IL DNA, il più grande affare del
secolo, l'analisi del grano dentro la nostra pasta e come è andata a
finire l'inchiesta sui diamanti da investimento.
Ma prima l'inchiesta sui tatuaggi,
nella consueta anteprima.
Nel giro di 4 anni siamo passati da
3000 a 7000 imprese in questo settore, un fatturato da centinaia di
milioni di euro, sottostimato: un mondo senza grandi regole.
L'inchiesta di Alessandra Borella è
partita dalla Thailandia: poca igiene col rischio di trasmissione di
malattie tra tatuato e tatuato.
I tatuatori sono obbligati per legge ad
avere delle precauzioni? No, esistono delle linee guida ministeriali
vecchie di anni, ogni regione fa di testa sua.
E per diventare tatuatore basta un
corso da poche centinaia di ore, anche qui cambia di regione in
regione.
In Valle d'Aosta non c'è obbligo di
ore di studio, un record: l'associazione tatuatori ha presentato una
proposta di legge rimasta nel cassetto della ministra Lorenzin, ma
ancora nulla di fatto.
Chi decide di farsi un tatuaggio come
si orienta? Alcuni si sono fatti tatuare in casa, da amici (in nero),
o in centro non autorizzati, tanto non esiste nemmeno il reato di
esercizio abusivo.
Chi si fa tatuare deve sapere cosa si
mette sottopelle, ma non esiste una legge nazionale che regolamenti
questo: metalli pesanti sono stati trovati dentro alcuni inchiostri,
alcuni di questi contaminati.
Nichel, Bario, Antimonio e Piombo, pure
l'Arsenico. Veleno sotto la nostra pelle.
L'inchiostro nero della Dynamic ha
registrato una concentrazione di IPA (idrocarburi) sopra i limiti: è
come mettere del catrame, il cui divieto è aggirato applicando la
scritta “non usare per tatuaggi”, così si può vendere.
Viene venduto anche negli stand per
tatuatori, senza problemi.
Che rischi ci sono con questi pigmenti
colorati?
Non ci sono rischi di tumori: questi
pigmenti però possono finire nel sangue e nei linfonodi.
I pigmenti, quando sono trattati col
laser (perché si vuole rimuovere il tatuaggio) entrano dentro le
cellule: ancora non abbiamo studi che ci dicano cosa succede a lungo
termine al nostro corpo.
Il ministero è consapevole del rischi
dell'inchiostro Dynamic, anche se ha aspettato il settembre 2017 per
diramare il divieto (quando Report ne ha chiesto conto).
Vedremo se prenderà altri
provvedimenti e se si riuscirà a mettere in regola questo settore.
Il DNA è un bene prezioso e dovrebbe
essere tenuto ben protetto. Non svenduto a multinazionali che lo
useranno per migliorare i loro indici in borsa, per costruire banche
dati di genetica, le cui ricadute non sono ancora note.
Il servizio di Emanuele Bellano è
partito dall'Ogliastra e dalla banca del DNA: in questa si conserva
il materiale genetico di migliaia di abitanti, un patrimonio genetico
che è andato a ruba. Un ricercatore li aveva spostati: il dottor
Pirastu non è un ricercatore qualsiasi, ma lavorava al CNR, che oggi
è indagato dalla procura di Lanusei.
I campioni sono finiti poi all'asta e
comprati da una società inglese: la disputa legale sul dna è oggi
in mano alla procura.
Se la gente avesse saputo che il loro
dna finiva in mano di società straniere non lo avrebbe regalato.
La società inglese che ha comprato i
campioni ha visto crescere il proprio valore in borsa appena si è
saputo dell'acquisto: Tiziana life non ha contattato il garante né
altri per poter usare i dati genetici dei sardi.
Il DNA è un enorme pacchetto di
molecole che costituisce il manuale per assembrare le nostre cellule:
se volessimo replicare le nostre cellule, dovremmo usare queste
informazioni.
Frutto dell'evoluzione della specie
umana, tutta l'informazione del nostro codice sorgente sta in un
sottile filamento.
La rivoluzione legata alla mappatura
del DNA sta cambiando la scienza: a cominciare dal test del DNA fai
da tè, che è diventato alla portata di tutti.
