Italiani popolo di poeti, navigatori,
santi e anche di inventori.
Ma siamo anche un paese dove gli
inventori, quelli con le idee innovative hanno sempre fatto fatica a
vederle realizzate in patria.
Come Colombo, la cui idea di arrivare
nelle Indie andando ad ovest fu realizzata grazie ai soldi dei re di
Spagna.
Fino a Rubbia, per arrivare ai giorni
nostri, e ai tanti cervelli in fuga da un paese che apprezza poco i
cambiamenti.
La prima
inchiesta di Report di questa sera si occuperà del mondo dei
brevetti: come funzione, a chi è in capo la sua gestione e in
che modo l'Italia tutela i brevetti italiani.
Nell'anticipazione della puntata,
Milena Gabanelli spiega: "Noi popolo di inventori sappiamo
fare rendere i nostri brevetti?".
E' in corso una guerra mondiale per
accaparrarsi i brevetti migliori, quelli più promettenti, che
porteranno maggiori guadagni alle aziende.
L'inchiesta di Paolo Mondani mostrerà
come lavora l'ufficio europeo dei brevetti, delle difficoltà delle
imprese italiane nel vedersi riconoscere i propri diritti e l'impatto
di questi nella sanità pubblica.
La scheda del servizio: "La
guerra dei brevetti" di Paolo Mondani
Una guerra mondiale è in corso ma senza bombe e carri armati: è la guerra per accaparrarsi e difendere marchi e brevetti. In campo multinazionali e piccoli inventori, fondi di investimento, università e soprattutto legioni di avvocati. Si brevetta persino il movimento delle dita per allargare una foto sullo smartphone: Apple e Samsung se le sono date di santa ragione in tribunale per decidere chi lo ha pensato prima. Dietro un certificato che dice “questo l’ho inventato io” ci sono anni di ricerca, soldi e trafile burocratiche. Vedremo come funziona l’Epo - Ufficio Europeo dei Brevetti, sede centrale a Monaco, l’ente europeo che rilascia i brevetti: il presidente Benoit Battistelli è al centro delle polemiche per i suoi rapporti con i dipendenti, in più - pur essendo un’eccellenza - l’Epo è poco soggetto a controlli esterni, con tutti i rischi che ciò comporta. Report racconterà anche le difficoltà e le prospettive di alcuni imprenditori italiani come l’inventore del tutor, in contenzioso con le Autostrade per stabilire chi detiene i diritti sull’idea. Anche il governo Renzi si è accorto dell’importanza di brevetti e marchi e per questo ha inaugurato il patent box, uno sconto fiscale per non andare all’estero. Chissà se la Ferrari, il più importante marchio italiano nel mondo, deciderà di portare i suoi diritti in Olanda, dove ha già sede la sua holding, o rimarrà nel Belpaese. Infine l’inchiesta illustrerà qual è l’impatto dei brevetti sulla sanità pubblica e sulle tasche dei pazienti a partire dalla battaglia sui prezzi per il farmaco anti-epatite C.
Come funziona il meccanismo delle
confische dei beni ai mafiosi.
Pio La Torre aveva capito che
per combattere la mafia la si dovesse colpire nei suoi beni: dal suo
impegno e dal suo sacrificio (Pio La Torre fu ucciso dalla mafia in
un agguato il 29 aprile 1982) è nata la legge La Torre Rognoni,
ancora vigente.
Ma, mentre le mafie sono andate avanti,
trasformandosi in impresa, entrando nella finanza, costruendo imperi
economici sempre più difficilmente aggredibili dalle leggi e dai
magistrati, la legge è rimasta pressoché uguale.
La difficoltà nel seguire la scia dei
soldi, nel ricostruire i beni di un mafioso, la scarsità di risorse
e una legge non aggiornata, portano a situazioni paradossali come
quella che racconterà questa sera Giorgio Mottola: un boss mafioso,
condannato in via definitiva dallo Stato che si è visto restituire i
suoi beni dallo stato.
L'anticipazione del servizio su
Salvatore Imbomone su Reportime:
Quella di Salvatore Imbornone, boss della provincia di Agrigento, è solo una delle storie paradossali di mafia che saranno raccontate nella prossima puntata di Report. Le organizzazioni criminali in Italia hanno infatti da tempo cambiato pelle e noi tentiamo di tenere il passo, con molta difficoltà.Non va dimenticato che gli ultimi vent'anni di antimafia hanno dato i loro frutti: i più pericolosi e importanti boss sono al 41bis, nelle carceri italiane sono detenuti più di seimila mafiosi, le strutture militari dei clan sono state sconfitte da tempo e, solo negli ultimi due anni, alle mafie italiane sono stati confiscati o sequestrati oltre sei miliardi di euro.Eppure, la criminalità organizzata italiana non è mai stata così ricca. Se nel 1995 il fatturato delle mafie ammontava a circa 45 miliardi, nel 2010 era già salito a 100 miliardi e oggi viene stimato intorno ai 200 miliardi di euro. Com’è possibile?Le organizzazioni criminali italiane hanno da tempo cambiato pelle, non sparano più e non hanno bisogno di minacciare; le leggi però sono rimaste le stesse approvate all’epoca dei Corleonesi, quando i clan facevano un morto al giorno. Nel frattempo le mafie sono entrate nel salotto buono della finanza mondiale, arrivando a controllare le governance delle più importanti banche d’affari nel periodo della crisi economica. Sono diventate transnazionali, ma l’Unione non riesce a dotarsi nemmeno di una Procura europea.
La scheda del servizio "Direzioni
antimafia" di Giorgio Mottola
Se ci fermiamo alla contabilità degli arresti, la lotta alla mafia in Italia sembra andare a gonfie vele. I più pericolosi e importanti boss sono da anni al 41bis, nelle carceri italiane sono detenuti più di seimila mafiosi, le strutture militari dei clan sono state sconfitte da tempo e, solo negli ultimi due anni, alle mafie italiane sono stati confiscati o sequestrati oltre sei miliardi di euro. Eppure, la criminalità organizzata italiana non è mai stata così ricca nella sua storia. Se nel 1995 il fatturato delle mafie ammontava a circa 45 miliardi, nel 2010 era già salito a 100 miliardi e oggi viene stimato intorno ai 200 miliardi di euro. Com’è possibile? Le organizzazioni criminali italiane hanno da tempo cambiato pelle, non sparano più e non hanno bisogno di minacciare. Le mafie sono entrate nel salotto buono della finanza mondiale, arrivando a controllare le governance delle più importanti banche d’affari nel periodo della crisi economica. Sono diventate transnazionali, ma l’Unione non riesce a dotarsi nemmeno di una Procura europea.
Infine un servizio che spiegherà come sia difficile accedere ai verbali delle multe
"C'è
multa per te" di Giulio Valesini
Nel 2015 i comuni italiani hanno incassato oltre un miliardo di euro con le multe. Ma per il cittadino multato, perfino ricevere un semplice verbale può diventare un percorso a ostacoli. E quando il comune ti promette un risparmio sulle spese di notifica, arriva puntuale la beffa.
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