli che in futuro sarebbero diventati la nuova, vuota, classe dirigente. I raccomandanti, i prescelti, quelli che avrebbero ereditato floride aziende o sarebbero diventati pseudointellettuali boriosi, convinti che tutto ciò che non ruotava attorno a loro fosse spazzatura.

Dovrebbero essere i loro genitori, i loro insegnanti, quelli in grado di proteggerli, anche da loro stessi.
Incontreremo ancora Micol Medici, ispettrice di polizia, una relazione a distanza con un ragazzo dolce di cui non sa se fidarsi, una madre che pretende tutto da lei e una personale concezione della vita che è quasi una preghiera laica:
Credo nella vita, nei valori, nel rispetto, nella lealtà. Credo anche un po’ nell'amore, nonostante gli eventi facciano di tutto per rendermi scettica. Credo nella bellezza alternativa, nell'inquietudine della notte, nel ritrovarsi e perdersi e poi ritrovarsi ancora, nella luce tenue che si diffonde all'annuncio del tramonto, nei cambiamenti che ci accompagnano anche se non ce ne accorgiamo, nelle parole vere che porta l’inganno dei sogni, nell'energia della solidarietà.

La scheda del libro sul sito dell'editore Harper Collins
Il blog dell'autrice
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