14 giugno 2020

I valori che contano (avrei preferito non scoprirli), di Diego De Silva


Santuario Malinconico

Uno dice: «Accogli». E va be', figuriamoci. Solidarietà, prima di tutto. Empatia e umanità. Non scherziamo. Apri all'estraneo che bussa alla tua porta in cerca di aiuto, non stare lì a domandarti chi è, cosa ha fatto, da chi fugge. Non badare all'età, al colore della pelle e neanche a quello delle mutande, specie se ha addosso solo quelle. Intanto, salvalo. Anzi, salvala. Esci da quel guscio piccolo borghese che ti separa dal mondo reale dove la gente vera lotta per vivere. Liberati dalla paura di perdere i tuoi meschini privilegi. Di comprometterti. Per una volta, fa' qualcosa di giusto, accidenti.

Avvocato Vincenzo Malinconico, non ancora associato allo studio Lacalamita, passato (grazie all'incontro e all'amicizia con Benny il titolare) dallo studio arredato con mobili Ikea ad uno studio con sei vani, una segretaria e diversi praticanti.
Una ex moglie Nives, una relazione durata a lungo e poi finita e, ora, una rapporto non ancora stabile (da “amanti di albergo”) con una ex cliente, Veronica Starace Tarallo, di cui aveva curato la causa di separazione (leggetevi Divorziare con stile).

Due figli, uno suo e uno della prima moglie, Alagia e Alfredo. Un gatto, Alfonso, che ha preso possesso del suo appartamento. Sapete come fanno i gatti, no?
In questo romanzo lo vediamo alle prese con una storia di ricatti politici e di rapporti familiari e di incomprensioni che non si vogliono ricucire.

E, tra un'udienza di separazione e questa storia di ricatti, dovrà affrontare una prova importante, che lo porterà a scoprire quei “valori che contano”, che forse non avrebbe voluto scoprire in quel modo, così duro. 
Ma andiamo per ordine.
A chi non è mai capitato di trovarsi di fronte alla porta, una sera, una ragazza in mutande? Si tratta della ragazza al centro del discorsetto morale che leggiamo nell'incipit.

- Devi aiutarmi, - ha detto ansimando.

E' stato allora che, voltandomi, ho capito che era nuda. Una ventina d'anni, sì e no. Magra, rossa, lentigginosa. Una Pippi Calzelunghe lievemente attempata, col taglio nazi al posto delle trecce.

La Pippi non più giovane è una escort (se volete trovate voi un'altra espressione) che sta sfuggendo dalla retata dei carabinieri nella casa di tolleranza che si trova pochi piani sopra casa Malinconico (ma non se ne era mai accorto?).
Alla porta, dopo aver dato rifugio alla ragazza (bravo Vincenzo), un carabiniere che assomiglia tanto all'attore Aldo Maccione

- Per caso ha visto una ragazza in mutande, con i capelli corti e il seno pronunciato, diciamo una terza?

La ragazza si chiama Venere ed è soprattutto la figlia del sindaco della città Mario Dasporto.
Ma tutte queste cose Vincenzo le scoprirà solo in seguito alla telefonata dalla segreteria del sindaco (con grande rosicamento dell'amico Benny): la ragazza, che si presenterà allo studio col padre, è stata fermata dalla polizia in un successivo controllo in un hotel (specializzato nell'affittare camere a professioniste) e ora teme che il suo nome esca dai giornali.
Tra padre e figlia c'è un rapporto difficile, ai limiti dell'insofferenza. Tanto ribelle lei, tanto distante lui, preoccupato per le ripercussioni politiche se quella notizia dovesse diventare pubblica

Le incomprensioni sono estenuanti perché sono fatte di punti che restano attaccati. L'unica è aspettare che cadano da sé, come quelli di certe ferite che non ti tolgono i medici.

Ma per far cadere questi punti ci vorrà del tempo, del tempo al padre per capire l'importanza nel voler proteggere la figlia, perché queste sono le cose (i valori) che contano, non le ambizioni di carriera. E del tempo alla figlia per capire il gesto del padre.

Ma a questo si arriverà alla fine di tutta il romanzo che ci regala anche una parentesi tra il comico e il drammatico legata alla causa di separazione Sgherzi – Panimolle.
Di tutta una vita assieme, alla fine rimangono le parole tecniche, forse anche incomprensibili, nel ricorso per la causa di separazione: i “titoli di coda di una vita in comune”, spiega Malinconico alla donna, che rimane colpita da questa espressione. Così tanto da mandargli all'aria la causa davanti al giudice ..

Ma c'è dell'altro.
Vincenzo dovrà affrontare un problema di salute, scoperto per caso una mattina, che lo porterà a prendere familiarità con medici e medicine, a scoprire parole nuove (linfoma, nodulo) e a scoprire un mondo di persone che soffrono. Come se fossero soldati in trincea, solo che la trincea è un reparto di un'ospedale dove si scopre tanta umanità e solidarietà:

In trincea dopo un po' il tumore diventa una faccenda politica. Il tuo dramma non riguarda solo te. E volete saperne un'altra? Ci vedo un senso nell'essere qui, proprio adesso che ho più paura. Mi piace l'idea che siamo in tanti nello stesso recinto, è che possiamo farcela.

Come finirà la storia del sindaco e della figlia? E come finirà la sfida tra Vincenzo Malinconico, uomo, e il suo male?
La vita andrà avanti anche senza di lui, gli spiega, forse cinicamente, un dottore, nel tentativo di fargli vedere la sua malattia in un modo diverso. 

Ma questa malattia, e le lunghe ed estenuanti cure, diventano l'occasione per scoprire quei “valori che contano” e che, come recita il sottotitolo “avrei preferito non scoprirli”.

.. contemplare gli intonaci è una forma di meditazione. Che gli intonaci hanno diversi tipi di avvallamenti, a ognuno dei quali corrisponde uno stato emotivo differente. Praticamente, in controluce rivelano una mappa psichica.

Il primo avvallamento è quello dell'autocommiserazione. Lì, dopo aver piagnucolato un po', vai in modalità propositiva e ti dici che devi cercare di dare un senso alla malattia, perché solo adesso (non prima) hai l'occasione di scoprire i valori che contano, e dunque di vivere ogni giorno che ti viene regalato con intensità e riconoscenza, circondato dalle persone che ami e dagli amici..

Anche questa è la vita: le gioie, le risate, gli amori, le cose che sfuggono e a cui paradossalmente siamo più legati, ma anche la malattia, il dolore, la sofferenza, la paura del poi...
E Diego De Silva è bravo a raccontarcela, questa vita, col suo sarcasmo e la sua ironia.

La scheda del libro sul sito di Einaudi
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