L'invasione che le brave famiglie del quartiere San Nicola (campagna romana, fuori dal GRA) temevano era costituita da 29 persone.
Tutte clandestine? Forse.
Di certo erano persone inviate in quella struttura scolastica dal prefetto di Roma (quello a cui il vice presidente delle Marche vorrebbe far bere l'olio di ricino).
Persone schedate, con un nome e un passato alle spalle da cui sfuggire.
Ma, si sa, la paura impedisce ai bravi italiani di ragionare, specie se a soffiare sul fuoco ci sono anche interessi politici della perenne campagna elettorale fatta sull'immigrazione e sulla paura dell'invasione.
Basterebbe guardare i numeri: l'invasione sulle nostre coste non esiste, i numeri delle persone sbarcate sono in linea con quelli del 2014.
Gli arrivi, rispetto all'anno scorso, sono in leggere aumento : nei primi sei mesi del 2015 siamo poco sopra le 60mila persone, come nel 2014 più o meno, quando a fine anno sono arrivate in Italia 170mila persone di cui solo 66mila si sono fermate in Italia.
Il ministero dell'interno dice che sono 84.558 i migranti accolti in strutture temporanee e buona parte di questi sono stati accolti in Sicilia, dove non ci risulta siano avvenute rivolte contro l'invasione.
Il numero dei reati, sempre secondo il Viminale, è diminuito (-7,7%) rispetto al 2013 e in generale dal 1991 il trend è questo.
Eppure il presidente della regione Zaia può parlare di africanizzazione del Veneto, nonostante la proporzione tra "neri" e autoctoni e 1 a 4000. Eppure a Cremona la curia ha dovuto rinunciare ad aprire a 5 migranti (cinque) le porte di un convento vicino a un asilo nido “vista la tenace e strenua opposizione” di quei cristianissimi genitori.
Cosa è successo?
Ilvo Diamanti su “Repubblica” ha spiegato che quelli che ritengono gli immigrati un pericolo per la sicurezza erano il 33% a gennaio e oggi sono il 42.
Lo stesso meccanismo già visto nel 2007 ai tempi del governo Prodi, il debole governo attaccato per la sua debolezza nei confronti degli immigrati (allora erano i rumeni).
Ogni giorno riceviamo la dose quotidiana di italiani incazzati col governo, col sindaco, col prefetto perché fanno una vita impossibile, non hanno lavoro né casa. E se la prendono con l'immigrato, che gli ruba la casa, il lavoro, l'attenzione dello stato.
L'immigrato come capro espiatorio: da quando in Italia non si fa politica per le abitazioni?
Da quanto tempo si sente parlare di reddito minimo, di rivedere il welfare.
Nascondiamo i problemi reali, di crescita, di lavoro, di servizi dello stato, dietro l'immigrato.
Come se gli scandali di mafia capitale, del Cara di Mineo, non ci avessero insegnato niente.
Facile prendersela col pullman di persone di colore, sfasciare le strutture (come successo a Treviso), alzare la voce. Mica sono i re di Roma, le cricche, i ras, le mafie. Italiani come loro. Italiani brava gente.
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