Anche una buona notizia: quando sei
indebitato c'è una legge che ti permette di uscire dalla spirale dei
debiti.
Poi la cassa dei poligrafici.
Ma prima, l'abuso degli antibiotici,
già previsto 70 anni fa da Fleming: antibiotici prescritti spesso in
modo superficiale dai medici, antibiotici che assumiamo nei cibi e
antibiotici usati negli allevamenti intensivi.
Con tutti i rischi che ne seguono: il
servizio di Sabrina Giannini – resistenza passiva
Il batterio killer nei cetrioli, nei
germogli di soia avevano suscitato una psicosi in Germania e Spagna:
il batterio era dell'escherichia coli, mutata geneticamente in modo
da resistere agli antibiotici.
La teoria dell'evoluzionismo applicata
ai batteri che diventano super batteri e si insediano nel nostro
organismo e in quello degli animali: la metà del consumo di questi
prodotti avviene negli allevamenti di animali e così l'Europa ha
stabilito che si dovessero fare controlli negli allevamenti, ad anni
alterni.
Abbiamo un elevata presenza di elementi
resistenti, negli intestini degli animali, polli e tacchini negli
allevamenti italiani.
Quei colibatteri contaminano le carne
che mangiamo? Lo sapremo presto, oggi uscirà il report sul
contaminazione della carne nei nostri supermercati.
Al momento conosciamo il report
fatto in Inghilterra: le carne che si mangiano lì sono
contaminate e causano centinaia di morti l'anno.
500 mila persone infettate da questi
super microbi: non basta cuocere la carne, è sufficientemente
toccare la carne per la preparazione. Dopo averla toccata
bisognerebbe lavarsi le mani: così dice una spot tedesco, ma nemmeno
lì si fa nullo per fermare la causa del problema, il proliferare
degli antibiotici.
Sabrina Giannini ha fatto analizzare
campioni di carne prese dagli scaffali dei nostri supermercati: cosa
c'è dentro?
In Danimarca alcuni allevatori
hanno perso la vita, per contaminazione dei batteri nei suini:
l'epidemia è causato da uno stafilococco, presente negli intestini
nei suini, si è poi trasferito sull'uomo e per ora gli antibiotici
per curare la malattia non sembrano efficaci.
Una giornalista inglese ha controllato
la carne danese, esportata: nel 10% dei pacchetti c'era il batterio.
Vedere allevatori di maiali entrare
nelle stalle bardati come se dovessero entrare in una centrale
nucleare fa impressione: in Europa non esiste restrizione per non
macellare maiali con questo batterio.
Ma il batterio si trova anche nei
nostri allevamenti: come a Manerbio, dove i casi di
contaminazione sull'uomo stavano passando sotto silenzio.
E l'Istituto superiore della sanità
sembra non interessarsi al caso: basterebbe fare un tampone agli
allevatori, in Danimarca tutti gli allevatori sono informati, a scopo
precauzionale.
In Italia niente.
E le 30 confezioni di carne
analizzate? Una di queste confezioni era contaminata, ha scoperto
la giornalista.
Anche in Olanda si usavano tanti
antibiotici: dopo la scoperta di un caso di colonizzazione di un
batterio dentro i maiali e l'infezione in alcuni allevatori, hanno
deciso di ridurre l'uso di queste medicine, anche negli allevamenti
intensivi.
Dentro un allevamento italiano:
siamo in Emilia Romagna e la giornalista, in un allevamento protetto
da biosicurezza trova topi, maiali costretti in luoghi angusti,
feriti, su un pavimento pieno di escrementi.
Non è il problema dei soli topi, che
pure si trovano nei pollai di campagna: è la sicurezza che manca.
L'allevamento è del gruppo Amadori: non si rispettano le
norme di sicurezza e di igiene.
30 ml di tonnellate di antibiotici sono
usati in Italia, senza che ci sia nessuna tracciatura da parte del
ministero, sull'uso di questi farmaci.
Il governo inglese ha chiesto un
rapporto sull'abuso degli antibiotici, dove si prevede una
pandemia che comporterebbe milioni di morti, crisi economiche.
Il rapporto chiede la riduzione negli
allevamenti degli antibiotici, separare l'uso per animali da quello
per gli uomini.
Anche Obama è edotto del
problema dei batteri farmaco resistenti: ha messo in piedi una task
force, per provare ad imporre una correzione di rotta anche in
America, negli allevamenti americani.
In Italia le stime parlano di 5000
morti l'anno: siamo un paese dove si consumano troppi antibiotici con
uno squilibrio tra nord e sud, dove si consuma di più (stranamente).
A Catania si studiano gli
stafilococchi, per trovare il modo di combatterlo: hanno chiesto
finanziamenti al pubblico ma spesso i soldi sono arrivati dai
privati.
In Italia non esiste un centro unico
sugli antibiotici e sui batteri resistenti: anche il ministro
Lorenzin è consapevole che serve ridurne l'uso negli allevamenti.
E per gli uomini? Negli ospedali
italiani si muore anche per questi batteri killer, è una emergenza
nazionale, sostiene la ricercatrice a Catania.
Ma il ministero non sa i numeri
dell'infezione: all'istituto superiore della sanità scaricano le
colpe sulle regioni, tutta colpa dell'organizzazione burocratica .. e
così senza alcun controllo il batterio si è diffuso su tutto lo
stivale.
E in alcune regioni si stanno
muovendo, ma in modo non organico: in Emilia, ad esempio, cercano
di limitare i contagi negli ospedali.
Specie per le persone che arrivano a
curarsi dai paesi stranieri, come la signora Boni, una vittima
dell'attentato dell'Isis a Bardo.
Fare il tampone a tutti i degenti,
scegliere la cura, usando gli antibiotici con cautela: fanno quel
monitoraggio che dovrebbe fare il ministero, ma questo richiede tanto
lavoro.
Ma così si evitano quei evitano quei
casi di setticemia, che hanno ucciso due persone a Genova: si
entra in ospedale per curarsi e se ne esce morti.
Dovremo limitare anche noi umani
l'uso degli antibiotici, come in Olanda, dove le ricette arrivano
direttamente ai farmacisti, che producono le confezioni con dentro il
giusto numero di pezzi.
In Olanda i medici non ricevano nemmeno
gli informatori scientifici, perché per cultura non si devono
informare da chi vende farmaci.
Perché in Italia non si fa un
monitoraggio sulle prescrizione di antibiotici da parte dei medici?
Lato nostro, quello che possiamo fare è
lavarci le mani quando si tocca la carne, pretendere visite accurate
e non prendere antibiotici senza prescrizione.
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