Marco Cavagna |
Nella notte del 6 aprile 2009 , le
scosse del terremoto a L'Aquila causarono 309 vittime tra la
popolazione. Abbiamo visto tante volte le immagine delle rovine: la
prefettura, la casa dello studente, il centro storico puntellato e
deserto …
Maurizio Lorenzi racconta questa
tragedia attraverso il ricordo delle squadre dei Vigili del Fuoco
che, appresa la notizia, si mobilitarono fin da subito per i
soccorsi.
Bergamo uno, Bergamo due e le due
squadre Usar (Urban search & rescue) di Bergamo e Venezia.
Il silenzio.È la cosa che ti colpisce maggiormente di una città colpita a morte del terremoto.Silenzio imperante, assoluto padrone della situazione. Poca cosa è il trambusto creato dai soccorittori con il loro movimento continuo. Inerzie sonore se paragonate al rumore di una città immersa nel suo quotidiano tran tran lavorativo.[..]Se chiudete gli occhi in una città come L'Aquila, in un giorno come questo, potrete sentire un nulla talmente assordante da risultare inquietante.[..]E' la vitalità di una città.
Ebbene qui non esiste più.Quando riapri gli occhi cerchi immediatamente i rumori che conosci, quelli più familiari, e quando ti rassegni alla loro mancanza provi a ripiegare sui colori. Almeno quelli non possono essere spariti.Qui, invece, non ci sono nemmeno i colori.La polvere riesce ad ammantare ogni cosa e tutto si mostra grigio.Polvere al posto dell'ossigeno, grigio al posto dell'arcobaleno.
Alla tragedia
generale, per il terremoto e le vittime, se ne aggiunge un'altra:
Marco, il caposquadra della Usar di Bergamo ha un malore dopo essersi
calato in un cunicolo dentro una palazzina accartocciata su sé
stessa.
Nonostante le cure,
Marco Cavagna non ce la fa.
La sua squadra,
assieme alle altre dei vigili, decide di restare, per Marco e per
completare quello che erano venuti a fare. È l'unico modo per
onorare la sua memoria.
Un impegno che
viene premiato col salvataggio di una ragazza, rimasta
miracolosamente viva tra le macerie di un palazzo, dopo tutte quelle
ore. Eleonora si chiama, questa ragazza, che non dimenticherà i suoi
eroi “senza nome”.
Marco Cavagna.
Emilio Gamba.
Dionisio
Stacchetti.
Diego Bettoni.
Davide Testa.
Claudio Ippolito.
Ci abbracciamo. Tutti si abbracciano.È merito di Hippo ma è merito di tutti. Siamo una squadra, consci e convinti di esserlo.Siamo un gruppo, che festeggia compatto, anche insieme a quegli sconosciuti che da quel momento in poi non lo saranno più. Allora volti e mani si sfiorano, si aiutano, si sostengono. Ci stringiamo, vicini, con chi capita, per condividere un momento che rende le conseguenze del terremoto un pizzico meno amare.È solo un microcosmo mentale. Lo so, lo sappiamo.Tanto da domani si riparte, attendi e determinati.Siamo vigili del fuoco.[..]Non serve parlare. Il pensiero sale lassù, insieme alla gioia per il ritrovamento di Eleonora.Chiudo gli occhi: Marco è di nuovo qui con noi. A capo della squadra, come sempre, come solo lui poteva fare.
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