E invece ...
Il Fondo monetario da una parte siede al tavolo dove chiede alla Grecia di fare in tre giorni le riforme che dovrebbe fare (se le farà) in una legislatura.
Dall'altra fa uscire un report in cui mette nero su bianco come l'attuale debito del paese sia insostenibile.
Come a dire, o lo tagliamo, oppure anche con queste cure non riuscirà a diminuire (e forse a restituire i prestiti).
Per il Fmi non è sufficiente, dunque, un periodo di grazia sui pagamenti di 30 anni per i debiti europei e nemmeno gli 86 miliardi di euro promessi ad Atene in cambio di misure di austerità severe, svendita del patrimonio, libertà di licenziamento e altre “riforme strutturali”. La proposta: serve un “ulteriore lungo riscadenzamento” del debito, “trasferimenti fi-scali annuali espliciti”o“pro -fondi e anticipatihaircut”.Tradotto: un rinvio davverolungo di ogni pagamento, soldia fondo perduto e/o uno scon-to sullo stock accumulato fi-nora. Finito? Macché. Il Fon-do stima adesso che il rapporto debito/Pil greco sarà attorno al 200% nei prossimi due anni per arrivare nel 2022 al 170% rispetto al 142% previsto solo due settimane fa. Non so-lo: quel che la Grecia paga perfinanziarsi, spiega il Fmi, su-pererà la soglia-rischio del15% del Pil. [Marco Palombi Il fatto quotidiano 15-07-2015]Strano, si era detto che il problema per la Grecia non fosse il debito.
Che pure è basso rispetto a quello italiano che invece cresce (e non cresce il PIL). Come era basso quello spagnolo, eppure il paese ha rischiato il default.
Come si spiega questo doppio comportamento del FMI, se non tirando in ballo l'aspetto ideologico tenuto nei confronti della Grecia.
Non importa se quello che vi stiamo chiedendo è irragionevole. Importa che si rispetti il dogma.
Lo stesso vale per il dogma delle privatizzazioni: quando uno è costretto a vendere e il prezzo lo fa il compratore, chi ci guadagna?
Sarebbe strozzinaggio, ma nei tavoli europei si chiama successo delle trattative. Abbiamo salvato l'Europa.
Dal 2011 la Grecia ha incassato 3 miliardi dalle privatizzazioni con l'obiettivo di incassarne 22,3 entro il 2020.
Ora si vuole ripetere la stessa brillante operazione col fondo da 50 miliardi che (gentile concessione) almeno rimane in Grecia?
Sarebbe una svendita, proprio ai fondi tedeschi che hanno già messo le mani sulla telefonia, aeroporti:
Il motivo è semplice: se sei costretto a vendere, il prezzo lo fa il compratore (e ora lo farà, di fatto, la Troika, che avrà tutto l’interesse a sottostimarli). A novembre scorso, l’aeroporto internazionale di Atene (Hellinikon) è stato ceduto ai greci di Lamda Develop-ment per 915 milioni di euro, ma secondo una valutazione tecnica presentata in Parlamento da Syriza valeva più di 3 miliardi. A volte è stato perfino il gover-no a sottostimare il prezzo, come per la concessione quarantennale dei 14 aeroporti regionali che verrà ceduta entro ottobre ai tedeschi di Fraport (controllata dalgover-no regionale dell’Hessen al 31%) per 1,3 miliardi (“una cifra molto superiore a quella stimata dalle autorità greche, secondo il sito Macropolis ). Un’operazione “profondamente sbagliata” secondo Stathakis. Ed è pure l’unica portata a casa.IN BALLO restano il 67% del porto del Pireo (in pole ci sono i cinesi di Cosco, che hanno già incassato la concessione di due moli per 35 an-ni) e il 100% di quello di Salonicco. Totale: 347 milioni. Ci sono poi le partecipazioni nei colossi statali detenute anche tramite il fondo statale Hradf, già in parte cedute(il 60% della compagnia telefonica a Deutsche Telecom): stando al bilancio statale, se anche Atene vendesse tutto, incasserebbe 2,5 miliardi. Lo stesso Fondo per le privatizzazioni è valutato 2,4 mi-liardi. Atene dovrà attingere a tutto quel che resta per avvicinarsi alle richieste. E non basterà. [Di Foggia Il fatto quotidiano 15-07-2015]E questi sarebbero gli economisti?
Dov'è la base scientifica per brindare a questa ricetta?
Forse gli stregoni che predicevano il futuro dai fondi del caffè sarebbero più affidabili.
Per dire, alla Grecia stiamo chiedendo di introdurre le norme per i licenziamenti collettivi, per rendere ancora più flessibile il lavoro. Il jobs act, che va in questa direzione, ha funzionato in Italia?
I nuovi contratti arrivano grazie agli sgravi e alla maggiore facilità con cui rinnovare i contratti a tempo determinato.
Vedete voi.
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