Il buono, il rancido e il ginseng di
Bernardo Iovene
Siamo i peggiori importatori di caffé,
poiché importiamo per lo più robusta, pure di pessima qualità.
Bernardo Iovene ha intervistato diversi
specialisti di Specialty Coffee, cercando di capire cosa troviamo
nella tazzina del caffè: la prima inchiesta di Iovene aveva
addirittura stroncato il caffè del Gambrinus, che aveva dato un voto
di 2,5.
A questo giro ha preferito andare
assieme ad un assaggiatore napoletano, un giornalista, esperti di
torrefazione, oltre al suo assaggiatore di fiducia, Andrej Godina.
Sempre al Gambrinus, dove hanno
assaggiato una miscela creata apposta per loro, con qualità
proveniente dal sudamerica.
Una miscela segreta, dove non si
conosce se oltre al sudamerica c'è anche qualcosa da altre parti del
mondo.
Il voto di Andreij questa volta, pur
avendo dei difetti, ha un voto più alto: ma Iovene aveva fatto anche
altri assaggi non annunciati.
Gli assaggi in incognito riportano
sensazioni poco gradevoli, di rancido: un voto non sopra il 4.
Possibile che la prova fatta in favore
di telecamere sia avvenuta con più cura?
La stessa prova è stata poi ripetuta
in altri bar: pare che ai napoletani piaccia quel sapore, visto che
il degustatore ha avuto più o meno le stesse sensazioni.
Al “Vero bar del professore” il
proprietario ha difeso quel rancido, dicendo che è quello che va
bene ai napoletani, è quello che sono abituati a bere.
Al Gambrinus Iovene ha organizzato una
tavola rotonda, con ristoratori, giornalisti: macchine di caffè
sporche, sapore rancido, una torrefazione non fatta bene.
Si deve fare una rivoluzione nel mondo
del caffè, ammette il dottor Pignataro, se vogliamo veramente che
sia tutelato come bene dell'Unesco: perché un conto è un rituale,
che va bene in tutto il mondo, altro conto è la qualità di quello
che beviamo.
Un caffè diverso è possibile,
partendo dalla tostatura, in Italia abbiamo un campione della
tostatura ed è di Forlì.
Stanno nascendo in tutta Italia gli
Specialty Coffee che sanno come si fa: pulizia della macchina, lo
spurge, la tostatura a regola d'arte, l'acqua limpida.
Una tostatura spinta brucia gli aromi,
per esempio: chicchi scuri possono portare ad un sapore rancido,
mentre i chicchi chiari, meno bruciati, danno più sapori al palato.
Iovene ha intervistato il campione
Rubes Gardelli che gli ha mostrato come lavora per il suo caffè,
come si conserva e come si prepara nel bar.
I chicchi vanno tritati al momento,
prima di inserire il filtro va fatto lo spurge, l'acqua deve essere
limpida: noi consumatori dovremmo pretendere che tutte queste
attenzioni vengano fatte.
Iovene è andato anche a Milano, dentro
Starbucks: l'idea di questi bar è venuta al fondatore dopo aver
visto i bar in Italia nel 1983.
Qui si usa 100% arabica, le miscele
sono ben specificate, chi prende un caffè sa da dove arrivano i
chicchi e i baristi non solo hanno la passione per il proprio lavoro,
ma hanno anche studiato per farlo.
Che voto da il degustatore? Molti odori
di frutta, per un voto che va da 7,5 fino a 8,5.
E il caffé che si bene in via Teulada
in Rai? Voto 5, in media come nel resto dell'Italia (ma più alto del
Gambrinus).
Quello delle macchinette invece è da
bocciatura solenne, 2,5: “straccio bagnato” è una delle
definizioni date da Godina.
Oggi di moda va il caffè col Ginseng:
della radice coreana però c'è veramente poco.
Si crede di prendere qualcosa che da
energia, senza caffeina. Qualcosa di salutare.
Si tratta di un preparato in polvere
con ginseng: il vero ginseng si estrae dalla radice di una pianta che
cresce a 800 metri in Corea del sud.
Questo estratto, se consumato in modo
puro, è veramente energizzante: se ne deve consumare 1 grammo al
giorno.
Negli estratti ne troviamo solo solo
una minima quantità, 0,04 grammi: ne dovremmo prendere almeno 25
tazzine.
Negli Specialty Coffee nemmeno lo
tengono il ginseng, per dire.
Cosa troviamo allora nella tazza di
ginseng: zucchero, caffè solubile, additivi, antiagglomeranti,
aromatizzanti, polifosfati, coloranti...
Zuccheri, grassi e aromi chimici.
Mandati al diavolo di Federico Ruffo
La prima inchiesta
di Ruffo aveva evidenziato i rapporti tra la curva e pregiudicati,
cui la Juventus aveva di fatto affidato la sicurezza nello stadio.
