28 maggio 2016

La lezione di Walter Tobagi

Oggi è il 28 maggio, e per ricordare la strage di Piazza della Loggia e il contesto storico in cui è avvenuta, ho usato il bel libro di Benedetta Tobagi.
Ma purtroppo è anche una data in cui si deve ricordare il giornalista Walter Tobagi, papà di Benedetta cui la scrittrice ha dedicate un altro suo libro “Come mi batte forte il tuo cuore”.
Tobagi, giornalista del Corriere, ucciso da uno dei tanti gruppi armati dell'estrema sinistra, che intendevano così accreditarsi (che brutta parola, lo so) presso le Brigate Rosse.
Così scriveva, del terrorismo rosso (dove scrive anche che i brigatisti non sono samurai invincibili):
La lezione pare fin troppo chiara: le lotte sindacali più dure, quelle oltre i limiti convenzionali della legalità, sono servite agli arruolatori delle Br come un primo banco di prova e di selezione. Il sindacato dovrà tenerne conto, giacché i proclami nobili vanno accompagnati con revisioni coerenti. Questo può implicare anche una temporanea diminuzione del potere sindacale in fabbrica. Ma la scelta non ammette grandi alternative, se è vero come è vero (e tutti i dirigenti sindacali lo ripetono) che il terrorismo è l’alleato «oggettivamente» più subdolo del padronato, e se non viene battuto può ricacciare indietro di decenni la forza del movimento operaio.
La sconfitta politica del terrorismo passa attraverso scelte coraggiose: è la famosa risaia da prosciugare. Tenendo conto che i confini della risaia sono meglio definiti oggi che non tre mesi fa. E tenendo conto di un altro fattore decisiv l’immagine delle Brigate rosse si è rovesciata, sono emerse falle e debolezze. E forse non è azzardato pensare che tante confessioni nascano non dalla paura, quanto da dissensi interni, laceranti sull’organizzazione e sulla linea del partito armato.


Tobagi come Guido Galli, come Guido Rossa, come Emilio Alessandrini, uccisi proprio perché sapevano fare bene il proprio lavoro: perché dimostravano ogni giorno, con le loro dee e con il loro impegno che lo Stato non era un nemico da abbattere, ma una istituzione capace di funzionare.
Una guerra, sì ma una guerra asimmetrica, contro cittadini inermi e indifesi.  

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