L'anteprima della puntata –
L'etilometro
Dal 1990 sulle strade per stabilire se
il guidatore è in stato di ebbrezza si usa l'etilometro: quanto è
attendibile?
Si rischia una multa da 500 euro per
0,5gr di alcool per litro, poi i punti della patente, poi la
sospensione e così via: sanzioni severe perché in ballo, sulla
strada, c'è la vita umana.
Antonella Cignarale ha indagato
sull'attendibilità dell'etilometro: il servizio è cominciato dalla
fila delle persone fermate per guida in stato di ebbrezza. Una lunga
trafila burocratica, processi lunghi anni, file ai controlli.
E c'è anche chi, dopo anni di
burocrazia, è riuscito a dimostrare che la macchinetta aveva
fallito: se fai una respirazione lunga, se l'aria è fredda, si può
abbattere il valore del test anche del 25%. Anche quando nel cavo
orale ci sono sostanze che interferiscono: il cioccolatino col
liquore, medicinali con base alcolica (come il collutorio).
Stessa cosa se inaliamo l'alcool
etilico dal naso, come successo al guidatore di pulmann di persone
anziane un po' alticce.
C'è un altro fattore: ogni organismo
reagisce in modo diverso, con etilometri diversi, in giorni diversi.
Non solo: l'etilometro calcola la concentrazione dell'alcool del
sangue, misurando l'alito che viene moltiplicato per un fattore che è
oggi messo in discussione dalla comunità scientifica.
Esiste uno studio italiano, condotto su
1400 guidatori: l'etilometro è fedele per soglie di alcool sopra
1gr/l, sotto inizia a dare i numeri, specie con le basse temperature.
Inoltre dopo 1 anno di attività questi
strumenti andrebbero ritarati e se sballati, non vanno più usati. Ci
sono guidatori che al processo sono stati assolti perché la macchina
non era stata revisionata: ci sono voluti anni di processi e tanti
soldi, migliaia di euro.
E nonostante l'assoluzione, la trafila
burocratica di controlli e test delle urine devono andare avanti.
Esistono altri strumenti per misurare
l'alcool: in Germania non si usa solo l'etilometro, si fanno anche
altri test fisici. In Germania fanno anche l'analisi del sangue,
fatte da un medico, c'è una differenza tra fiato e sangue –
dicono.
Controlli efficaci e più prevenzione è
quello che chiedono i parenti delle vittime della strada: la gente
deve essere formata, si dovrebbe smettere con la pubblicità
all'alcool. Nemmeno sappiamo quante sono le vittime della strada per
alcool, perché l'Istat non lo rivela più.
Comunque servono almeno un paio d'ore
per smaltire un bicchiere di limoncello, meglio saperlo prima.
Socialmente umiliati – di Bernardo
Iovene
Ci sono lavoratori che lavorano da anni
per lo Stato senza alcuna tutela o contributo: LSU, lavoratori
socialmente utili si chiamano, senza loro il lavoro nei comuni, nei
tribunali, si fermerebbe.
Spesso sono anche di più dei
dipendenti pubblici di ruolo, fanno lavori che non toccherebbero a
loro: un lavoro in nero, campano con un sussidio di disoccupazione
senza che nessuno si sia mai accorto di loro.
Iovene è andato a scoprirli a
Frattamaggiore, dentro il comune. Stesso discorso al comune di
Marigliano, dove come LSU trovano anche un architetto che prende lo
stesso sussidio degli altri, da 19 anni.
Gli LSU non hanno nessun contributo,
sono entrati come disoccupati e dovevano essere impiegati per pochi
mesi, un anno. E invece si ritrovano a svolgere lavori da dipendente
pubblico, ma in modo abusivo e per anni. Al massimo un'integrazione
da qualche centinaio di euro dal comune.
DE Magistris, sindaco di Napoli,
ammette che molti servizi non andrebbero avanti senza LSU, ma essendo
in pre dissesto non può assumere.
Il decreto Madia comporterebbe
l'assunzione, ma le risorse le dovrebbero mettere gli enti, compresi
i contributi mancanti per anni.
