29 maggio 2015

La barbarie


«Respingiamo con fermezza attacchi e offese: non si può assolutamente parlare di sentenza politica e barbarie». Lo afferma il presidente dell'Anm, Rodolfo Sabelli, replicando alle critiche sulla sentenza Mediaset arrivate dall'ex premier Berlusconi e esprimendo «solidarietà» ai magistrati di Milano.«MAGISTRATI OFFESI» - «Esprimo solidarietà ai magistrati di Milano, destinatari ancora una volta di offese di fronte alle quali hanno sempre reagito con compostezza», ha aggiunto Sabelli poco prima del Comitato direttivo dell'Anm. E rispetto alle critiche arrivate in questi giorni anche su altre sentenze come quella sul terremoto dell'Aquila, «Il problema - ha detto - non sono le critiche, che sono sempre consentite, ma devono essere critiche composte». Sabelli ha detto inoltre che di questo tema «discuteremo oggi nel Comitato direttivo».
Era il 2012 e in questo articolo si parlava della sentenza Mediaset, con la condanna in appello per Berlusconi.
Sentenza politica, barbarie politica.
Questi erano i toni dei berluscones, gli stessi che riecheggiano oggi, in risposta alla lista degli impresentabili uscita dalla commissione antimafia.
Strano, è vero, che un organo politico, dia un giudizio politico su altri politici a poche ore dalle elezioni (si poteva fare prima, se le prefetture avessero collaborato, emerge dai racconti dei membri della commissione).
Ma non si è sempre detto che è la politica che deve fare pulizia al suo interno, prima che intervenga la magistratura.

Prima che un giudice ordinario faccia decadere De Luca, candidato e probabile vincitore alle prossime elezioni in Campania.
Non è barbarie allora, come gridano i renzianis:
“Viola la Costituzione”. “Tornano i processi di piazza”. “Svilisce l’Antimafia”. Sembrano i berlusconiani dei tempi d’oro, e invece sono solo i renziani al tempo di Matteo Renzi. Mentre il presidente del Consiglio tace, i suoi compatti vanno alla guerra contro Rosy Bindi. Neanche il tempo per la presidente della commissione Antimafia di annunciare che anche il candidato governatore Pd Vincenzo De Luca è tra gli impresentabili e subito un’intera parte del Partito democratico è corsa in difesa del condannato in primo grado per abuso d’ufficio e ineleggibile per la legge Severino. L’Antimafia segnala che pende un giudizio a carico di De Luca, nel procedimento per il reato di concussione continuata commesso dal maggio 1998 e con “condotta in corso” (e altri delitti, quali abuso d’ufficio, truffa aggravata, associazione per delinquere).
“Denunciare i candidati impresentabili alle elezioni regionali”, ha commentato il capogruppo al Senato Luigi Zanda, “è cosa necessaria e giusta, ma che lo faccia l’Antimafia è opinabile e ancor più che nella lista entri chi ha procedimenti in corso e non per mafia. Ed è pura barbarie politica che ciò avvenga con questa tempistica”. Il primo a commentare è stato il renzianissimo Ernesto Carbone: “Rosy Bindi sta violando la Costituzione”, ha scritto su Twitter il deputato. “Allucinante che si pieghi la commissione antimafia a vendette interne di corrente partitica”. La replica poco dopo della Bindi in conferenza stampa: “Posso non abbassarmi alla risposta a questa domanda?”.
E' semplicemente prendere per i fondelli i cittadini.

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