L'inchiesta Alto
Piemonte aveva evidenziato gli affari dei boss col bagarinaggio, con
la compiacenza della squadra.
Ma questo fino al
marzo scorso, quando i tifosi perbene si sono ribellati al tifo
organizzato.
L'inchiesta era
partita dal suicidio di Bucci, ultras della Juve, poi assunto dalla
squadra, ma forse anche collaboratore coi servizi e con la Digos, cui
aveva raccontato dell'infiltrazione delle cosche in curva.
Bucci era
terrorizzato, racconta in una intercettazione il capo della security,
D'Angelo: il suo è uno strano suicidio, avvenuto dopo la
testimonianza davanti ai pm.
Bucci era in
contrasto col leader dei Drughi, Mocciola, 23 anni di condanna per
aggressione: era già stato picchiato e negli utimi giorni era
preoccupato. Per lui e per il figlio.
Sui suoi conti
hanno trovato 400mila euro: i pm stanno cercando altri soldi, che la
fidanzata era andata a cercare in Puglia, dove vivono i fratelli
dell'ultras.
La moglie di uno
dei fratelli dice che su quel ponte Ciccio non era da solo, è stato
picchiato e poi buttato giù: lo racconta in una telefonata con la
stessa fidanzata di Bucci intercettata dai pm.
Il nuovo leader
aspirante della curva Federico Ruffo lo ha trovato in Germania: si
tratta dei True Boys, che hanno preso il posto del gruppo dei Toia,
Tradizione.
Il leader dei True
Boys si chiama David Nouaimia Bonavita: di origine napoletana, nei
video che manda in rete si ispira alle serie televisive, ama le auto
costose e gli orologi costosi.
Ufficialmente
noleggia macchine in Germania: gli investigatori sono arrivati a lui
partendo dalla morte di Bucci.
Auto che forse
sono usate per nascondere traffici illeciti, dalla Germania
all'Italia.
Contro lui la
denuncia di un broker svizzero che voleva organizzare una trasferta:
solo uno sfogo per il nervoso si è giustificato Nouaimia.
Al momento, tra
Tradizione e True Boys è in corso una guerra: al momento i True Boys
non possono entrare in curva, glielo ha chiesto un dirigente della
Juventus.
Il calcio è infiltrato dalla delinquenza, ma il bagarinaggio è solo
un reato amministrativo, che è resistito a tutti i decreti
sicurezza, anche quelli di Salvini.
Che si fatto ritrarre assieme al pluripregiudicato Luca Lucci alla
festa della curva del Milan: il ministro ha minimizzato, in curva c'è
solo colore, dice.
Lucci ha ereditato
la curva da Lombardi, altro ultras: ha alle spalle un patteggiamento
per spaccio e una condanna per violenza.
Altro personaggio
di quella curva è Anghinelli, che recentemente ha subito un
attentato: 12 aprile 2019, uno scooter affianca l'auto di Enzo
Anghinelli e un uomo gli spara alla testa.
Anghinelli era
invischiato nel traffico di droga ed era pure un ultras di un gruppo
perdente, i Commandos Tigre.
Tutti i gruppi
sono stati soppiantati dalla Curva sud di Lucci: Anghinelli, uscito
dal carcere voleva il suo posto in curva, ma Lucci era un personaggio
con cui non si discuteva.
Gli investigatori
hanno ripreso le immagini del traffico di droga che Lucci gestiva,
tramite gli albanesi: ha patteggiato una pena di un anno, un anno
prima dell'incontro con Salvini.
La sua droga era
smerciata in curva: forse Salvini non lo sapeva, quando lo ha
abbracciato.
Perché la lotta
alla droga si fa anche prendendosela coi grandi spacciatori.
Anghinelli, prima
di essere sparato, aveva subito un pestaggio fuori dallo stadio:
pestaggio nato da contrasti con gli spacciatori “scavazzati” che
smerciano bustine nei bagni.
Da una parte
Anghinelli e Vottari, dall'altra Lucci e il suo gruppo.
Tutte invenzioni
giornalistiche, secondo Vottari. E anche secondo Lucci che non ha
accettato l'intervista.
Lucci oggi leader,
ha preso il posto di Giancarlo Lombardi in una guerra di cui non se
ne è parlato molto.
Una guerra fatta
per conquistare la curva, per avere prestigio, per lo spaccio: gli
ultras di Lombardi aveva ricattato il Milan e il suo presidente,
Galliani.
Lombardi (dopo le
condanne) avrebbe abdicato al giovane Lucci: queste le persone a cui
ha stretto la mano il ministro che oggi fa la guerra al cannabis
light.
Altro che bandiere
da sventolare e tamburi.
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