Incipit
Se mia madre quel giorno avesse saputo che non mi avrebbe più rivisto, non mi avrebbe permesso di aprire l'uscio di casa.La conoscevo troppo bene. Mi avrebbe trattenuto e, se non l'avessi ascoltata, mi avrebbe legato stretto stretto, incatenato.
Musica sull'abisso è il secondo
romanzo di Marilù Oliva, scrittrice bolognese, con protagonista
l'ispettrice Micol Medici: nel precedente l'avevamo seguita nella sua
indagine sulle “spose sepolte”, le donne vittime di femminicidi
che non avevano avuto giustizia dalla legge. Giustizia che ora
arrivava per mano di un serial killer che faceva fuori i mariti,
compagni..
Da Monterocca, una cittadina
amministrata da donne e dove vie e piazze sono dedicate a donne
famose, Micol è tornata a Bologna, sezione Omicidi.
Dove l'attende una nuova indagine dove
sarà costretta a riesumare vecchi fascicoli, di persone morte nel
passato, accomunate da due particolari: aver fatto parte della stessa
classe alle superiori, la 5G del prestigioso liceo Cicerone.
Ed essere stati uccisi, in anni
diversi, nella stessa data, il 21 febbraio.
A Bologna c'è in circolazione un
serial killer che uccide ex studenti della stessa classe? E come mai
nessuno se ne era accorto fino alla denuncia della sorella
dell'ultima vittima, Gwendalina Nanni, il cui cadavere è stato
ritrovato l'anno precedente a deperire nel fondo di un fiume.
“.. Ci sono quattordici elementi di una classe, di cui nove scomparsi o morti, uno dopo l’altro. Qui trovi la data e la causa del decesso, quando è stato possibile individuarle con precisione. La cosa impressionante è che quasi tutte le morti convergono verso il 21 Febbraio. Come vedi, sono sopravvissuti soltanto quattro ex allievi…”
“Nessuno sembra colpevole: sapete cosa significa, vero?
Che dobbiamo comunque sospettare di tutti.”
La squadra di Micol, di cui fa parte
l'odiato Jacobacci, un collega maschilista, deve fare una sua
indagine senza muovere troppo le acque, per non suscitare quel
clamore, nella stampa e nella scuola (frequentata dalla élite
bolognese) che una notizia del genere è destinato a suscitare.
Micol incomincia a compilare, coi dati
dei ragazzi uccisi, le modalità, i suoi “pittini”:
I pittini, come li avevano battezzati i suoi colleghi creando un gioco di parole coi pizzini mafiosi, erano dei pezzi di carta in cui Micol stilava una sorta di basic profiling: nome della vittima, tratti significativi, date, collegamento con altre vittime
Ne emerge un quadro strano, ben diverso
dall'immagine di studenti allegri e brillanti, come comunemente si
sarebbe pensato: in quella classe c'era una forte competizione tra i
migliori, tra quelli più bravi in latino; una competizione che
escludeva di fatto quella parte della classe che proveniva da ceti
più popolari o meno brillanti. Non era solo una passione per questa
lingua antica: il latino e la celebrazione di alcuni culti della
cultura romana era proprio un'ossessione per alcuni degli studenti.
Come il culto dei morti che, guarda
caso, veniva celebrato proprio il 21 febbraio, il giorno dei Feralia,
dove i cittadini ricordavano i morti, posando spighe di grano sulle
tombe dei defunti.
Micol cerca di andare oltre ai ricordi
delle famiglie, dei docenti e degli studenti sopravvissuti:
perquisendo la casa di una delle ragazze morte, viene fuori un
quaderno, delle foto compromettenti e una canzone, con testo in
latino, che parla di morte.
Mors, mortis, morti, mortem, mors,
morte.
La morte, il culto della morte e la
sfida alla morte: è un quadro inquietante quello che viene fuori:
sembra che i ragazzi volessero sfidare la morte, trovare il modo di
oltrepassare quella linea di confine da vivi, come fecero personaggi
del mito, da Orfeo a Ulisse.
«C'era un legame strano, tra i latinisti. Una sorta di catena fanatica che li legava morbosamente. Il loro motto era un verso di San Girolamo..»
«Abyssus abyssum invocat?»
«Esatto, quello»
Come nel precedente romanzo, un
contributo (forse fondamentale) per la risoluzione del caso le
arriverà dai suoi sogni (“devi ascoltare di più i tuoi sogni,
ragazza” le dice una sera la Circassa, la sciamana che abbiamo
incontrato ne “Le spose sepolte”): d'altronde in questa storia il
confine tra il soprannaturale e mondo reale sembra molto labile, a
cominciare da quella canzone che, scritta anni prima, sembra
preannunciare tutte le morti successive.
Micol dovrà combattere contro tutti i
pregiudizi, l'essere donna in un mondo di maschi e pure raccomandati,
per il suo affidarsi ai sogni, ma riuscirà ad arrivare alla
soluzione dei delitti.
Se nel precedente “Le sposesepolte” si parlava di delitti contro le donne, in questo
romanzo Marilù ci racconta del mondo degli adolescenti, solo
all'apparenza forti e invincibili, ma che qui scopriamo deboli e
vulnerabili
«.. Dovresti saperlo. Gli adolescenti sono una razza strana. Sempre insicuri, sempre a camminare sul filo del rasoio, schiaffeggiati dal complessi, carezzati dalle illusioni, traboccanti di desideri, con la paura di essere osservati e l'incubo di risultare invisibili. Con la loro energia potrebbero spaccare il mondo, invece tante volte cedono alla tentazione di soccombervi»
Come sono gli
adolescenti di oggi? Di cosa si nutrono, come fanno gruppo, di cosa
si appassionano?
Nel romanzo viene
fuori un quadro poco lusinghiero dei futuri adulti, quantomeno dei
ragazzi di questa classe di un liceo che dovrebbe formare la futura
classe dirigente della città o del paese:
La condizione sociale e l'orgoglio di frequentare un liceo d'élite rendeva alcuni di loro un po' tracotanti. Non tutti, certo. Quelli ricchi, i figli di papà, quelli che in futuro sarebbero diventati la nuova, vuota, classe dirigente. I raccomandanti, i prescelti, quelli che avrebbero ereditato floride aziende o sarebbero diventati pseudointellettuali boriosi, convinti che tutto ciò che non ruotava attorno a loro fosse spazzatura.
Dovrebbero essere i loro genitori, i
loro insegnanti, quelli in grado di proteggerli, anche da loro
stessi.
Incontreremo ancora
Micol Medici, ispettrice di polizia, una relazione a distanza con un
ragazzo dolce di cui non sa se fidarsi, una madre che pretende tutto
da lei e una personale concezione della vita che è quasi una
preghiera laica:
Credo nella vita, nei valori, nel rispetto, nella lealtà. Credo anche un po’ nell'amore, nonostante gli eventi facciano di tutto per rendermi scettica. Credo nella bellezza alternativa, nell'inquietudine della notte, nel ritrovarsi e perdersi e poi ritrovarsi ancora, nella luce tenue che si diffonde all'annuncio del tramonto, nei cambiamenti che ci accompagnano anche se non ce ne accorgiamo, nelle parole vere che porta l’inganno dei sogni, nell'energia della solidarietà.
La scheda del libro sul sito
dell'editore Harper
Collins
Il blog
dell'autrice
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