Non sono molto d'accordo con Michele
Serra per quanto scrive sull'Amaca di oggi (domenica 29 ottobre): è una visione molto
semplificata di quello che è oggi centro sinistra e centro destra
(sempre premesso che si possano chiamare ancora destra e sinistra
questi partiti e partitini).
La destra presentata come un gruppo che
sta assieme solo per spartirsi le poltrone senza alcuna visione
politica, beati loro.
La sinistra litigiosa che farà vincere
la destra.
Troppo semplice: la destra si odia ma
semplicemente lo abbiamo dato per scontato e non fa notizia.
Berlusconi che teme Salvini che teme la
crescita di popolarità di Maroni e Zaia dopo il referendum.
Salvini che odia Alfano ma non ha nulla
a che dire dell'alleanza in Lombardia.
Probabilmente si metteranno assieme
alle elezioni, non si sa ancora attorno a che leader e su quali basi.
E chiariamo una cosa anche sull'odio a
sinistra? Con chi se la sta prendendo Serra? Con Renzi che chiama
gufi e rosiconi le persone che non si piegano ai suoi diktat?
O quelli che fanno le battutine sul
“grosso Grasso” come da twitter fa una sostenitrice renzianissima
promossa a capo di una direzione nel PD?
Quanto amore e quanto ascolto c'è in
queste persone che considerano di sinistra bonus, sgravi, nominati
nei partiti, clientelismo locali (vedi l'omelia di fronte a De Luca e
Alfieri)?
“Il primo a sinistra che oserà
lamentarsi, prima di farlo si guardi allo specchio”: questa se
la poteva risparmiare. Il PD per primo (prima dei partitini a sx) dovrebbe guardarsi allo specchio per
capire dove è andato e cosa si è lasciato indietro nel suo percorso di avvicinamento al partito della nazione.
Dove si rende indistinguibile tutto,
l'antisistema, l'anti establishment e la lotta per gli ultimi.
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