Sto leggendo "Crimini italiani", una raccolta di racconti a cura di Giancarlo di Cataldo dei giallisti italiani più famosi.
Scopo della raccolta è raccontare l'Italia come viene osservata dagli scrittori di noir: scopri così come alcuni miti sul nostro paese siano in realtà dei falsi.Lo spiega bene il curatore De Cataldo nella sua introduzione.
L'Italia paese difficile da dipingere, perchè non ci sono più i pittotri di una volta o perchè è una modella che sfugge.
Falso: l'Italia è sotto i nostri occhi e non fa nulla per nascondersi, basta non fermarsi alla superficie, basta saperla guardare.
Andando oltre la maschera delle bellezze artistiche, delle grandi firme, dei geniali improvvisatori.
Bisogno andare oltre questa maschera per capire se è il pittore ad aver perso la mano, o la modella a rivelarsi piuttosto un prodotto ingannevole di un'abile cosmesi.
Altri falso mito: l'Italia non è mai stata e non sarà mai un paese unito. Siamo trippo divisi noi italiani, in conflitti, lacerazioni, incomprensioni.
Come spiega sempre De Cataldo, l'esplorazione del lato oscuro dell'Italia rivela che la forza che unisce il paese (più che Mazzini o Garibaldi) è la forza del crimine.
Un dato di fatto che emerge dalle inchieste: come l'espansione della 'ndrangheta nella catena economica del nord (nelle imprese edilizie).
Negli investimenti fatti in Emilia e Lombardia del clan dei casalesi.
Alcuni miti ricorrenti accomunano i valligiani del nord e i boss e i peones del sistema criminale meridionale, i cittadini dell'operosa provincia e gli affannati businessmen della metropoli, chi vive nei paesi sperditi dell'entroterra e chi affolla i ghetti delle grandi città.
Il mito della scorciatoia, della strada più corta per l'arricchimento personale.
Non è necessario essere iscritti all'albo dei professionisti per praticare il crimine: non c'è lavoro legale che non possa essere sostituito da un suo surrogato illegale.
Quale altro movente se non l'avidità può spingere un prestigioso luminare della chirurgia a mettersi a servizio di un sanguinario latitante.
Il mito del crimine che paga: la debacle della giustizia è sotto gli occhi di tutti. Comprensibile allora che la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni si faccia strada e che irreprensibili cittadini e qualche poliziotto stanco di veder calpestata la legalità dagli sberleffi degli intoccabili si improvvisino giustizieri.
Il mito della cocaina: la droga che ti rende scattante, efficiente come si addice ad una persona di successo.
Il giudizio degli scrittori osservatori è unanime: la modella Italia è un emblema della bellezza corrotta.
Un male oscuro l'ha contagiata. Irreparabilmente?
Qualcuno ne è convinto e di fronte allo spetaccolo della devastazione fugge inorridito.
Altri chiamano questo il "crisi della democrazia" o crisi della giustizia.
Infine c'è chi coltiva la speranza: qualcuno sfuggitto all'occhiuta lente dei sorveglianti: il carabiniere onesto, il giudice idealista, spaesato e cocciuto Don Chisciotte alle prese con potenti e ricchissimi mulini a vento.
Italia paese del crimine dunque, il paese del noir.
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La scheda sul sito della Einaudi.
Technorati: Giancarlo De Cataldo, Crimini
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