L'Austria sta costruendo una
barriera al Brennero, con controlli alla frontiera per bloccare i
profughi prima che arrivino in suolo asburgico.
E a Tarvisio gli immigrati ce li
riporta in casa, alcuni pagandoli pure.
La via Balcanica è stata bloccata da
barriere, muri ed eserciti schierati: in Slovenia, in Ungheria, in
Macedonia.
La Germania (ma anche con altre
nazioni del nord) ha voluto stringere un accordo di ferro col
dittatore Erdogan, quello che incarcera i giornalisti che
svelano i rapporti con Isis, affinché si occupi lui dei rimpatri dei
migranti.
L'Europa dei leader che l'anno scorso
sfilavano a Parigi gridando Je suis Charlie, mai tradire i nostri
valori, sta facendo proprio il contrario nei confronti delle persone
che scappano da guerre, carestie, dittatori ..
Che i migranti stiano lontani, nascosti
ai nostri occhi di buoni occidentali.
Che imponiamo alla Grecia (e
all'Italia, ma non meno arroganza) l'impegno nel rispettare i vincoli
economici ma non spende una parola quando i paesi dell'Unione si
rifiutano di accogliere le rispettive quote di profughi.
Solo muri, eserciti, hub,
respingimenti. Shengen bye bye. Ma questo solo per i paesi del
nord: Italia e Grecia, però, che hanno il mare come confine
naturale, non possono innalzare proprio niente.
E di fronte alle carrette del mare, i
nostri marinai, devono salvare quelle persone che hanno attraversato
migliaia di km lasciandosi alle spalle tutto, pagando quel viaggio
della morte una fortuna, ai trafficanti di uomini (contro cui non
esiste nessuna fatwa europea).
Questa sera Report si occupa,
nella prima inchiesta, di migranti, cercando di immaginarsi un nuovo
modello di gestione:
“Migranti. Ripensando l’intera organizzazione e gestione per come è stata fatta fino adesso, magari immaginando un progetto imprenditoriale, è possibile trasformare un dramma in un’opportunità? Un suggerimento al nostro governo e all’Europa”.
Oltre all'accordo
con la Turchia c'è poi la proposta italiana, aiutiamoli a
casa loro, magari usando i bond europei: su quest'ultimo aspetto c'è
stato il no della Germania.
Report ha provato
ad inventarsi una nuova proposta, una nuova strada per trasformare
questa tragedia in una opportunità:
Una
via d'uscita di Claudia Di Pasquale , Giuliano Marrucci , Giulio
Valesini
Siamo di fronte alla più grave crisi migratoria dal secondo dopoguerra a oggi. La risposta dell'Europa è stata la firma di un accordo con la Turchia che di fatto chiude la rotta balcanica e impedisce ai profughi di arrivare nei paesi del Nord Europa. Il trattato di Schengen traballa, molti stati europei alzano barricate, fili spinati, o introducono i controlli ai confini. Il risultato è che oggi l'unica rotta aperta è quella mediterranea dalla Libia all'Italia. Noi non possiamo chiudere il Mediterraneo con il filo spinato, e di fatto stiamo diventando, insieme alla Grecia, l’unico luogo di approdo. Per evitare l’instabilità del paese, bisognerà affrontare l’ondata migratoria cambiando radicalmente l’impostazione dell’accoglienza. Report ha provato a costruire un progetto pragmatico (completamente a gestione pubblica con supervisione europea), dove il dramma si trasforma in opportunità. Sono anche stati calcolati i costi e i benefici che ne deriverebbero. Il progetto, sottoposto al commissario europeo e ai delegati degli stati membri del Nord Europa, ha trovato apertura e disponibilità, sia ad accogliere le quote di richiedenti asilo, sia a intervenire sostenendo i costi. L’inchiesta di Report si propone come un contributo di idee al governo.
Qui l'anteprima su
Reportime:
La seconda
inchiesta riguarda la Coop: i suoi rapporti con gli agricoltori,
costretti ad abbassare i prezzi come il suo fine fosse solo il
profitto, e il suo modo di gestire i risparmi dei soci.
