21 giugno 2020

Non vogliamo tornare a come eravamo prima

Ora che anche il calcio sta ripartendo, il rischio di dimenenticare quanto è successo è sempre più concreto.
Dimenticarci del piano pandemico non aggiornato (cosa stanno facendo Sileri e Speranza?).
Dimenticarci delle comunicazioni dai medici di base, che già da fine dicembre avevano segnalato queste strane polmoniti alle ASL o ASST, ignorate.
Dimenticarci delle pressioni per non creare la zona rossa nel bergamasco.
Dimenticarci della mancata chiusura dell'ospedale di Alzano il 23 febbraio.
Dimenticarci dell'affidamento senza gara della regione Lombardia alla Diasorin dei test sierologici.
Dimenticarci degli inviti a non chiudere Milano e Bergamo (ve lo ricordate cari sindaci Gori e Sala?).
Dimenticarci della delibera regionale di Gallera e Fontana per spostare i malati di Covid nelle RSA.
Dimenticarci dei tamponi non fatti (se non a pagamento, come a raccontato Report), delle persone che sono morte in casa senza supporto.
Dimenticarci della polemica sulle mascherine, che non avevamo, di cui non abbiamo fatto scorta per tempo (né a livello nazionale ma nemmeno a livello regionale), dei furbetti che hanno speculato sui bandi Consip per procurarsele (vedi vicenda Pivetti).
Dimenticarci della riforma della sanità lombarda, che è un'eccellenza forse sulle grandi strutture sanitarie, sui grandi ospedali, mentre si è rivelata carente per la sanità territoriale.
Immagine presa da Repubblica Milano

Ieri, mentre Fontana era a Roma a omaggiare quel papa Francesco che la base leghista attacca un giorno sì l'altro pure, a Milano decine di associazioni si sono ritrovate in Duomo e sotto palazzo Lombardia per chiedere il commissariamento della sanità, un cambiamento nel modello lombardo.
Sarà una lotta dura perché dietro la sanità (che si prende i tre quarti del bilancio regionale) ci sono forti interessi economici: sempre Report ci ha raccontato come il business più importante dei fratelli Rocca non sia l'acciaio, oggi, ma la sanità convenzionata.
Quella che decide che servizi offrire e quali no, quella che viene pagata a prestazione senza problemi e che durante l'emergenza non sempre ha dato il contributo come posti letti per la rianimazione.

Serviranno mesi, sulle pagine dei giornali leggeremo articoli infuocati per non toccare il modello lombardo (ma vale lo stesso nel Lazio e in altre regioni), quello che accoglie tanti malati dalle regioni del sud (come se dietro questo non ci fosse una distorsione sui livelli di servizio offerti), quello di una regione dove sono stati registrati la metà dei morti totali per Covid.
Solo sfortuna? 

Se non lo faremo adesso non lo faremo più: va riformata la sanità (a livello nazionale e regionale), la divisione delle competenze, le nomine dei vertici sanitari regionali, il ruolo dei medici di base.

E tutto questo in un discorso di riforme (di cui al momento nemmeno se ne parla) che include la scuola, la ricerca, la giustizia, il lavoro, la politica energetica.
Non vogliamo tornare a come eravamo prima.

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