Anche il giornalista di Report lo ha
fatto: ha scoperto di essere italiano solo al 50%.
Un'analisi che racconta l'origine degli
avi di Bellano, ma anche dei dati della sua salute: per esempio il
rischio di diventare ceco.
Quanto è attendibile il report? La FDA
administration ha bloccato il test di 23andme, con alcune restrizioni
in Italia.
C'è chi pubblica il proprio DNA nella
sua bacheca in rete, come se fosse Facebook: una profilazione
genetica di massa, a cui la gente si sottopone volontariamente.
LA liberatoria di 23andme è lunga
diverse pagine e non si capisce cosa farà del DNA che abbiamo
mandato loro: potrebbe servire per accrescere il loro database, dove
siamo noi a pagare, per accrescere il suo valore.
Quello della 23andme è la più grande
banca dati del mondo, fondata dalla moglie del proprietario di
Google: cosa ci fanno i colossi del web nel mondo della genetica.
Google sa tutto di noi: ora queste
informazioni le mettono assieme al nostro patrimonio genetico, se va
bene danno queste informazioni alle aziende farmaceutiche per fare
ricerca.
Oppure peggio, lo usano per fare delle
campagne pubblicitarie genetiche, molto ben mirate.
Il marketing genetico è il futuro che
ci aspetta? Cibi e sapori diversi in base al profilo genetico?
Pubblicità profilate in base al nostro dna (se hai il rischio del
colesterolo alto, niente zuccheri ..).
Sul lago di Garda producono creme
personalizzate in base al DNA: profumi e creme con effetti diverse a
seconda della genetica. Sono prodotti venduti in farmacia ma senza
che dietro ci siano prove scientifiche.
A Zurigo invece ti trovano l'anima
gemella in base al DNA: siamo attratti da persone con cui c'è
compatibilità genetica.
Anche qui con basi scientifiche
traballanti.
Illumina, un gigante della genetica, ha
creato una società che consiglia vini o altri prodotti...
Attenzione: con l'analisi genetica
riesci a prevenire alcune malattie (come ha fatto Angelina Jolie, che
si è fatta sequenziare il DNA), se fatta in strutture predisposte,
non in laboratori fai da te. Sul sito di Report è stato pubblicato
un elenco di queste strutture.
La più grande banca dati del DNA di
Google.
Google sta allestendo in segreto la più
grande banca dati e sta vendendoli alle aziende farmaceutiche: è
questo il vero business, oltre il marketing.
Trovare farmaci personalizzati, in base
al genoma: un giorno potrò disegnare il farmaco giusto per il
paziente, in base al suo DNA, che riduca il rischio del non
assorbimento dei principi attivi.
Molte industrie farmaceutiche si sono
lanciate in questo settore, anche perché stanno scadendo i brevetti
di molti farmaci: dietro ci sono investimenti per miliardi di euro,
questo comporta il rischio di un aumento dei costi.
Questo diventa un problema politico, di
un accordo tra il sistema sanitario pubblico e le aziende
farmaceutiche.
Rischiamo di mettere in crisi il
sistema sanitario: già oggi ci sono 316 farmaci personalizzati,
specie per il cancro, dove fanno la differenza.
Non si attacca il cancro, ma si
riattiva il tuo sistema di difesa: un cambio di strategia
copernicano.
Grail, Calico sono due grandi società
in questo settore che dietro hanno i big di internet: Amazon,
Facebook, Google.
Zuckergerg ha annunciato un
investimento da 45 miliardi: ma non è beneficenza, dietro c'è solo
l'obiettivo di non pagare le tasse su questi soldi.
Google vuole diventare l'attore
principale nella nuova medicina: nel 2000 i due fondatori
incontrarono a cena il dottor Verter, il primo scienziato a mappare
il dna.
Dopo quella cena nasce la 23andme,
società di ricerca, app per la salute: potrebbe arrivare al
monopolio dei nostri dati genetici, come lo è per i dati delle
ricerche su internet.
Medici e ospedali un giorno verranno
sostituiti da app alla portata di tutti (quelli che possono pagare):
basta medici che ti dicono come curarti, te lo diciamo noi, con una
App.
