Tre inchieste su tre argomenti diversi:
l'abuso degli antibiotici che porta all'indebolimento delle nostre
stesse difese, i soldi della cassa dei giornalisti e l'indebitamento
delle famiglie italiane.
Partiamo dagli antibiotici: è notizia di questi giorni la scoperta negli Stati Uniti di un batterio resistente a tutti gli antibiotici, si tratta di una specie di “escherichia coli”, scoperta nelle urine di una donna:
Il dettaglio più allarmante è che l’agente patogeno in questione - spiega il rapporto pubblicato sulla rivista della Società americana di microbiologia «Antimicrobial Agents and Chemotherapy» -è resistente persino all’antibiotico di ultima generazione «colistin». La colistina infatti è considerata l’ultima spiaggia degli antibiotici e se un batterio riesce a sopravvivere anche a questa è impossibile fermarlo. Potrebbe essere, scrivono i media americani, «la fine della strada» per gli antibiotici.
La fine della lunga guerra tra
antibiotici e batteri che, alla lunga sembra essere vinta dai
batteri, diventati più resistenti e forti.
Spiega nell'anteprima della puntata
Milena Gabanelli: “troppi antibiotici, presi perché prescritti
anche quando non serve, presi di nostra iniziativa, assunti anche con
il cibo a nostra insaputa. …
Alla fine non combattono più nulla.
Il problema è veramente mondiale”.
Da dove arrivano questi batteri
super-resistenti? Dagli allevamenti intensivi (circa il 70%), dove i
controlli e i trattamenti sanitari non sempre riescono a bloccarli
prima che arrivino sulle nostre tavole.
Siamo ad un passo della pandemia –
dice il rapporto
commissionato dal governo Cameron:
“I find it incredible that doctors must still prescribe antibiotics based only on their immediate assessment of a patient’s symptoms, just like they used to when antibiotics first entered common use in the 1950s”.
Forse è il rapporto che è troppo
allarmistico, ma cosa sta facendo la politica, in Italia e in Europa?
Forse, più che dell'invasione degli
immigrati, dovremmo iniziare a riconsiderare l'industria della carne,
che a quanto pare, ha ancora una grossa influenza su chi dovrebbe
scrivere le leggi.
La resistenza agli antibiotici è un
problema più grave di Zika, che infatti non è arrivato nel nostro
paese. Mentre ora persone muoiono negli ospedali, in Europa, per
infezioni che non si riescono più a curare con gli antibiotici.
L'anteprima su Reportime:
Dopo 4 mesi di indagini in Italia e in Europa questa sera a Report è in onda il servizio sull'antibiotico resistenza, due giorni dopo la pubblicazione della notizia del super-batterio di Escherichia Coli resistente a qualsiasi farmaco antibiotico, trovato nelle urine di una donna in Pennsylvania. Ma ogni giorno i batteri resistenti stanno uccidendo fuori e, soprattutto, dentro gli ospedali. E in particolar modo in Italia. Come mai altri paesi non hanno il flagello chiamato Klebsiella? Come mai in Italia non vengono ancora usate ovunque le pratiche igieniche essenziali per ridurre i contagi? Quanto è pericoloso il contagio attraverso il cibo?Possono i batteri degli animali se resistenti trasferirsi a noi? La risposta è sì, possono. Il 70% degli antibiotici prodotti nel mondo finisce negli allevamenti intensivi. In quelli avicoli, per esempio, analisi commissionate dall’Unione Europea hanno trovato elevate percentuali di batteri resistenti. Batteri che ritroviamo nel piatto perché le linee di macellazione non proteggono integralmente dalla contaminazione. I controlli, comunque, sono sempre molto meno del necessario.