Modo che la fa
assomigliare ad una delle tante banche popolari oggi in crisi: solo
che la Coop non è una banca come le altre.
La
coop sei tu di Luca Chianca
Alla fine di dicembre scorso la Coop è stata condannata al pagamento di cinquantamila euro per aver imposto sconti e condizioni gravose ad un fornitore di pere romagnolo. Era accaduto che in che nel giro di pochi anni la Coop avesse chiesto sconti per circa seicentomila euro a Fortunato Peron, proprietario della Celox, costringendolo così, dopo quindici anni di collaborazione a chiudere l'azienda e mandare a casa gli operai. Eppure la Coop affonda le proprie radici nella nascita delle prime cooperative di consumo. Oggi, però, ha cambiato il suo vestito: il giro d’affari rappresentato dalle vendite del supermercato è stato superato di gran lunga dall’ammontare della raccolta del risparmio dei suoi soci, finendo sempre di più con il farla assomigliare ad una banca di medie proporzioni con 11,3 miliardi di euro di prestito sociale. Ma chi la controlla? E quali sono i rischi? In Friuli Venezia Giulia, tremila soci prestatori hanno perso circa 27 milioni di euro....
Sempre in tema di Coop e del suo sistema di potere si occupa il saggio "Coop connection" di Antonio Amorosi:
"Questo libro prova a smontare la PROPAGANDA che ha alimentato l’universo coop e racconta la realtà di un BUSINESS protetto, in cui sfruttamento, corruzione, speculazione finanziaria sono ben presenti seppure mai denunciati perché coperti dal marchio della legalità. Per fare del bene TUTTO È CONCESSO, anche godere di un regime fiscale particolare (lo garantisce la Costituzione), allearsi con le mafie locali, pilotare le gare d’appalto, pagare tre euro all’ora un lavoratore, persino arricchirsi sulle spalle degli immigrati".
L'anteprima
su Reportime:
Oggi la Coop fa la banca. Lo dicono i numeri: negli ultimi 5 anni il giro d’affari rappresentato dalle vendite del supermercato è stato superato di gran lunga dall’ammontare della raccolta del risparmio dei suoi soci, con 11,3 miliardi di euro che arrivano direttamente dal prestito sociale. Numeri paragonabili a quelli di un banca di medie dimensioni.Nei punti vendita troviamo gli sportelli come in banca e a Roma c'è addirittura il “cash dispenser”, un vero e proprio bancomat che sarebbe vietato dalla normativa perché le cooperative non possono offrire servizi di prelievo immediato ai loro soci, come avviene invece in un qualsiasi istituto di credito.Banca d'Italia lo ha ricordato anche a novembre scorso, ma tra le istituzioni che dovrebbero controllare, e soprattutto dentro Coop, pare che nessuno se ne sia accorto. Eppure si tratterebbe di esercizio abusivo dell'attività bancaria.Chi dovrebbe controllare? Pochi, perché le regole le scrive Banca d'Italia ma l’attività di controllo è affidata per legge al ministero dello Sviluppo Economico, che la esercita attraverso dei revisori incaricati dalle stesse associazioni nazionali delle cooperative. Insomma, alla fine, a controllare la Coop è la Legacoop.I rischi? Tanti. In Friuli Venezia Giulia 3mila soci prestatori hanno perso circa 27 milioni di euro e, a distanza di quasi due anni, ancora non rivedono un quattrino. Eppure il sistema Coop è un colosso che ha giocato un ruolo determinante anche nel sostenere Unipol nell'acquisizione di Fondiaria-Sai di Ligresti. Sostegno vuol dire soldi, aumento di capitali perché la holding che detiene il controllo di Unipol Gruppo Finanziario è in mano alle Coop di consumo, dove dal primo gennaio la più grande in assoluto è diventata Coop Alleanza 3.0, con un fatturato di quasi 5 miliardi di euro.
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