30 ottobre 2017

Report – su tatuaggi, la banca del DNA e la nostra pasta

IL DNA, il più grande affare del secolo, l'analisi del grano dentro la nostra pasta e come è andata a finire l'inchiesta sui diamanti da investimento.

Ma prima l'inchiesta sui tatuaggi, nella consueta anteprima.
Nel giro di 4 anni siamo passati da 3000 a 7000 imprese in questo settore, un fatturato da centinaia di milioni di euro, sottostimato: un mondo senza grandi regole.

L'inchiesta di Alessandra Borella è partita dalla Thailandia: poca igiene col rischio di trasmissione di malattie tra tatuato e tatuato.
I tatuatori sono obbligati per legge ad avere delle precauzioni? No, esistono delle linee guida ministeriali vecchie di anni, ogni regione fa di testa sua.
E per diventare tatuatore basta un corso da poche centinaia di ore, anche qui cambia di regione in regione.
In Valle d'Aosta non c'è obbligo di ore di studio, un record: l'associazione tatuatori ha presentato una proposta di legge rimasta nel cassetto della ministra Lorenzin, ma ancora nulla di fatto.

Chi decide di farsi un tatuaggio come si orienta? Alcuni si sono fatti tatuare in casa, da amici (in nero), o in centro non autorizzati, tanto non esiste nemmeno il reato di esercizio abusivo.
Chi si fa tatuare deve sapere cosa si mette sottopelle, ma non esiste una legge nazionale che regolamenti questo: metalli pesanti sono stati trovati dentro alcuni inchiostri, alcuni di questi contaminati.
Nichel, Bario, Antimonio e Piombo, pure l'Arsenico. Veleno sotto la nostra pelle.
L'inchiostro nero della Dynamic ha registrato una concentrazione di IPA (idrocarburi) sopra i limiti: è come mettere del catrame, il cui divieto è aggirato applicando la scritta “non usare per tatuaggi”, così si può vendere.
Viene venduto anche negli stand per tatuatori, senza problemi.

Che rischi ci sono con questi pigmenti colorati?
Non ci sono rischi di tumori: questi pigmenti però possono finire nel sangue e nei linfonodi.
I pigmenti, quando sono trattati col laser (perché si vuole rimuovere il tatuaggio) entrano dentro le cellule: ancora non abbiamo studi che ci dicano cosa succede a lungo termine al nostro corpo.

Il ministero è consapevole del rischi dell'inchiostro Dynamic, anche se ha aspettato il settembre 2017 per diramare il divieto (quando Report ne ha chiesto conto).
Vedremo se prenderà altri provvedimenti e se si riuscirà a mettere in regola questo settore.

Il DNA è un bene prezioso e dovrebbe essere tenuto ben protetto. Non svenduto a multinazionali che lo useranno per migliorare i loro indici in borsa, per costruire banche dati di genetica, le cui ricadute non sono ancora note.
Il servizio di Emanuele Bellano è partito dall'Ogliastra e dalla banca del DNA: in questa si conserva il materiale genetico di migliaia di abitanti, un patrimonio genetico che è andato a ruba. Un ricercatore li aveva spostati: il dottor Pirastu non è un ricercatore qualsiasi, ma lavorava al CNR, che oggi è indagato dalla procura di Lanusei.
I campioni sono finiti poi all'asta e comprati da una società inglese: la disputa legale sul dna è oggi in mano alla procura.
Se la gente avesse saputo che il loro dna finiva in mano di società straniere non lo avrebbe regalato.
La società inglese che ha comprato i campioni ha visto crescere il proprio valore in borsa appena si è saputo dell'acquisto: Tiziana life non ha contattato il garante né altri per poter usare i dati genetici dei sardi.

Il DNA è un enorme pacchetto di molecole che costituisce il manuale per assembrare le nostre cellule: se volessimo replicare le nostre cellule, dovremmo usare queste informazioni.
Frutto dell'evoluzione della specie umana, tutta l'informazione del nostro codice sorgente sta in un sottile filamento.
La rivoluzione legata alla mappatura del DNA sta cambiando la scienza: a cominciare dal test del DNA fai da tè, che è diventato alla portata di tutti.
Anche il giornalista di Report lo ha fatto: ha scoperto di essere italiano solo al 50%.
Un'analisi che racconta l'origine degli avi di Bellano, ma anche dei dati della sua salute: per esempio il rischio di diventare ceco.
Quanto è attendibile il report? La FDA administration ha bloccato il test di 23andme, con alcune restrizioni in Italia.
C'è chi pubblica il proprio DNA nella sua bacheca in rete, come se fosse Facebook: una profilazione genetica di massa, a cui la gente si sottopone volontariamente.
LA liberatoria di 23andme è lunga diverse pagine e non si capisce cosa farà del DNA che abbiamo mandato loro: potrebbe servire per accrescere il loro database, dove siamo noi a pagare, per accrescere il suo valore.
Quello della 23andme è la più grande banca dati del mondo, fondata dalla moglie del proprietario di Google: cosa ci fanno i colossi del web nel mondo della genetica.

Google sa tutto di noi: ora queste informazioni le mettono assieme al nostro patrimonio genetico, se va bene danno queste informazioni alle aziende farmaceutiche per fare ricerca.
Oppure peggio, lo usano per fare delle campagne pubblicitarie genetiche, molto ben mirate.
Il marketing genetico è il futuro che ci aspetta? Cibi e sapori diversi in base al profilo genetico? Pubblicità profilate in base al nostro dna (se hai il rischio del colesterolo alto, niente zuccheri ..).

