13 giugno 2020

Il nume della borghesia conservatrice

Nel suo libro La città degli untori, Corrado Stajano dedica un passaggio a Indro Montanelli, il giornalista de Il Corriere e fondatore de Il giornale, tornato d'attualità a seguito delle polemiche per la sua statua, simbolo da abbattere oppure un pezzo della nostra storia. 
Indro Montanelli, il giornalista principe della nazione, stella polare della città - Milano gli ha dedicato nel 2006 una statua dorata, seduto in un tempietto ai giardini pubblici con la sua lettera 22 sulle ginocchia - è il nume della borghesia conservatrice che un quarto di secolo dopo lo tradirà. Forcaiolo anarcoide, modello del fascista che in un fantasioso Domino di date apocrife cancella il suo passato, reazionario travestito da vecchio saggio, abile nell'apparire controcorrente, italiano selvaggio e acuto, giornalista di arcani istinti, è riuscito a rendere credibile la favola di essere uno che gliele canta chiare potenti dei quali al servizio. Venerato dal suo pubblico, capace di dar di sé un immagine di uomo libero, ha saputo mascherare con la sua bellissima verve e con un uso sapiente spregiudicato e delle bugie, la verità dei fatti Secondo i desideri padronali. _Conservando la sua fama di anticonformista naturale.

Sulla terza pagina del Corriere della Sera il 21 marzo 1972 scrive un elzeviro, Lettera Camilla, dedicata a Camilla cederna giornalista che sull'Espresso ha condotto negli anni di Piazza Fontana una battaglia appassionata il nome della giustizia. E' un articolo violento, nutrito di maschilismo impudico dov'è la volgarità si sposa all'insulto della più becera camerata di caserma:

C’è chi parla di un retour d’âge, ma questo lo escludo senz’altro, visti i tuoi giovanissimi quarant’anni portati in modo che sembrano trenta. C’è chi dice che, più delle bombe, ti sei innamorata dei bombaroli, e questo, conoscendo i tuoi rigorosi e severi costumi, posso accettarlo solo se alla parola “amore” si dia il suo significato cristiano di fratellanza […]. Fino a ieri testimone furtiva o relatrice discreta di trame e tresche salottiere, arbitra di mode, maestra di sfumature, fustigatrice di vizi armata di cipria e piumino, ora si direbbe che tu abbia sempre parlato il gergo dei comizi e non sappia più respirare che l’aria del Circo. Ti capisco. Deve essere inebriante, per una che lo fu della mondanità, ritrovarsi regina della dinamite e sentirsi investita del suo alto patronato. Che dopo aver tanto frequentato il mondo delle contesse, tu abbia optato per quello degli anarchici, o meglio abbia cercato di miscelarli, facendo anche del povero Pinelli un personaggio della café society, non mi stupisce: gli anarchici perlomeno odorano d’uomo anche se forse un po’ troppo. Sul tuo perbenismo di signorina di buona famiglia, il loro afrore, il loro linguaggio, le loro maniere, devono sortire effetti afrodisiaci. 
Camilla Cederna gli rispose sull'Espresso:
"Può darsi che rispetto a te abbia perso credibilità, ma l’importante è combattere una battaglia giusta e non avere la stima dei soliti benpensanti".

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