L'Inps paga questi lavoratori,
disoccupati, ma non si è preoccupato dei mancati contributi: nemmeno
la direttrice dell'Inps che gestisce gli ammortizzatori sociali non
ci voleva credere: “trasecolo .. è un lavoro nero per la ppaa ..”.
In 22 anni è un po' poco trasecolare:
c'è un precariato di Stato, che dura da venti anni, persone che non
vedranno un briciolo di pensione. Per uno stipendio da miseria.
Con la speranza di essere regolarizzato
un giorno, perché fuori non c'è altro lavoro.
In Sicilia hanno cambiato nome, in
molti hanno speculato sugli ASU (i lavoratori LSU si chiamano ASU in
Sicilia..): sono pagati dalla regione, per esempio per la
biglietteria del tempio di Segesta, dal ministero del beni culturali.
Che ha fatto una convenzione con una
cooperativa, pagata dalla regione direttamente: la cooperativa non
servirebbe, una intermediazione inutile, che serve solo per fare gli
accordi con gli enti pubblici.
Le cooperative sono create ad hoc dalla
regione, perfino per lavorare nelle parrocchie, enti che pure loro
sono proprietari di beni culturali.
Non ne avrebbero diritto, è una
forzatura: perpetue pagate dalla regione per pulire le chiese.
Basta un progetto e la regione paga,
che però rimane un sussidio di disoccupazione da 500 euro al mese:
un bel vantaggio per i parroci.
A Taormina la coop Isvil fa lavorare
160 persone per un patronato UIL: senza farsi riprendere, qualcuno
racconta dei favoritismi del presidente della cooperativa, che si fa
pagare una parte delle quote dai dipendenti, circa 30 euro.
Ma alla regione Sicilia non risulta che
ci siano LSU che lavorano in un sindacato: non dovrebbero lavorare da
soli nel CAF, dicono.
Eppure è così.
Al museo Nello Cassato, a Barcellona
Pozzo di Gotto lavorano 18 lavoratori LSU forniti dalla regione:
sopravvivono con l'aiuto dei genitori.
Al comune di Palermo sono in migliaia i
dipendenti LSU: non ci sono cooperative di mezzo, assicura il
sindaco, spiegando come le coop servano solo a mangiarci sopra.
Ad Alcamo altri LSU senza di cui la
macchina si fermerebbe.
Tutto è iniziato nel 2000 con Tiziano
Treu: l'istituto nasceva per una assunzione a termine, poi è
diventato un abuso, facendo lavorare queste persone per anni.
Come se ne esce? Assumendoli, quelli
che servono.
Anche Treu non si è accorto, dopo
anni, che gli LSU erano diventati assistenzialismo, posti di lavoro
finti, clientelismo, sfruttamento.
Cosa succede al nord?
Al nord non ci sono LSU, ma tirocinanti
da anni: a Milano ci sono tirocinanti fermi in Tribunale da anni, per
un periodo di formazione che doveva durare solo un anno.
E invece, anno dopo anno, siamo a sei
anni di tirocinio.
Gente di 50 anni che dovrebbe lavorare
sotto un tutor, persone inquadrate come studenti.
In questo modo il personale del
ministero della Giustizia tiene al lavoro gente gratis.
Anche alla corte d'Appello di Bologna
altri tirocinanti: una di questa è diventata anche funzionaria.
Dipendenti invisibili a 400 euro al mese.
Invisibili per il ministero ma
indispensabili per la macchina della giustizia, come ammettono gli
stessi dirigenti del tribunale.
Nel palazzo della giustizia, ci sono
persone che non vedranno mai giustizia per il loro sfruttamento. Che
vergogna.
A Roma siamo all'ottavo anno di
tirocinio, la stessa situazione di Milano e Bologna: Orlando era
comprensivo, una volta. Ora che è ministro non ha accettato di
aprire un tavolo: per la stabilizzazione c'è solo il concorso.
Ma alla prima prova scritta la maggior
parte di loro è stata bocciata: colpa della Costituzione, si difende
il ministro.
