“L’aumento del Pil nel primo trimestre interrompe una lunga fase ciclica sfavorevole; proseguirebbe nel trimestre in corso e in quelli successivi”.
E' un condizionale, perché non si può mai sapere, ma è un'uscita che si inserisce nella narrazione della luce in fondo al tunnel.
“Con il consolidarsi della ripresa l’occupazione potrà crescere” - dice Visco - la ripresa è vicina, a portata di mano. Ma per raggiungerla serve andare avanti con le riforme, come ci ammonisce il governo. Servono le riforme per fare le riforme e uscire dalla crisi ...
La crscita dell'occupazione, con veri posti di lavoro nuovi, ancora è da certificare.
E le riforme a contrasto di corruzione ed evasione, della scarsa concorrenza di un sistema bancario e industriale basato sulle amicizie (e non sul merito) dobbiamo ancora valutarle.
Ma bisogna essere ottimisti: allora meglio non ricordare alla platea di banchieri e potenti vari i vari scandaletti nelle banche, come MPS e BNL.
Non ricordare che grazie al decreto (approvato con la ghigliottina) per le azioni di Bankitalia costeranno al pubblico altri 340 ml, per la rivalutazione delle quote in mano alle banche.
E che la nascita della bad bank, per mettere al sicuro le banche dai crediti inesigibili, finirebbe sul groppone dello stato (e dei conti) per la garanzia che dovrebbe metterci sopra.
All'assemblea degli azionisti era presente anche il presidente Todini (ex Rai, ex FI ... che non è capitalismo di relazione): anche per lei, nessuna domanda imbarazzante sullo spionaggio delle Poste (l'inchiesta di Antonio Massari del FQ).
Giorgio Meletti sul FQ:
“Con il consolidarsi della ripresa l’occupazione potrà crescere”. Come dubitarne? Un anno fa, Visco pronunciò le sue Considerazioni finali all'indomani del trionfo renziano alle elezioni europee, nel segno dei famosi 80 euro in arrivo. Il suo commento fu glaciale: i consumi delle famiglie, disse,“potranno trarre beneficio dagli sgravi fiscali di recente approvazione, ma non diventeranno forza trainante di ripresa senza un duraturo aumento dell’occupazione”. Ieri, pur in assenza di un duraturo aumento della ripresa, il governatore si è mostrato soddisfatto: “Anche in Italia, pur in un quadro più debole di quello dell’area, si è avviata la ripresa. All’accelerazione delle esportazioni si accompagna un recupero della domanda interna. Prosegue il rialzo della spesa delle famiglie, soprattutto per beni durevoli, anche grazie alle migliori prospettive del reddito dispo-nibile”.Un anno fa i rapporti tra Palazzo Chigi e Bankitalia erano tesi. All’atto della nascita del governo Renzi il governatore tentò in tutti i modi di sponsorizzare la conferma al ministero dell'Economia di un uomo targato Bankitalia come l'ex direttore generale Fabrizio Saccomanni. Il sindaco di Firenze invece voleva un ministro politico, e andava forte il nome di Graziano Delrio. Alla fine Renzi mise la firma sul nome di Pier Carlo Padoan. Ma uno dei primi atti del nuovo esecutivo fu il tentativo di imporre anche a Bankitalia il tetto retributivo dei 240 mila euro fissato per i dirigenti pubblici. Visco, spalleggiato energicamente dal suo predecessore e governatore della Bce Mario Draghi,si appellò efficacemente all’autonomia della banca centrale. Dopo sei mesi di tira e molla si abbassò lo stipendio da 495 a450 mila euro. Il vento è cambiato.
Adesso che, crocianamente, “non possiamo non dirci renziani”, anche il governatore aderisce allo spirito del tempo: “È stato un anno di scelte impegnative i cui primi risultati, importanti ma fragili, vanno difesi con determinazione”. Scelte impegnative. Il miracolo sembra essersi compiuto: Un anno fa Visco parlò di riforme urgenti che risultavano sostanzialmente inevase dai governi precedenti di Enrico Letta e Mario Monti: “La ripresa stenta ad avviarsi, rendendo pressante l’esigenza di procedere nell’azione di riforma”.IERI LA MUSICA è cambiata radicalmente: “Per rimuovere gli ostacoli allo sviluppo del Paese è stata avviata un’azione di riforma, riconosciuta a livello internazionale da istituzioni e mercati; per non deludere le aspettative di cambiamento occorre allargarne lo spettro e accelerarne l’attuazione”.
È vero che lo stesso governatore av-verte, a proposito del Jobs Act,che “una valutazione compiuta degli effetti diquesti provvedimenti è prematura”. Ma non importa. L'azione di riforma è riconosciuta a livello internazionale, e Visco si unisce al coro. Non sia mai che qualcuno lo chiamasse “gufo”.Twitter@giorgiomelettiL'Italia riparte, e gli italiani?
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