Chi specula sul lavoro?
La ricercatrice Marta Fana ha
raccontato nel suo saggio
“Non è lavoro, è sfruttamento” la deriva neo liberista
che sta trasformando una buona parte dei luoghi di lavoro in luoghi
di sfruttamento, precarietà e nuove povertà.
L'essere competitivi sui mercati si
traduce in salari sempre più bassi, straordinari non pagati, turni
sempre più lunghi e faticosi, meno tutele fino ad arrivare al lavoro
gratis.
A questa deriva non si sottrae nemmeno
il pubblico: i precari dentro la sanità col contratto rinnovato di
anno in anno senza di cui si interromperebbe il servizio; gli
impiegati dentro i comuni pagati coi voucher; i dipendenti della
biblioteca Nazionale
a Roma pagati con gli scontrini, finché, alla notizia di questa
vergogna, non sono stati licenziati
(con un sms).
E poi ci sono i lavoratori a nero: di
loro si occuperà il primo servizio di questa nuova stagione di
Report.
Si parte dal lavoro, anzi, dai
lavoratori in nero. Poi gli stagisti, i rimborsati, i borsisti e i
subappaltati dalle agenzie interinali.
Benvenuti nella repubblica che si
fondava sul lavoro.
La scheda del servizio: SOCIALMENTE
UMILIATI DI Bernardo Iovene
Lavorano “a nero” nei comuni da 22 anni. Dovevano essere di supporto, invece il blocco del turn over li ha resi indispensabili, si tratta dei lavoratori “socialmente utili”. Non hanno contributi perché percepiscono un sussidio dal ministero del Lavoro e una piccola integrazione dagli enti, anche quella priva di contributi previdenziali. All’Inps trasecolano! Non lo sapevano e manderanno un’ispezione in tutti i comuni che li utilizzano... Lavorano “a nero” per lo Stato e non sono i soli: al ministero della Giustizia con vari escamotage i “tirocinanti”, persone cinquantenni, già da otto anni sopperiscono alla carenza di personale per 400 euro lordi, anche loro senza contributi. Al ministero della Sanità sfruttano i “borsisti” per decenni senza garanzie e senza lo status di lavoratore, eppure in alcuni Istituti sono diventati indispensabili. Poi ci sono i “somministrati”, che lavorano negli uffici pubblici appaltati dalle agenzie interinali: sono diecimila. Intanto i Centri per l’Impiego dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre sono nel caos, sballottati tra province, regioni e ministero del Lavoro. Il decreto Madia ha lasciato nell’incertezza questi lavoratori, anzi alcuni sono stati espressamente esclusi dalla stabilizzazione, mentre nel settore privato lo sfruttamento avanza, peggiorano le condizioni e si calpestano i diritti sindacali: basta vedere i turni a cui sono sottoposti i lavoratori “in somministrazione” per il 187 di Tim e i trasportatori di Mondo Convenienza, anche loro inquadrati in cooperative “spurie”.
Che specula sul cioccolato?
Non sapevo che il cioccolato, il cibo
degli dei secondo i Maya, fosse quotato in borsa.
Invece è così: il prezzo del cacao è
stabilito dalla borsa di Londra
e NY e, come un titolo azionario, può subire tutte le oscillazioni
speculative del caso.
Cioè esistono persone che, pur non
partecipando alla coltivazione, produzione, commercializzazione del
cacao, ricavano grossi guadagni giocando in borsa.
Sulla pelle dei produttori
africani, che essendo in fondo alla filiera, prendono solo le
briciole di quanto noi paghiamo del prodotto finito.
Ancora una volta, li stiamo derubando a
casa loro (anziché aiutarli..).
La scheda del servizio: CIOCCOLATO
AMARO DI Emanuele Bellano
Il cioccolato è così: una voglia improvvisa e non si può fare a meno di scartare la stagnola, scrocchiarlo e lasciarlo sciogliere in bocca. A soddisfare il nostro impulso ci pensa un settore industriale che nel mondo fattura ogni anno più di 100 miliardi di dollari. Si dividono il mercato una decina di grandi gruppi, multinazionali del cioccolato. Il prezzo del cacao, l'ingrediente primario, è stabilito nelle borse di Londra e New York attraverso strumenti finanziari trattati non solo dai produttori di cioccolato ma anche da fondi speculativi che acquistano e vendono enormi quantità di materia prima, allo scopo di ottenere plusvalenze finanziarie. Alla fine la speculazione incide per circa il 30% sul prezzo finale del cacao. Le grandi piantagioni invece si trovano in paesi poveri dell'Africa Occidentale e del Sudamerica. E qui entrano in campo tre grandi gruppi internazionali di certificazione etica, che dovrebbero garantire a noi consumatori occidentali che il nostro cioccolatino non sia stato prodotto facendo lavorare i bambini o distruggendo l'ambiente. È vero? Abbiamo ricostruito il percorso del cioccolato dalla piantagione alla fabbrica, per capire quanto c'è di vero in quello che leggiamo sulla confezione e che cosa ci mettiamo in bocca.
L'inchiesta sull'etilometro
La scheda del servizio: PER
UN SOFFIO DI Antonella Cignarale
Abbiamo mangiato e bevuto, è ora di tornare a casa, ci si mette al volante e dietro l’angolo… ecco la pattuglia che alza la paletta. A questo punto il nostro futuro prossimo (con o senza patente, con o senza ripetuti esami delle urine e del sangue e ammende fino a 6mila euro…) dipende solo da lui: l’etilometro. In Italia dal 1990 affidiamo la verifica dello stato di ebbrezza del conducente esclusivamente a questo strumento. Si soffia nel tubo. L’etilometro rileva la concentrazione di alcol nell’aria espirata e fa i suoi calcoli per arrivare a dire quanto ne sta scorrendo nelle vene. Ma siamo sicuri che questi calcoli siano sempre da prendere per oro colato? Nel mondo scientifico si avanzano dubbi. Intanto nel 2016 in Italia sono stati sanzionati quarantamila conducenti perché non avevano rispettato le soglie alcolemiche stabilite per legge. È giusto che la sanzione sia la più severa possibile, ma si scopre che parecchi automobilisti vengono assolti in giudizio o la fanno franca perché l’etilometro, al momento del test, non era stato utilizzato in maniera corretta. Quali sono allora le avvertenze? E come fa un guidatore ad accertarsi che il test a cui lo stanno sottoponendo sia svolto in maniera adeguata? Perché, attenzione: mettersi alla guida dopo aver bevuto può aumentare il rischio di incidenti ed è una violenza a cui possiamo andare incontro a scapito nostro e di altri, ma affidandoci solo all’etilometro per i controlli e le sanzioni, “per un soffio”… può anche cominciare una storia senza fine.
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