La colpa della sinistra? Essere
ideologica, avere dei fondamenti, delle basi, dei valori, che sono
diversi da quelli della nuova destra altrettanto ideologica (con la
differenza che questa destra è cool, vincente, funziona).
Questo è quello che ho pensato dopo
aver letto diversi articoli, analisi, ragionamenti.
Antonio Polito sul Corriere:“Socialdemocrazia al tramonto” titola il suo articolo, il cui
culmine è raggiunto in questa frase
“Ai partiti eredi della sinistra riformista non basta dunque cambiare pelle: devono cambiare elettorato. È ciò che ha fatto il Pd renziano. Che abbia cambiato pelle, si vede a occhio nudo. Ma sta cambiando anche elettorato: un po’ di sinistra se ne va, ma molta gente di centro e di destra può arrivare, come è già avvenuto alle europee”.
Solo perché in Inghilterra ha vinto
(nonostante i sondaggi) il conservatore Cameron nei confronti del
laburista Miliband.
E come spiegare allora i voti presi dal
partito indipendentista, con un programma molto di sinistra? E' la
facile obiezione che ieri ha fatto Gilioli
sul suo blog:
Un bell'esempio di ideologismo cieco nei confronti del reale lo trovate oggi sulla prima pagina del Corriere, e vale la pena di parlarne perché il primo quotidiano italiano contribuisce a creare quell'egemonia culturale che poi viene distribuita anche altrove, nei talk show televisivi e nel confronto politico in generale.La tesi dell'editorialista del Corriere, l'ex maoista ed ex Pci Antonio Polito, è che la sconfitta dei laburisti in Uk, la crisi di consensi di Hollande in Francia e l'altrettanto difficile situazione dell'Spd in Germania sono la prova che la "sinistra identitaria" (sic) è destinata alla sconfitta, mentre vince la sinistra alla Renzi che guarda altrove, al centro e a destra.Perfetto, interessante.Iniziamo dal Regno Unito, dove rispetto a 5 anni fa i Conservatori hanno guadagnato 600 mila voti, i Laburisti 700 mila e il partito indipendentista scozzese, più di sinistra rispetto al Labour, ne ha presi un milione in più. Quasi tutti consensi sottratti ai liberal-democratici di centro (meno 4,4 milioni) che stavano nella maggioranza con i Conservatori, e che sono in modo robusto andati anche al nazionalista antieuro Farage (più 3,4 milioni). Mi sembrano, a occhio, dati un filo più complessi di quelli che Polito usa per dimostrare la sua tesi, anche ammettendo che i Laburisti non abbiano vinto perché nei programmi si erano spostati "troppo a sinistra" rispetto a Blair (si potrebbe ipotizzare anche l'opposto, cioè che l'ombra lunga del blairismo abbia eroso definitivamente la fiducia nella possibilità che i Laburisti siano una vera forza di cambiamento, infatti sono cresciuti notevolmente i nazionalisti scozzesi di sinistra e l'Ukip: ma pazienza).
Germania, Spagna e
Inghilterra, come esempi di una nuova destra vincente è invece
l'editoriale di Cerasa
sul Foglio di lunedì (dove paragona i tre leader della destra
europea al trio delle meraviglie).
Sono riusciti a
uscire dalla crisi tagliando spesa sociale e dipendenti pubblici
(perché tagliare spesa pubblica tout court non è ideologico,
vero?).
Peccato che
l'Inghilterra per uscire dalla crisi abbia fatto deficit e non sia
sottoposta ai vincoli europei (cosa che invece dobbiamo fare noi
italiani).
Peccato che la
Spagna non rispetti il vincolo (o dogma, visto che mi sembra
altrettanto ideologico) del 3%.
Peccato che la
Germania abbia un surplus nella bilancia delle esportazioni,
superiori ai vincoli europei. E con quei soldi in più per l'export
non alzi gli stipendi interni (qualcuno prima o poi si accorgerà del
vero volto dello Hartz 4).
Ma non è finita:
lunedì su Repubblica era riportata la traduzione
di un articolo di Blair (si, il miglior frutto della politica
della Tatcher, quello che aveva mentito al popolo sulle armi di
distruzione di massa in Iraq), preso da l'Observer. Alcuni passaggi:
“Più coraggio e compassione, la sinistra riparta dal centro”, “Se vogliamo vincere ascoltiamo le imprese e soprattutto i lavoratori”, “Dobbiamo imparare dalla sconfitta, per vincere ripartiamo dal centro”.
Mi sembra il PD di Bersani quando
corteggiava il centro di Monti e di Casini e non si accorgeva di
quanto il suo elettorato fosse stanco di politiche fintamente di
sinistra e si è arrivati poi alla non vittoria del 2013.
E poi c'è Folli, che commenta l'uscita
del ministro Boschi su sindacato e scuola:
“La trappola del populismo”.
Che poi, dicesi
populismo quel tipo di potere dove chi comanda tende a rivolgersi al
popolo (le riforme per il popolo, lo chiede il popolo..), facendo
fuori i corpi intermedi. Come i sindacati, appunto.
Quando il ministro dice che la scuola non può funzionare in mano ai sindacati. Si tratta di un tema per la campagna elettorale regionale, “emblematico della fisionomia che il Pd verrà ad assumere nel prossimo futuro. Il ‘renzismo’ non può permettersi di cedere di fronte alla logica sindacale. In fondo il laburista Miliband ha perso in Gran Bretagna anche perché ha riproposto la vecchia visione sindacato-centrica” da cui si era affrancato Tony Blair.
Insomma sempre sti
Tony Blair, sto Cameron. Tra un po' ai commentatori renziani andrà
bene perfino Bush e le sue politiche per la castità nelle scuole.
Riassumendo: se la
sinistra (intesa come partito, come gruppo di interesse, come sistema
di potere) vuole vincere, deve fare la destra. Magari rimanendo
almeno un po' repubblicana.
Altrimenti, ciccia.
Siete condannati a
perdere. A rimanere quelli del 25%, come rinfaccia il rottamatore
ogni volta alla minoranza PD.
Basta coi
sindacati, basta con le tutele dei ceti deboli, con il finto
ambientalismo (che una trivella non ha mai ammazzato nessuno), basta
con l'istruzione fine a se stessa che non porta nessun profitto al
privato.
E questo,
intendiamoci bene, non è ideologico?
Mah ..
PS: basterebbe
guardare chi sta candidando nelle regioni, per capire come la lezione
sia stata imparata.
Ex fascisti, ex
missini, ex berlusconiani, cuffariani, cosentiniani, scajoliani, ex
leghisti … tutto pur di non aver nessuno di sinistra in mezzo alle
scatole.
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