Due inchieste, per la puntata di Report: una nuova visione d'insieme per l'accoglienza dei profughi e la banca della Coop: la Coop che
compie il reato d'esercizio illegale bancario e poi, quando due coop
falliscono in Veneto, i soci hanno perso tutti i soldi. E nessuno se
ne è accorto.
Ma prima delle Coop, l'immigrazione: un tema che ora l'occidente
deve affrontare. A parte i meeting dove tutti dicono che non bisogna
fare chiusure, ognuno scarica i problemi sugli altri e noi italiani
siamo gli ultimi della catena.
Report si è immaginato un progetto
realizzabile, che dà benefici per gli immigrati, da loro dignità di
accoglienza ed è anche vantaggioso per noi italiani.
La situazione dei profughi: i profughi
arrivano dall'Afghanistan, dall'Iraq, dalla Siria, dal Pakistan,
passando dalla rotta balcanica o dal mare.
Fino a ieri la maggior parte arrivava
dal fronte balcanico, finché i paesi non hanno innalzato
muri: in Ungheria, in Slovenia, tra la Slovenia e la Croazia, in
Macedonia.
La Grecia è rimasta col cerino in
mano: ad Idomeni sono rimaste 10mila persone, in un campo
improvvisato tra Idomeni e Salonicco, in totale ci sono 54mila
persone accampate.
Dovevano essere accolte in Europa, per
il momento solo 900 persone sono andate in Europa.
I profughi arrivano dalla Turchia, che
ora dopo l'accordo con l'Europa si farà carico di tenere i rifugiati
in ingresso: il confine con la Turchia è blindato e non è possibile
filmarlo, perché nemmeno la Turchia è in grado di gestire il
flusso.
Noi abbiamo fatto abbastanza – dice
la Turchia: ora vuole 6 miliardi per gestirsi i profughi e la
riapertura del negoziato per entrare in Europa, niente visti per i
cittadini turchi.
E per la libertà di stampa?
Non c'è spazio per le libertà nella
Turchia di Erdogan: anche i cittadini che si fanno saltare in aria
nelle manifestazioni pro curdi o pro turchi...
In Grecia arrivano anche afgani
che non hanno alcun beneficio in Turchia e dunque non possono essere
rimandati indietro: che ne facciamo di loro?
Ora anche l'Albania teme un' invasione
di profughi dalla Grecia e sta cercando di mettere in piedi un piano
per uno scambio di informazione con l'Italia.
Ma al confine tra Albania e Grecia non
ne sanno nulla …
Ora i Siriani rimarranno in Turchia, ma
daremo 6 miliardi ad un paese che non rispetta la libertà di stampa
e i cittadini turchi potranno entrare in Europa. Mentre la Grecia
non ha i mezzi per gestire tutti i profughi e i siriani continuano a
fuggire ed è probabile che prenderanno il mare, ma noi non abbiamo
la possibilità di alzare muri in mare.
Almeno 150mila persone sono pronte per
partire dall'Italia, dice un comandante: anche se arrestiamo qualche
scafista, non è sufficiente.
Possiamo attenderci un milione di
persone che arriveranno via mare: che fare?
Li identifichiamo in mare, sulle navi?
È complicato.
I conflitti in Africa e le violenze,
come in Nigeria, Sud Sudan, Somalia, Repubblica Centroafricana,
Libia, Yemen, Congo, Eritrea sono la causa dello spostamento delle
masse verso l'Europa: fino a ieri molti di questi andavano in nord
Europa. Ora è più complicato.
Anche il confine tra Russia e
Norvegia è stato sbarrato: la Norvegia vorrebbe rimandare
indietro i siriani che la Russia non vuole.
La prima accoglienza in Norvegia è a
carico dello Stato, con corsi di igiene e di lingua obbligatori.
Altra rotta è quella che passa
dall'Austria e li porta in Germania, Danimarca e poi in Svezia che
è il paradiso per i migranti: il governo svedese paga i corsi per la
lingua e per imparare un mestiere, ogni mese devi dimostrare di aver
seguito i corsi, altrimenti niente sussidio.
Anche tra Danimarca e Svezia è
stato messo un filtro per i passeggeri del treno, per bloccare i
migranti che vogliono usare questa via: chi non ha documenti validi
viene mandato indietro, in Danimarca.
Filtrare i profughi è l'unico modo per
tenere in piedi il sistema di welfare, per non creare problemi
sociali nei comuni.
Parte dei profughi in Danimarca
stanno ora in una ex caserma: il partito di destra anti immigrati
soffia sul fuoco, spingendo per altri controlli alle frontiere.
E cosa succederà all'Italia –
chiedeva la giornalista al leader della destra?
Sono problemi vostri, Schengen è
morta.
Anche in Germania l'integrazione
dei profughi è complessa e a carico dello Stato, ma la situazione
sta esplodendo, a Berlino i profughi sono stati stipati nei
container.
Solo a Berlino hanno speso 400 ml di
euro per l'accoglienza.
A Monaco, le lezioni ai profughi le fa
anche il ministro bavarese della giustizia che ammette di aver
sbagliato ad accogliere tutti.
Si arriverà anche qui a chiudere la
frontiera con l'Austria.
In Europa sono consapevoli che, con
la chiusura della rotta Balcanica e con la chiusura delle frontiere
verso l'Austria, il problema verrà scaricato su noi italiani.
Per ora l'Austria, al Brennero, ha
messo i pali per la recinzione, per controllare il flusso degli
immigrati dall'Italia.
In Italia arrivano anche i migranti
economici che sono stati rifiutati dai paesi del nord Europa.
