10 giugno 2008

Il porto delle nebbie di Georges Simenon

Un comandante di porto che ha perso la memoria. Ha una ferita alla testa: non ha documenti, ma viene identificato dalla sua domestica come il capitano Joris del porto di Ouistreham.

Inizia così questo romanzo di Simenon, che usa il meccanismo del giallo come pretesto: pretesto per descrivere i personaggi del racconto, la sua ambientazione sul mare.
Personaggi strani, torbidi, ambigui, sfuggenti: come il sindaco di Ouistreham, che cerca in tutti i modi di ostacolare le indagini del commissario Maigret. Un notabile i provincia, un esponente della borghesia dagli affari fiorenti e dalla solida reputazione.
Cosa sta nascondendo?

Gli altri marinai del porto, che qualcosa sanno, ma si guardano bene dall'aprirsi con la polizia.
E intanto, il mistero diventa sempre più fitto: il capitano muore, il sindaco viene picchiato a sangue da un marinaio (Grand Louis), fratello della governante (ma non lo denuncia); uno strano signore norvegese si aggira per il paese, e riesce a afuggire alla cattura del commissario.
Un mistero fitto come la nebbia che avvolhe la città e che rende sfumati e poco chiari i cotorni delle persone e delle cose. Tanto fitta che arrivi ad accorgerti delle cose quando ce le hai così vicine da finirci addosso.

"E la vita continua nella nebbia, dove capita all'improvviso di urtare un uomo che non si è visto arrivare. Eppure l'atmosfera non si può definire sinistra, è un'altra cosa, una vaga inquietudine, un'angoscia, un'oppressione, la sensazione di un mondo sconosciuto al quale si è estranei, e che continua a vivere di vita proprio intorno a noi".

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