19 maggio 2016

Le mani della mafia nell'agricoltura

La mafia non è solo traffico di droga, estorsioni, racket, prostituzione.
La mafia in questi anni è entrata nelle banche, nella finanza, nell'imprenditoria, grazie alla crisi e alla sua disponibilità di liquidi.

Ma, come ha raccontato il servizio di Presa diretta (dove si parlava tra l'altro del caso Xylella), i boss hanno messo le mani anche sui fondi per l'agricoltura: da questo business nasce l'agguato al presidente del parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci.
Si è salvato solo grazie alla sua scorta: ora, come le lacrime del coccodrillo, arriva la solidarietà dei politici e dei partiti.

Eppure il servizio di Antonella Pusceddu aveva raccontato tutto, mesi fa: di quello che non funzionava nei controlli, di come i soldi per l'agricoltura, che arrivano dall'Europa, siano finiti a boss mafiosi:
Nel secondo servizio, Antonella Pusceddu ha raccontato come parte dei soldi europei per l'agricoltura siano finiti nelle mani della mafia.Il servizio è partito dal documentario “Fondi rubati all'agricoltura” che racconta la guerra degli agricoltori per tenersi la terra, perché è con la terra si prendono i fondi europei.La terra gli viene loro tolta con le intimidazioni e dietro ci sono le organizzazioni criminali: i proprietari delle terre si sentono minacciati, osservati da persone che girano attorno alle loro proprietà: lo scopo è cacciarli dalle loro terre perché più terra hai, più fondi prendi, anche se non lo lavori. Così, nell'interno della Sicilia trovi ettari di terreni non coltivati, recintati e lasciati a pascolo.
Il presidente del parco degli Ebrodi, Antoci, deve girare sotto scorta: la sua colpa è aver tolto i terreni ai mafiosi, tra Messina ed Enna. Terreni che, per anni, fruttavano ai boss anche 500mila euro in fondi europei.Ora tutti quelli che vogliono i terreni del parco devono avere la certificazione antimafia: si deve essere certi che le persone che vogliono quei terreni non hanno niente a che fare con la mafia.
È brutto scoprire che, per anni, l'UE ha finanziato la mafia, senza che nessuno se ne accorgesse, a Roma e a Bruxelles. E la mafia non rischiava niente, in questo business.Sarebbe bastato controllare, anche a campione, sui destinatari dei fondi: c'è stata la compiacenza a livello locale e nazionale, all'AGEA, al ministero di Roma.I truffatori prendevano fondi anche per terreni che non erano loro, come quelli dell'aeroporto di Trapani: tutte le richieste partivano dai centri di assistenza agricola, gli operatori individuavano le particelle che non avevano fatto domanda di fondi e la usavano in modo fittizio, all'insaputa dei proprietari.
I fondi sono arrivati a Salvatore Seminara, presunto boss, che ha intascato fondi per centinaia di migliaia di euro: nessun controllo è stato fatto dai centri di assistenza (CAA), che, spiegava l'impiegato, non ha gli strumenti per fare le verifiche. “Per noi è un soggetto qualsiasi” .L'AGEA avrà fatto i controlli allora?
Anche il fratello di Totò Riina ha preso dei fondi europei.AGEControl è la società pubblica che dovrebbe fare i controlli sui fondi: ma al centro rispondono che per i tagli, i controlli non si possono più fare.Ci sono al massimo due persone – dice il responsabile a Palermo.
In Sicilia arrivano 5 miliardi, dei 50 miliardi che spettano all'Italia per l'agricoltura: l'ARSEA, la società regionale di controllo che doveva partire è oggi chiusa, rimane solo il direttore, parcheggiato in un ufficio della regione.Così in Sicilia si scopre (ma è questa la parola giusta) che boss mafiosi si sono presi fondi europei, mentre agricoltori onesti ancora devono prendere i soldi per gli indennizzi per dei danni.

E' servito l'agguato della mafia per far arrivare il messaggio ai politico. Chissà se ora in Sicilia e a Roma, al ministero, faranno qualcosa.

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