Sul lago di Garda producono creme personalizzate in base al DNA: profumi e creme con effetti diverse a seconda della genetica. Sono prodotti venduti in farmacia ma senza che dietro ci siano prove scientifiche.
A Zurigo invece ti trovano l'anima gemella in base al DNA: siamo attratti da persone con cui c'è compatibilità genetica.
Anche qui con basi scientifiche traballanti.
Illumina, un gigante della genetica, ha creato una società che consiglia vini o altri prodotti...

Attenzione: con l'analisi genetica riesci a prevenire alcune malattie (come ha fatto Angelina Jolie, che si è fatta sequenziare il DNA), se fatta in strutture predisposte, non in laboratori fai da te. Sul sito di Report è stato pubblicato un elenco di queste strutture.

La più grande banca dati del DNA di Google.
Google sta allestendo in segreto la più grande banca dati e sta vendendoli alle aziende farmaceutiche: è questo il vero business, oltre il marketing.
Trovare farmaci personalizzati, in base al genoma: un giorno potrò disegnare il farmaco giusto per il paziente, in base al suo DNA, che riduca il rischio del non assorbimento dei principi attivi.
Molte industrie farmaceutiche si sono lanciate in questo settore, anche perché stanno scadendo i brevetti di molti farmaci: dietro ci sono investimenti per miliardi di euro, questo comporta il rischio di un aumento dei costi.
Questo diventa un problema politico, di un accordo tra il sistema sanitario pubblico e le aziende farmaceutiche.
Rischiamo di mettere in crisi il sistema sanitario: già oggi ci sono 316 farmaci personalizzati, specie per il cancro, dove fanno la differenza.
Non si attacca il cancro, ma si riattiva il tuo sistema di difesa: un cambio di strategia copernicano.

Grail, Calico sono due grandi società in questo settore che dietro hanno i big di internet: Amazon, Facebook, Google.
Zuckergerg ha annunciato un investimento da 45 miliardi: ma non è beneficenza, dietro c'è solo l'obiettivo di non pagare le tasse su questi soldi.
Google vuole diventare l'attore principale nella nuova medicina: nel 2000 i due fondatori incontrarono a cena il dottor Verter, il primo scienziato a mappare il dna.
Dopo quella cena nasce la 23andme, società di ricerca, app per la salute: potrebbe arrivare al monopolio dei nostri dati genetici, come lo è per i dati delle ricerche su internet.

Medici e ospedali un giorno verranno sostituiti da app alla portata di tutti (quelli che possono pagare): basta medici che ti dicono come curarti, te lo diciamo noi, con una App.
Ma per arrivare a questo, a Google servono tanti dati per creare una enorme base dati: ecco perché google nel progetto Baseline sta cercando di convincere le persone a condividere il proprio genoma.
IL prodotto siamo noi e purtroppo poco sappiamo delle ricerche scientifiche di Google.
Eppure Google è riuscita a mettere le mani sulle cartelle cliniche di pazienti inglesi: il tutto senza chiedere l'autorizzazione dei pazienti, circa 1,5 milione di persone.
Dati preziosi finiti nelle mani di una società privata.

Succederà anche in Italia, grazie all'accordo firmato tra IBM e il governo italiano: l'intelligenza artificiale di IBM dovrebbe aiutare il medico per fare una analisi veloce.
Per funzionare questa intelligenza artificiale IBM ha bisogno di tanti dati: ma poi cosa succede a questi dati?
IBM rassicura, i dati verranno cancellati.

Dopo, o prima, questo accordo, IBM ha deciso di investire in Italia. Siamo maliziosi se pensiamo che ci sia un collegamento?
Ci faremo curare con una App? Basta medici, solo un medico virtuale?
E chi garantisce le cure per tutti? Chi controllerà Google, che non ha firmato sul giuramento di ippocrate.

In Inghilterra hanno varato England genomics: a questo progetto pubblico possono partecipare tutte le persone. I dati dei pazienti sono conservati da questa società, che tutela la privacy dei pazienti, chiedendo loro di donarli e di esplicitare il consenso.

Che scenari si potrebbero aprire se i nostri dati genetici andassero in mani private?
Le compagnie assicurative potrebbero negare una polizza in caso scoprissero che sei a rischio di una malattia.
In America, grazie ad una legge appena approvata da Trump, le assicurazioni possono chiedere il DNA ai propri assicurati. Col rischio di discriminazioni genetiche, perché le aziende potrebbero non voler più assumere persone a rischio, per certe malattie.
Il DNA entrerà nei fattori di rischio delle assicurazioni anche in Italia? Soru rassicura. Le leggi tutelano i lavoratori italiani, almeno per il momento.
IL futuro potrebbe essere un mondo dove se sei a rischio malattie, devi accettare un lavoro sottopagato.

Il Grano dal Canada è fatto crescere col glifosato: tutte le spighe sono belle, niente erbacce. I canadesi usano round up, sui campi.
Peccato che il Glifosato sia assorbito dalla pianta e finisce nei prodotti che consumiamo: che effetti ci sono per la nostra salute?
Report ha fatto analizzare la pasta che mangiamo per capirci qualcosa di più.
Secondo i limiti dell'EFSA, nella pasta italiana siamo ampiamenti sotto i limiti: ma secondo uno studio dell'istituto Ramazzini, questi limiti andrebbero rivisti.
Esiste un rischio, dice la la ricercatrice intervistata da Report: chissà quando verrà recepito dal ministero e dall'associazione produttori.
E il grano italiano?
Non conviene produrre grano in Italia, dicono i contadini: sei incentivato dalle leggi europee (pensate per i grandi produttori) per non produrre.
Qual è il senso di importare grano dall'estero, come dal Canada dove si usa il glifosato, quando invece queste tecniche sono proibite in Italia?
Chi sta speculando sul grano, che affama i produttori di grano italiano?

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