Marco Travaglio: strage di Stato senza
Stato
In attesa di sapere se davvero il dottor Tutino ha detto che l’assessore Lucia Borsellino “va fatta fuori come suo padre”e il governatore Crocetta non ha fatto una piega, buttiamo lì una domanda forse lievemente più
cruciale: interessa a qualcuno sapere
chi ha fatto fuori Paolo Borsellino, e perché? Leviamoci dalla testa
che i processi sin qui celebrati l’abbiano accertato.
Sappiamo,grazie a pentiti come Spatuzza,che la logistica
dell’attentato fu curata dai boss di Brancaccio, Giuseppe e Filippo
Graviano, e che l’esecutore materiale fu il loro killer di fiducia,
Gaspare Spatuzza appunto. Sappiamo pure che per 15 anni, prima del
suo pentimento, la polizia di Palermo al comando di Arnaldo La
Barbera (ora defunto) aveva assicurato alla giustizia dei falsi
colpevoli costruiti in laboratorio (Scarantino, Candura e Andriotta)
per depistare le indagini su quelli veri mescolando fatti autentici
(il ruolo, sia pur non centrale, dei Graviano e il coinvolgimento
della famiglia Scotto) ad autentiche bufale (poi smontate contante
scuse nel processo di revisione). Purtroppo non sappiamo chi ordinò
quel depistaggio di Stato, che non poteva essere un’iniziativa
personale di alcuni poliziotti. Sappiamo però che, se lo Stato si
attiva per deviare il corso delle indagini sul delitto mafioso più
eclatante della storia insieme a quello di 55 giorni prima a Capaci,
è perché si tratta di una strage di Stato. Non lo dicono i soliti
dietrologi visionari, ma svariate risultanze processuali, purtroppo
ancora tutte da approfondire a 23 anni dall’eccidio.1)Il 4 marzo
1992 il neofascista Elio Ciolini, già coinvolto nelle indagini sulla
strage di Bologna, legato ai servizi e detenuto a Bologna, scrisse
una lettera a un giudice dal titolo“Nuova strategia della tensione
in Italia –Periodo marzo luglio 1992”. E lì anticipò che tra
marzo e luglio sarebbero avvenuti “fatti intesi a destabilizzare
l’ordine pubblico come esplosioni dinamitarde, sequestro ed
eventuale omicidio di esponente politico Dc ed eventuale omicidio del
futuro presidente della Repubblica”. (il favorito era Andreotti).
Otto giorno dopo, fu assassinato l’andreottiano Salvo Lima. Il
18marzo Ciolini rivelò che il piano eversivo era opera di massoni,
politici e mafiosi: “I n t i m idire quei soggetti e Istituzioni
Stato (forze di polizia ecc.) affinché non abbiano la volontà di
farlo e distogliere l’impegno del l’opinione pubblica dalla lotta
alla mafia, con un pericolo diverso e maggiore di quello della mafia”
Una profezia dettagliatissima su tempi
e bersagli della stagione stragista, prima in Sicilia e poi nel
Centro Nord. Come faceva un detenuto a conoscere tutti quei
particolari?2)Il 19 marzo 1992 l’agenzia di stampa romana R e pu b
bl i ca ,legata agli andreottiani e ai servizi, rivelò che il
delitto Lima era solo l’inizio di una strategia della tensione con
obiettivi e ispiratori politici: altra prova di un piano a più teste
e a più mani. Il 21 e 22 maggio la stessa agenzia preannunciò “un
bel botto esterno” per influenzare l’elezione del nuovo capo
dello Stato. Infatti il 23 fu ucciso Falcone a Capaci e la
candidatura di Andreotti (nel mirino di Cosa Nostra per aver tradito
gli impegni sull’annullamento in Cassazione del maxiprocesso) sfumò
a vantaggio di Scalfaro. Chi aveva suggerito a Riina & C. le
modalità e la tempistica di Capaci? Echi gli mise fretta per elimina
resubito dopo Borsellino, costringendo il Parlamento a convertire in
legge il durissimo decreto Scotti Martelli sul 41bis, che dopo Capaci
i partiti avevano insabbiato?
3)Spatuzza ha messo a verbale che c’era
anche un soggetto esterno a Cosa Nostra, silenzioso osservatore, nel
garage in cui lui e altri uomini dei Graviano imbottivano di
esplosivo l’auto rubata per la strage di via D’Amelio. Chi era
costui?
4)Appena il mafioso Santino Di Matteo
decise di collaborare con la giustizia, Cosa Nostra gli sequestrò il
figlioletto Giuseppe per costringerlo al silenzio (e poi strangolare
il bimbo e scioglierlo nell’acido). Il 14 dicembre 1993, quando
ancora sperava che il piccolo le fosse restituito vivo, la moglie del
pentito fu intercettata mentre scongiurava il marito di non parlare
degli “infiltrati”dello Stato nella strage di via D’Amelio. Chi
erano?
5)Tra il 27 e il 28 luglio, mentre al
ministero della Giustizia “depurato” degli ultimi fautori della
linea dura Claudio Martelli e Niccolò Amato si preparava
l’alleggerimento del 41bis, Cosa Nostra –che già a fine maggio
aveva abbattuto la torre dei Pulci a Firenze tornò a colpire nel
continente: polverizzò in simultanea il Padiglione di Arte
Contemporanea di Milano e le basiliche di San Giovanni in Laterano e
San Giorgio al Velabro a Roma. Chi suggerì quegli obiettivi,
senz’altro sconosciuti agli incolti mafiosi, senza contare che le
due chiese vaticane richiamavano i nomi dei presidenti delle Camere,
Giovanni Spadolini e Giorgio Napolitano (che ha recentemente rivelato
ai pm di Palermo di aver saputo fin da allora di un attentato mafioso
contro di lui)? E perché l’allora premier Carlo Azeglio Ciampi,
dopo il blackout che quella notte isolò i centralini di Palazzo
Chigi, disse di aver pensato a un colpo di Stato?Anche senza entrare
nella trattativa Stato mafia, ce n’è abbastanza per parlare di
stragi di Stato. Che però sembrano interessare soltanto un pugno di
vedove, di orfani e di pm, debitamente isolati anche da chi, ogni 23
maggio e 19 luglio, scende a Palermo per lacrimare a favore di
telecamera. La trattativa dello Stato con la mafia è certa. Le
stragi di Stato sono certissime. Lo Stato invece è ancora presunto
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