05 giugno 2019

Il famoso cambiamento (che aspettiamo)


Più scende l'onda sovranista di Salvini verso il sud, conquistando allo spirito del prima gli italiani (e i foggiani e i palermitani ..) elettori che una volta erano invitati a fare la doccia, imbarcando riciclati e voltagabbana.
Più sale la linea della Palma dal sud al nord, assieme al traffico di rifiuti che sta trasformando la Lombardia e le altre regioni verdi come la nuova terra dei fuochi.
Ieri pomeriggio l'ennesima retata, altri arresti per il nuovo business dei rifiuti, un affare da 20mila euro la settimana per i soli autisti che portano 'a monnezza nei capannoni delle ex aree industriali del nord.

Abbiamo dato la caccia ai clandestini, alla cannabis light e però ci siamo dimenticati dei rifiuti.
E dei grandi spacciatori di cui ci ha parlato Report lunedì sera nell'inchiesta in cui parlava degli ultras, della ndrangheta, dello spaccio in curva. Spacciatori-ultra di cui il ministro della sicurezza ha conoscenza.

Questo governo che doveva essere del cambiamento, ha spezzato le reni alle ong, ha sconfitto la povertà e il precariato (almeno fino al momento di andare alle urne). 
E ora si ritrova invischiato nella crisi di Alitalia, nella fusione FCA Renault, nella crisi di Mercatone Uno, Whirlpool.

Il paese ha bisogno di sicurezza, che significa sicurezza di cure, di sicurezza sul lavoro (e invece il numero di morti sul lavoro cresce), di istruzione, di salari dignitosi.
E la risposta del governo del cambiamento, dove il peso di Salvini è sempre maggiore, è nella flat tax, l'autonomia regionale, la legittima difesa, la lotta ai migranti e il tana libera tutti per le regole sugli appalti.

L'inchiesta sulla presunta corruzione dei magistrati (e sulle pressioni per le nomine di magistrati amici nelle varie procure) che è partita dal caso Palamara, dagli incontri con Lotti, dal sistema Amara, ci dive che nella magistratura è arrivato il momento di affrontare la questione morale.

All'Europa dobbiamo ora chiedere conto di come non abbiamo saputo ridurre il debito: cosa rispondiamo? Che gli italiani (il 33% dei votanti, chiaramente) hanno risposto fieramente un bel "me ne frego"?

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