Ma per arrivare a questo, a Google
servono tanti dati per creare una enorme base dati: ecco perché
google nel progetto Baseline sta cercando di convincere le
persone a condividere il proprio genoma.
IL prodotto siamo noi e purtroppo poco
sappiamo delle ricerche scientifiche di Google.
Eppure Google è riuscita a mettere le
mani sulle cartelle cliniche di pazienti inglesi: il tutto senza
chiedere l'autorizzazione dei pazienti, circa 1,5 milione di persone.
Dati preziosi finiti nelle mani di una
società privata.
Succederà anche in Italia, grazie
all'accordo firmato tra IBM e il governo italiano: l'intelligenza
artificiale di IBM dovrebbe aiutare il medico per fare una analisi
veloce.
Per funzionare questa intelligenza
artificiale IBM ha bisogno di tanti dati: ma poi cosa succede a
questi dati?
IBM rassicura, i dati verranno
cancellati.
Dopo, o prima, questo accordo, IBM ha
deciso di investire in Italia. Siamo maliziosi se pensiamo che ci sia
un collegamento?
Ci faremo curare con una App? Basta
medici, solo un medico virtuale?
E chi garantisce le cure per tutti? Chi
controllerà Google, che non ha firmato sul giuramento di ippocrate.
In Inghilterra hanno varato England
genomics: a questo progetto pubblico possono partecipare tutte le
persone. I dati dei pazienti sono conservati da questa società, che
tutela la privacy dei pazienti, chiedendo loro di donarli e di
esplicitare il consenso.
Che scenari si potrebbero aprire se i
nostri dati genetici andassero in mani private?
Le compagnie assicurative potrebbero
negare una polizza in caso scoprissero che sei a rischio di una
malattia.
In America, grazie ad una legge appena
approvata da Trump, le assicurazioni possono chiedere il DNA ai
propri assicurati. Col rischio di discriminazioni genetiche, perché
le aziende potrebbero non voler più assumere persone a rischio, per
certe malattie.
Il DNA entrerà nei fattori di rischio
delle assicurazioni anche in Italia? Soru rassicura. Le leggi
tutelano i lavoratori italiani, almeno per il momento.
IL futuro potrebbe essere un mondo dove
se sei a rischio malattie, devi accettare un lavoro sottopagato.
Che spiga – l'inchiesta sul grano di Manuela Bonaccorsi
Il Grano dal Canada è fatto crescere
col glifosato: tutte le spighe sono belle, niente erbacce. I
canadesi usano round up, sui campi.
Peccato che il Glifosato sia assorbito
dalla pianta e finisce nei prodotti che consumiamo: che effetti ci
sono per la nostra salute?
Report ha fatto analizzare la pasta che
mangiamo per capirci qualcosa di più.
Secondo i limiti dell'EFSA, nella pasta italiana siamo ampiamenti sotto i limiti: ma secondo uno studio dell'istituto Ramazzini, questi limiti andrebbero rivisti.
Esiste un rischio, dice la la ricercatrice intervistata da Report: chissà quando verrà recepito dal ministero e dall'associazione produttori.
E il grano italiano?
Non conviene produrre grano in Italia, dicono i contadini: sei incentivato dalle leggi europee (pensate per i grandi produttori) per non produrre.
Qual è il senso di importare grano dall'estero, come dal Canada dove si usa il glifosato, quando invece queste tecniche sono proibite in Italia?
Chi sta speculando sul grano, che affama i produttori di grano italiano?
Secondo i limiti dell'EFSA, nella pasta italiana siamo ampiamenti sotto i limiti: ma secondo uno studio dell'istituto Ramazzini, questi limiti andrebbero rivisti.
Esiste un rischio, dice la la ricercatrice intervistata da Report: chissà quando verrà recepito dal ministero e dall'associazione produttori.
E il grano italiano?
Non conviene produrre grano in Italia, dicono i contadini: sei incentivato dalle leggi europee (pensate per i grandi produttori) per non produrre.
Qual è il senso di importare grano dall'estero, come dal Canada dove si usa il glifosato, quando invece queste tecniche sono proibite in Italia?
Chi sta speculando sul grano, che affama i produttori di grano italiano?
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