27 maggio 2016

Fare i conti

Peccato, la presenza dei due marò a fianco del presidente, alla sfilata militare del 2 giugno, sarebbe stata proprio un bello spot in vista delle amministrative prossime.
Così in bilico per cui per prendere qualche voto val la pena di strizzare l'occhio alla destra nostrana ("e i marò?").
Cose che capitano quando si imbarca in maggioranza (e nelle liste) i verdiniani e si abbandona al loro destino (e agli sfottò) due figure storiche dell'anti-camorra come Capacchione e Saviano.
Un altro spot che si aggiunge al cantico dell'ottimismo, dopo che anche Confindustria è salita sul carro del sì al referendum: in un discorso dove sono stati omessi mafia e corruzione, il presidente Boccia ha avanzato le sue richieste al governo, meno tasse e maggiore produttività (ora) per aumentare gli stipendi (poi).

Certo, la crescuta, come l'occupazione, avanza per decimali, c'è una leggera ripresa, che certo non nasce dal jobs act (togliere diritti non crea occupazione, punto e basta) ma da sgravi.
Certo, della flessibilità sui conti che ci è stata concessa ora, ci verrà chiesto conto poi, nel 2017.
Perché i conti bisognerà farli: perché il debito sale, perché la questione immigrazione è rimasta in carico a noi e i profughi continuamo a partire, ad arrivare sulle nostre coste e a morire in mezzo al mare.
Perché questa Europa dell'austerità sta spalancando le porte per andare al governo alle destre.
E dove pure le sinistre, per governare, possono solo scimiottare le politiche di destra, come in Francia, nell'assurdo scontro tra sindacato e governo per la riforma del lavoro.
Un braccio di ferro che non farà bene al paese.

Così anche in Francia, prima o poi, si dovranno fare i conti e contare i danni.

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