E ora? Che cosa si fa?
In Italia la gestione è affidata alle
prefetture che demanda alle cooperative, alcune di queste con qualche
problema etico, avendoci lucrato sopra.
Il piano di accoglienza costa oltre 1
miliardo di euro, i profughi sono sistemati anche in ex alberghi,
come a Trapani.
In strutture di imprenditori rinviato a
giudizio.
In cooperative che assumono persone per
clientelismo.
Lo scandalo più noto è l'appalto
per il Cara di Mineo: dall'inchiesta Mafia capitale non è
cambiato nulla nella cooperativa che gestisce 2000 persone.
Persone che durante il giorno non fa
nulla o quasi: 4 ore di italiano a settimana, in un container.
Ovviamente corsi non obbligatori.
A Messina c'è una tendopoli,
dove quando piove entra l'acqua: la gestione era nelle mani di una
coop finita nell'inchiesta di mafia capitale.
Nonostante ci siano delle caserme in
disuso, i profughi sono ammassati in spazi stretti, senza poter
svolgere alcuna attività.
Per sistemare le caserme di Messina
servirebbero 3-400mila euro, racconta l'assessore: perché non le si
usa per accogliere i migranti?
Immaginiamo di cambiare gestione:
risistemiamo gli edifici, creiamo aule per insegnare la lingua, fare
laboratori. Nelle centinaia di caserme sparse nel paese.
A Bologna, a Sulmona, a Brescia
(Serini), nel Friuli siamo pieni di caserme come Tarvisio: la maggior
parte dei profughi dall'estero arrivano proprio a Tarvisio e la
struttura dell'esercito è ancora in buono stato.
Ora i profughi dormono nella stazione
di Udine, per terra: risistemando le caserme si valorizza il nostro
patrimonio, si creano posti di lavoro per i corsi, si crea reddito e
si gestisce la condizione dei profughi in condizioni umane.
Il prefetto obietta che i profughi
dovrebbero fermarsi solo 15 giorni, dunque sarebbe sbagliato
investire nelle strutture di accoglienza. Ma in realtà nessun
profugo rimane solo 15 giorni, molti rimangono mesi e altri nel
frattempo ne arrivano.
Serve una gestione integrata e
unitaria per accogliere i profughi, perché ora nemmeno le parrocchie
riescono a gestire i flussi: il sottosegretario Manzione,
intervistato, ammette che se dovessero arrivare i 300mila profughi
stimati si dovrà lavorare ancora in emergenza.
E se si dovesse fare noi l'accoglienza
con una gestione pubblica?
Già oggi spendiamo soldi nostri,
abbiamo gli spazi (ex ospedali, ex caserme, beni confiscati alla
mafia) per creare piccole stanze, aule per i corsi con regole severe
(se non segui i corsi, non vieni accolto).
Dopo al massimo di sei mesi i profughi
hanno in mano uno status per capire se possono rimanere o meno: il
costo per tutto è stimato in 2 miliardi di euro, per avere poi un
patrimonio riqualificato.
Ci sono i costi per il personale, con
un costo annuo di 750ml, 15 ml per i medici, per il vitto, gas .. un
altro miliardo.
IL totale annuo è 2165ml di euro: il
vantaggio di questa soluzione è che crea lavoro, da una maggiore
percezione in sicurezza.
Dobbiamo usare solo soldi nostri
oppure possiamo prendere soldi dall'Europa? Il commissario
europeo garantisce che i soldi ci sono e che sono pronti ad
accogliere le idee dei paesi: se l'Italia si occupasse della prima
parte dell'accoglienza, la parte di formazione, altri paesi come
Svezia e Danimarca, sarebbero anche disposti di prendersi una parte
dei profughi.
I migranti economici sono il 60% di
quelli che arrivano in Italia: non possiamo occuparci di tutti,
dovremmo rimpatriarli, ma non è facile.
Perché non tutti hanno il passaporto
in mano: oggi la soluzione è complicata e costosa.
Le persone espulse coi rimpatri forzati
costano molto allo Stato, per la scorta, per i biglietti. Per
rimpatriare il 45% degli espulsi abbiamo speso 35 ml di euro.
Chi ha in mano il foglio di via, per il
rimpatrio, non ha nemmeno i soldi per andarsene via: oggi ci sono
circa 20mila persone irregolari in giro per l'Italia, o perché non
hanno soldi o perché hanno fatto ricorso ad un giudice.
Chi viene preso, finisce in un CIE, con
in mano un foglio che dice che si deve andare via entro cinque
giorni.
Servirebbero accordi coi paesi
d'origine, per la cooperazione, ma ne esistono veramente pochi: il
cittadino straniero diventa una merce di scambio, come è avvenuto
con la Turchia.
L'Unione Europea ha messo sul piatto
1,8 miliardi per la cooperazione: i soldi ci sono, servirebbero
progetti per aiutare i paesi all'origine ..
In Italia, per capire se un profugo
ha diritto all'asilo servono quasi due anni: occorrono mesi per
la pronuncia della commissione per lo status di profughi, ma poi
possono fare ricorso al giudice civile, intasando i nostri tribunali.
Perché nel civile c'è anche l'appello.
Serve una visione comune, per
risolvere il problema, dove le cooperative e i privati fanno da
supporto, ma la struttura rimane pubblica, con fondi anche europei.
Ma dobbiamo essere consapevoli che l'obiettivo deve essere la fine
dei conflitti, non la creazione e che le Nazioni Unite devono essere
un protagonista nella gestione delle crisi nel mondo.
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