«Nessun dubbio - scrissero divertiti i procuratori torinesi Maddalena e Tinti nella richiesta di archiviazione - sulla buona fede dell'on. Bocchino e della moglie nella ricezione di denaro oggettivamente "illecito": non perché proveniente da tangenti, ma perché frutto di una truffa in danno di anziano nobiluomo. Certo è che l'ironia della sorte o, per chi ci crede, la (sempre saggia) Divina Provvidenza ha giocato un bello scherzo all'on. Bocchino, alla commissione Telekom Serbia e agli inquirenti tutti: perché alla fine gli unici soldi dell'affaire finiti in mani "politiche" (sia chiaro, "pulite") sono stati quelli scoperti presso uno degli "investigatori". Un investigatore del gruppo che addebitava all'altra "parte politica" la percezione, a titolo di tangente, di una fetta di quel denaro (ovviamente, ritenuto "sporco"). Un finale degno della trama tragicomica del Ballo in maschera di Verdi o di quella tragica dell'Edipo Re di Sofocle. Dove, alla fine, l'inquirente scopre di essere lui l'assassino».
Nessuno io mi chiamo; nessuno è il nome che mi danno il padre e la madre e inoltre tutti gli amici
15 giugno 2008
Se li conosci: Italo Bocchino
Scrivono i procuratori Bruno Tinti e Marcello Maddalena nella richiesta di archiviazione (Telekom Serbia):
«Nessun dubbio - scrissero divertiti i procuratori torinesi Maddalena e Tinti nella richiesta di archiviazione - sulla buona fede dell'on. Bocchino e della moglie nella ricezione di denaro oggettivamente "illecito": non perché proveniente da tangenti, ma perché frutto di una truffa in danno di anziano nobiluomo. Certo è che l'ironia della sorte o, per chi ci crede, la (sempre saggia) Divina Provvidenza ha giocato un bello scherzo all'on. Bocchino, alla commissione Telekom Serbia e agli inquirenti tutti: perché alla fine gli unici soldi dell'affaire finiti in mani "politiche" (sia chiaro, "pulite") sono stati quelli scoperti presso uno degli "investigatori". Un investigatore del gruppo che addebitava all'altra "parte politica" la percezione, a titolo di tangente, di una fetta di quel denaro (ovviamente, ritenuto "sporco"). Un finale degno della trama tragicomica del Ballo in maschera di Verdi o di quella tragica dell'Edipo Re di Sofocle. Dove, alla fine, l'inquirente scopre di essere lui l'assassino».
«Nessun dubbio - scrissero divertiti i procuratori torinesi Maddalena e Tinti nella richiesta di archiviazione - sulla buona fede dell'on. Bocchino e della moglie nella ricezione di denaro oggettivamente "illecito": non perché proveniente da tangenti, ma perché frutto di una truffa in danno di anziano nobiluomo. Certo è che l'ironia della sorte o, per chi ci crede, la (sempre saggia) Divina Provvidenza ha giocato un bello scherzo all'on. Bocchino, alla commissione Telekom Serbia e agli inquirenti tutti: perché alla fine gli unici soldi dell'affaire finiti in mani "politiche" (sia chiaro, "pulite") sono stati quelli scoperti presso uno degli "investigatori". Un investigatore del gruppo che addebitava all'altra "parte politica" la percezione, a titolo di tangente, di una fetta di quel denaro (ovviamente, ritenuto "sporco"). Un finale degno della trama tragicomica del Ballo in maschera di Verdi o di quella tragica dell'Edipo Re di Sofocle. Dove, alla fine, l'inquirente scopre di essere lui l'assassino».
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