Ieri, Napolitano aveva lanciato duro monito, in cui diceva "basta ribellioni contro lo Stato".La feroce “campagna di Primavera” lanciata dai clan di Casal di Principe contro i pentiti, con l’assassinio di Michele Orsi dimostra al di là di ogni ragionevole dubbio quanto sia stato miope e strategicamente sbagliato, da parte del governo riunito a Napoli per l’emergenza rifiuti, l’avere ignorato nell’allarme e nelle conseguenti decisioni la centralità della camorra in quel perverso circuito.
In quei giorni a Napoli, come nella successiva visita del premier Berlusconi e del sottosegretario Bertolaso, non è stata detta una parola sui clan e sul ruolo che giocano nelle proteste sociali e nelle rivolte particolaristiche in atto in tante zone di Napoli e del casertano. A partire dai roghi nei campi nomadi a Ponticelli.
Suona così ancora una volta professionalmente grave il silenzio o la sottovalutazione di questo inspiegabile vuoto programmatico da parte della grande stampa nazionale e del circuito mediatico televisivo, intenti con pochissime eccezioni solo a descrivere il piano di sicurezza per fronteggiare la gravissima situazione, ma incapaci di cogliere nessi, coincidenze, presenze operative della camorra nelle piazze per mantenere intatto il grande business perpetuato negli anni con le corrotte complicità, le incompetenze, le viltà di tanti politici e amministratori.
Nessuno io mi chiamo; nessuno è il nome che mi danno il padre e la madre e inoltre tutti gli amici
03 giugno 2008
La campagna di primavera dei casalesi
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