08 ottobre 2017

Stabilità, legge elettorale e un programma per il paese

Moody's considera stabile il rating dell'Italia, preoccupa però la stabilità politica
TG1 – ore 13.30

Tenetele bene a mente queste parole: stabilità politica. Sono parole che abbiamo già sentito, venivano ripetute continuamente ai tempi del referendum passato e anche prima.
Serve un governo e una maggioranza stabile per risolvere i problemi del paese, compreso il terrorismo internazionale.

Questo ha prodotto prima le larghe intese, poi una serie di leggi e proposte di leggi elettorali che portavano a questa stabilità drogando il voto con un premio di maggioranza abnorme.
Almeno avessero risolto i problemi del paese

Legge elettorale che i commentatori sui giornali (come sul Corriere  Meli e Verderami) non nascondono nemmeno più che è contro il movimento 5 stelle.
Renzi apre al centro sinistra? Si, un centro sinistra che parte da Pisapia (e Tabacci, e Pisacane) e che arriva fino ad Alfano.
“Con questo sistema sappiamo chi ha vinto la sera stessa delle elezioni”: anche questa è un'altra storiella che ci hanno proponinato per farci digerire Italicum e le sue varianti.
Come se questo non fosse la legislatura dei cambi di casacca, delle maggioranze variabili (con Verdini sempre pronto a dare sostegno al governo).

In realtà la governabilità, il conoscere subito il nome di chi ha vinto le elezioni non servono a nulla se poi ci troviamo qui ancora a discutere di Berlusconi (il Rosatellum è nato appunto da un accordo PD-Lega-FI e Alfano).
Come ha detto ieri Zagrebelsky intervistato da Silvia Truzzi: [il ritorno del cavaliere] “è un capolavoro che ci meritiamo: non siamo in grado di produrre novità politiche”.
Nessuna novità dal centro destra e nulla di nuovo all'orizzonte nemmeno dal centro sinistra o dalla sinistra.
Col Pd a rivendicare numeri e stime che indicano la bontà del governo e delle riforme.
Con i tanti partiti a sinistra che difficilmente staranno assieme, ancora non si capisce se con o contro il pd renziano, con quale programma. Ci aspettiamo sorprese, se vogliamo credere a quello che ha detto Civati l'altra sera ad Otto e mezzo.

Eppure ci sarebbe tanto di cui parlare, se togliamo di mezzo quel milione di posti di lavoro, le stime del PIL, i report dell'OCSE e delle agenzie di rating (che sono sempre le stesse della passata crisi finanziaria).
Quale potrebbe essere il programma a grandi linee?Non ci vogliono mille pagine ma nemmeno il poco spazio che abbiamo a disposizione. Però si potrebbero elaborare proposte concrete sugli argomenti più urgenti che conosciamo tutti: lavoro; flussi migratori; cultura e scuola pubblica; diritto alla salute, corruzione, evasione fiscale. Poi c’è un tema fondamentale: l’ambiente, il territorio, il diritto dei cittadini di avere sotto i piedi una terra sana, accessibile, bella. I cittadini di Taranto non devono vivere nel terrore di ammalarsi per l’aria che respirano, si deve abitare in case sicure e non abusive. E se uno vuole andare in spiaggia deve poterlo fare senza pagare. Sono programmi che costano e allora, oltre a dire che cosa si vuol fare, bisogna dire che cosa non si vuol più fare”.

Siamo sicuri che al centro dei pensieri dei padrini del Rosatellum (e che stanno preparando le liste civetta, i cespugli per le prossime elezioni) siano interessati a Taranto e ai dipendenti dell'Ilva?
Dei giornalisti di Sky di Roma che sono stati lasciati a casa.
O dei dipendenti della Perugina (Nestlè) in esubero.
Degli impresentabili nelle liste per le elezioni regionali, da Pietro D'Alì a Paolo Ruggirello.
Degli studenti che, per l'alternanza scuola lavoro, hanno fatto i camerieri per la festa del PD (o hanno pulito i cessi, come ha raccontato Crozza venerdì sera).

Dei ricercatori costretti ad accettare concorsi e nomine truccate dai baroni dell'Università.

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