Venerdì sera mi sono trovato di fronte
alla scelta: la satira di Maurizio
Crozza sul 9 oppure il racconto del paese attraverso i social
(e altro) di Diego Bianchi su LA7?
Peccato che le due reti abbiano scelto
di cannibalizzarsi gli spettatori (spesso gli stessi, come nel mio
caso) e non cambiare giorno, perché entrambe svolgono una funzione
importante.
Raccontare il nostro paese fuori dalle
regole della propaganda.
Fratelli di Crozza
(@fratellidicrozza o
l'hashtag #fratellidicrozza) usando l'arma della satira, mettendo
in risalto caratteristiche grottesche di politici (o grandi manager
come Briatore o Marchionne).
Feltri, per esempio, è proprio così:
ragiona, pensa, proprio nei termini dell'imitazione crozziana (su
giovani, gli immigrati, le donne).
Come anche Belpietro e i suoi
collegamenti.
Beh, Razzi è una macchietta di suo e
ogni volta mi stupisco come si possa anche prenderlo sul serio.
New entry della scorsa settimana, il
ministro Fedeli, reduce da una estate in cui ha sciorinato una
riforma dopo l'altra: un anno in meno di scuola media, un anno in
meno di scuola superiore.
La nostra scuola dovrebbe formare di
più e più a lungo i ragazzi, per agevolarne l'ingresso nel mondo
del lavoro (magari senza essere schiavizzati) o nel mondo della
ricerca (magari senza bisogno della raccomandazione o dell'aiuto del
barone).
E invece ..
Il ministro che ha sbagliato (non dico
mentito) l'indicazione della sua laurea (che non c'era) e poi usando
una giustificazione imbarazzante, senza che il giornalista la
rintuzzasse (nel 1990 è stato equiparato..).
E nel frattempo, nonostante le
brillanti proposte di riforma, nonostante il bonus 500 euro,
nonostante la riforma #buonascuola, un quarto degli istituti
dovrebbero essere messi in sicurezza e nelle università governano i
baroni e non il merito.
Propaganda Live (@welikeduel)
la notizia se la va cercare: Diego Bianchi è andato a
raccontarla con la sua telecamera il lavoro delle ONG nel
Mediterraneo, quelle chiamate da molti “taxi del mare”.
Ha mostrato la situazione nelle carceri libiche dove sono rinchiusi gli immigrati che non sbarcano più sulle nostre coste, grazie all'accordo coi governanti libici (e ai trafficanti).
Le loro telecamere sono andate a
sentire il ministro Alfano (no, non è una battuta) alla festa
dell'Unità (il giornale è morto, ma la passerella dei politici è
rimasta) dove spiegava che lo ius soli non si può approvare ora per
non fare un regalo a Salvini.
Qual è la differenza con i tg e i
grandi giornali, che pure hanno dato la notizia?
Che in studio, si è fatto notare
l'incoerenza del ragionamento (si fa per dire): non faccio qualcosa
per la mia linea politica ma seguo la linea politica del mio
avversario (si fa per dire).
Sempre in studio, in collegamento,
Saviano raccontava a freddo, usando dati, usando la ragione e non la
pancia, l'emergenza stupri che ha riempito tg e giornali fino a poche
settimane fa, dopo l'episodio di Rimini.
"Quest'estate si è diffusa questa paura dell'immigrato stupratore per connetterla a un'altra paura: quella dell'invasione"
Emergenza stupri usata per fini di
propaganda.
Emergenza stupri e non emergenza
“femminicidi”, che avrebbe costretto media a raccontare storie di
violenza domestica, che nasce all'interno delle mura di casa.
Propaganda è la parola che meglio rappresenta questo momento, tutti si rinfacciano di fare propaganda – ha
esordito così Diego Bianchi – e noi vogliamo fare la nostra propaganda.
Che però, come quella di Crozza (e
come i servizi andati in onda il lunedì sera da Report e Presa
diretta) sono molto più reali di altre fonti di informazione
ufficiale.
La propaganda che ieri mostrava le immagini del convegno "Crescita vs crisi" coi ministri Padoan e Lorenzin che raccontavano della fine
della crisi, della ripresa strutturale.
La propaganda dell'ex presidente del
consiglio in maniche di camicia che racconta degli 800mila posti di
lavoro creati.
La propaganda del segretario capitano
che grida attenti all'invasione, l'Italia agli italiani, e non si
accorge della ndrangheta al nord.
La propaganda del movimento, che fa
primarie finte, che insulta i giornalisti (senza distinzioni),
sindacati (cambiate o ci pensiamo noi).
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