Peppino Impastato non aveva il buon
senso di guardare dall'altra parte per non vedere la mafia. Per non
vedere i boss che comandavano in comune, decidevano a chi dare gli
appalti per le opere pubbliche, trafficavano in droga, compravano i
politici garantendo i pacchetti di voti prima delle elezioni.
Era ancora una mafia che sparava e
uccideva, che ancora non era entrata dentro il mondo dell'economia,
delle imprese.
Eppure, nonostante questo, Peppino
dalla sua radio non si era fermato nel denunciare e nel prendere in
giro i mafiosi, proprio per quel buon senso che è proprio della
brava gente, della maggioranza silenziosa.
Peppino faceva nomi e cognomi, a
cominciare da don Tano Seduto, passando per il sindaco di Cinisi per
arrivare a ricordare i mafiosi dentro la sua famiglia.
Cento passi separavano la sua casa da
quella di don Tano, a Cinisi lo sapevano tutti chi fosse.
Peppino è morto in una notte,
dilaniato da una bomba che lui stesso stava preparando, l'8 maggio
1978.
Per anni si è detto, perché le
indagini dei carabinieri a questo avevano portato, che Peppino prima
aveva sbattuto la testa contro un sasso, poi si era legato la
dinamite attorno al corpo e poi si era ammazzato.
Dopo tanti anni si venne a sapere la verità. L'omicidio voluto dallamafia, la messa in scena. E forse un giorno scopriremo che forse anche le indagini dei carabinieri presero una certa strada troppo in fretta ..
Oggi, il maggiore telegiornale della Rai, servizio pubblico, ha dedicato due parole di numero, in ricordo della sua memoria.
Troppo presi a ricordare le beghe interne al partito di maggioranza e di governo. Le elezioni in Inghilterra. Il ritrovamento del cadavere di Moro in via Caetani.
La memoria, la ricerca della verità, la giustizia.
Tutte belle parole che però, in bocca a certe persone, quelle sì, piene di buon senso, fanno una strana impressione.
Politici che voltano la testa dall'altra parte o, peggio, la cercano proprio la mafia. I suoi servizi, i suoi voti.
Perché ci sono le elezioni (regionali), perché bisogna vincere e non importa se tizio è indagato. Se caio ha in casa un fucile calibro 12. Se quell'altro ancora ha abbracciato il boss...
Tano Badalamenti è morto coi suoi segreti.
Peppino no: le sue idee hanno continuato a camminare con le gambe di altre persone che, illuse pure loro, pensavano e pensano che con cosa nostra (e la camorra e la ndrangheta) non ci sia niente da spartire.
Purtroppo, la politica ancora deve compiere i suoi passi nella lotta alla mafia, per la confisca dei beni, sul voto di scambio, sulla trasparenza degli appalti.
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