La scheda del servizio: Resistenza passiva di Sabrina Giannini
Da Obama a Lorenzin, la politica mondiale non fa che evocare lo spettro dell'apocalisse antibiotica e il sopravvento di alcuni batteri che annienteranno la popolazione. Ma la politica, al di là degli annunci, cosa sta facendo, realmente, per sradicare il problema alla radice? Poco o niente. Per esempio non si mette in discussione una delle cause principali: gli allevamenti intensivi dentro cui finisce il 70% degli antibiotici prodotti nel mondo. Se negli ultimi novant’anni gli antibiotici hanno consentito il progresso della medicina e hanno sconfitto i batteri patogeni, adesso sono sempre meno efficaci contro quelli che colonizzano l’uomo, l’ambiente e gli animali che mangiamo. L’Unione Europea ha analizzato gli intestini degli avicoli al macello provenienti dagli allevamenti intensivi e ha trovato percentuali di batteri resistenti preoccupanti. Batteri cheritroviamo nel piatto perché le linee di macellazione non proteggono integralmente dalla contaminazione. Comunque, la Commissione Europea si è accorta del problema tardi e si limita a fare pochi controlli; Report ha fatto analizzare trenta confezioni di carni suine comprate in tre grandi distribuzioni per cercare la presenza di un clone di stafilococco aureus, uno dei più pericolosi perché resistente agli antibiotici. Diremo l'esito nel corso della trasmissione. Secondo un rapporto commissionato dal governo Cameron all'economista Lord O'Neil, siamo ormai a un passo dalla pandemia, ovvero a un’epidemia estesa a livello globale, che nel 2050 rischia di fare dieci milioni di vittime all’anno, più del cancro. Il conto per l’economia mondiale sarebbe devastante. La Danimarca, e soprattutto i Paesi Bassi, hanno ridotto il rischio di infezione negli ospedali facendo progressi importanti, e in Italia? Nonostante gli esperti conoscano le cause non si mette mano seriamente al problema, anzi: non sembra esserci interesse a renderlo noto. Eppure, il tasso di resistenza è tra i più elevati d’Europa, per i batteri più pericolosi.
Dove sono finiti i soldi
della cassa?
Le casse previdenziali
degli enti (medici, ragionieri, commercialisti..) sono state usate, in questi anni, per arricchimenti personali, per carriere politiche: un buco nero dove
sono spariti i soldi che servono per le future pensioni degli
iscritti.
Il servizio di Giorgio
Mottola si occuperà, in particolare, della cassa previdenziale dei
giornalisti, l'Inpgi e del fondo di previdenza dei poligrafici: il
disavanzo tra entrate e uscite è oggi in negativo di 111 ml , ma i
giornalisti continuano ad andare in pensione a 57 anni, nel 2009 il
governo Berlusconi ha reso più semplice mandare i giornalisti in
pensione, in previsione di una futura crisi dei giornali. Ovvero,
Inpgi è stata usata assieme ai soldi dello stato, come un
ammortizzatore sociale, per aiutare gli editori italiani.
Un futuro poco roseo per i
giornalisti di oggi che domani non sanno se vedranno una pensione (e
che probabilmente andranno in pensione più tardi).
L'anteprima di Reportime:
La scheda del servizio: A
fondo di Giorgio Mottola
L’Inpgi, la cassa previdenziale dei giornalisti, ha i conti in rosso e nel giro di qualche anno potrebbero non esserci più i soldi per pagare le pensioni. Oltre agli scandali giudiziari, hanno aggravato la situazione alcuni privilegi dei giornalisti, come la possibilità di andare in pensione a 57 anni, e soprattutto le centinaia di milioni di euro usciti negli ultimi sei anni da Inpgi per pagare la crisi degli editori italiani. Il possibile futuro fosco dell’Inpgi è già realtà al Fondo Fiorenzo Casella, la cassa di previdenza complementare dei poligrafici: lo scorso anno tutti gli iscritti si sono visti improvvisamente dimezzata la pensione. I soldi in cassa sono finiti ma fino a poco tempo fa il Casella aveva disponibilità di oltre novanta milioni di euro. Che fine hanno fatto?Ultimo servizio riguarda la crisi delle famiglie italiane: esiste una strada per permettere di uscire dalla spirale dei debiti, alla stessa stregua delle aziende private
La scheda del servizio: Fuori dal tunnel di Emilio Casalini
Oltre un milione di famiglie italiane è in una condizione di sovra-indebitamento, ossia nell'impossibilità di onorare i debiti contratti, strangolate in una spirale da cui non sembra esserci via di scampo. Pochi infatti sanno che esiste una legge, simile al percorso fallimentare per le aziende, che permette ai singoli consumatori e a determinate condizioni, di uscire completamente dal tunnel dei debiti.Sotto il controllo di un giudice si restituisce tutto il possibile e si può ricominciare da capo, finalmente liberi dall'incubo dei creditori.
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