Esiste una legge del 1987 che
permetterebbe di far entrare questi LSU dentro la macchina pubblica –
spiegano queste persone.
Ma “è il capitalismo baby”
racconta Orlando: solo alcuni di questi potranno essere assunti, per
gli altri si salvi chi può.
Perché queste persone provengono da
aziende chiuse o aziende che li hanno lasciati a casa.
A Torino LSU trattati come studenti,
come borsisti nell'istituto di zooprofilattica: personale
specializzato, pagato da fondi europeii, a costo zero dallo Stato.
La precarietà ci porta ad essere
ricattabili – dice uno di loro: perché senza un contratto sono le
persone più deboli, perché possono dar fastidio a qualcuno, per il
loro lavoro.
Ricercatori preziosi che non sono
ricercatori.
Il ministro Lorenzin non ha voluto però
parlare con Report di questi borsisti, assunti anche tramite le
agenzie interinali.
Nonostante ci siano i centri per
l'impiego, CPI, che sono nel limbo tra regioni e provincie..
La confusione istituzionale, causato
dal referendum, porta ad una situazione quasi grottesca: ad un centro
per l'impiego un disoccupato si trova davanti un precario. Futuro
disoccupato.
Nei centri per il lavoro anziché il
lavoro si trovano i tirocini: ci si ritrova tirocinante con uno
stipendio da nemmeno 1000 euro a 50 anni.
Passiamo alle agenzie interinali: ad
Ivrea dalla Olivetti siamo passati ai call center, con dipendenti che
arrivano dalle agenzie interinali.
Assunti con contratti rinnovati ogni
settimana, per un anno anche: lavori a tre giorni, prendere o
lasciare.
Contratti dove firmi per tre ore al
giorno, dove però lavori anche otto o dieci ore al giorno: e ore in
più sono supplementari, nemmeno straordinari. I turni sono
comunicati via email, alle 18: non puoi nemmeno pianificare la
giornata.
Nei locali dove lavorano si aspetta,
tra un turno e l'altro: una situazione di ansia, quella vissuta da
queste persone, assunte da Ramstadt, per Tim.
Questa flessibilità è aumentata
grazie ad una legge del governo Renzi, che ha tolto la necessità
della motivazione della causale per le assunzioni a termine: la
precarietà diventa così struttuale.
Nella logistica il lavoro si appalta
direttamente nelle cooperative: dovevano servire a tutelare i
lavoratori e invece sono strumento di sfruttamento.
E se vai dal sindacato, perché
lavorano 70 ore a settimana per portare i mobili per Mondo
convenienza, ti dicono che non possono fare nulla.
Una situazione di sfruttamento
continua, straordinari non pagati, un crollo fisico per il lavoro,
nessuna indennità.
Ogni volta che ai consorzi che vincono
gli appalti con le aziende sentono odore di sindacati, le cooperative
cambiano nome, spostano sede e cambiano contratto. Da settore
trasporti a settore multiservizi.
L'avvocato Fuso, che assiste il
consorzio ha consentito all'intervista: non risultano le 70 ore,
nemmeno i premi se una persona fa 31 giorni di lavoro.
Che cooperative sono? Dovrebbero essere
non a scopo di lucro, eppure...
Il cambio di contratto dentro la
cooperativa? È stato votato da 200 soci, spiega l'avvocato.
Peccato che le assemblee si svolgano in
video conferenze, sei costretto a firmare.
Sono coop spurie: da strumento di
tutela sono diventate strumento di profitto per imprenditori con
interesse a fare profitto e basta.
La CGIL ha aperto una vertenza in
prefettura: ma mentre si fa vertenza, mentre forse si faranno le
ispezioni, questi cambiano appalto e cooperativa e siamo punto e a
capo.
Servirebbero più ispettori, peccato
che nelle coop il vigilante è pagato dal vigilato.
Quale è stata
la risposta della politica a questa gente sfruttata: Madia ha detto
che i costi per le assunzioni sono a carico delle amministrazioni.
Padoan ha scelto di non commentare. Poletti è impegnato in una
partita di calcetto …
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