Navi a perdere: carette lasciate affondare in mezzo al Tirreno o allo Ionio, il traffico di rifiuti tossici (e nucleari) da parte di imprenditori senza troppi scrupoli, la compiacenza di chi dovrebbe controllare, la solita presenza dei servizi, come in tanti misteri di Italia.
Non si capisce bene se nella veste di controllori dei rifiuti o dei trafficanti di rifiuti ….
Il tema della puntata era già stato affrontato da Lucarelli nel libro uscito per la collana Verde Nero, ed. Ambiente, l'anno scorso.
E, come per la puntata, anche il libro iniziava con quella immagine, della nave arenata come una balena sulla spiaggia di Formichiche, vicino Capo Vaticano, in Calabria. La Rosso, meglio nota come la Jolly Rosso, la nave dei veleni.
La nave arenata, ovvero il cadavere, come in ogni libro giallo che si rispetti. E l'uomo che cerca: il capitano di Corvetta Natale De Grazia, morto durante una indagine sul traffico di veleni da parte del pool investigativo del magistrato Francesco Neri, della procura di Reggio Calabria.
L'uomo che cerca una forma da dare alle cose, per sfuggire all'inquietudine del mistero, per dare ordine alle cose, per fare giustizia – le suggestive parole usate dallo scrittore noir.
Ma non solo De Grazia è l'uomo che cerca: anche altre persone hanno cercato di fare luce sul traffico di rifiuti con paesi africani, sfruttando la debolezza di quei governi, pagando la loro compiacenza nell'accettare i rifiuti dei paesi ricchi e fare da pattumiera.
Giornalisti come Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio nel marzo 1994. Per un rapimento finito male, secondo la relazione di maggioranza della commissione parlamentare presieduta da Carlo Taormina.
Perchè voleva sapere troppo, sostengono altri: voleva sapere dei rifiuti finiti a Bosaso dall'Italia, in una operazione sporca nascosta da missione umanitaria. Con imprenditori italiani (Marocchino) e la solita ombra dei servizi italiani.
Torniamo all'affondamento della Rosso (o Jolly Rosso): secondo l'armatore, Ignazio Messina, tutti i punti poco chiari dell'affondamento della Jolly Rosso (la fretta di partire nonostante il maltempo, i fusti non segnati sui documenti, la fretta nell'abbandonare la nave, la falla nello scafo della nave che non ci sarebbe) hanno una spiegazione.
Poco credibile, ma ci sarebbe.
Ricorriamo allora Dietrologia: mettiamo in fila i fatti e vediamo, col buon senso, che storia viene fuori.
Sono circa da 25 a 40 le carrette del mare affondate in quel tratto (50 per il dossier della Legambiente), tutta con la stessa modalità o quasi.
Un carico di rifiuti; il segnale di allarme; la nave che cola a picco, molto a picco, in fondali profondi lontano da occhi indiscreti.
Il capitano De Grazia e il pool indaga su quegli affondamenti: subisce pressioni e si imbatte in atteggiamenti ostili da parte dei soggetti indagati (come viene citato nella medaglia d'oro alla memoria).
Anche gli altri magistrati vengono “osservati”, spiati, avvicinati da esponenti di servizi (o sedicenti tali): Mossad, servizi Iraniani.
Il pentito della ndrangheta Francesco Forti parla del ruolo della criminalità organizzata nello smaltimento in fondo al mare dei rifiuti. Proprio in quel tratto di mare.
In fondo al mare o nelle grotte dell'Aspromonte: purchè siano ben nascosti.
Si apre uno scenario internazionale: come internazionali sono gli affari portati avanti dall'ingegner Comerio con la sua O.D.M.
Negli anni passati, per smaltire i rifiuti dei paesi cosiddetti civili, si era pensato proprio a seppellirli in fondo al mare. Si chiamano DODOS, i siluri riempiti di materiali tossico o altro, gettati su un fondale sabbioso, ben profondo. Dumping è il nome di questa tecnica (spiegata dal procuratore Neri, davanti alla commissione, qui).
Ma esistono le convenzioni, come quella di Londra. Certo, le convenzioni: basta non fare tutto alla luce del sole.
Basta comprare dei siti marini, come nelle Filippine o nei paesi Africani, dove nessuno controlla o dice niente. Parliamo di un affare di 600 milioni di dollari all'anno.
La villa dell'ingegner Comerio a Garlasco, nel corso di una indagine per traffico di rifiuti, viene perquisita della Finanza: viene ritrovata l'agenda dell'imprenditore, che alla data del 21 settembre 1986 recita “Lost the ship”. Proprio nella data in cui affondò la Rigel (altra nave a perdere carica di Torio).
Viene ritrovata una carta nautica di quel tratto marino dello Ionio: proprio uguale ad una simile trovata in pancia alla Jolly Rosso.
E, soprattutto, vengono ritrovate 31 cartelline: in una il certificato di morte di Ilaria Alpi.
Ecco, seguendo il filo dei fatti, mettendo assieme le cose, che iniziano ad emergere degli indizi interessanti.
La Somalia, il Dumping dei rifiuti, un imprenditore coinvolto nel traffico di armi (e si dice ad ambienti nei servizi) e una giornalista scomoda che voleva cercare la verità.
Scomoda come il capitano De Grazia.
Una brutta storia, specie quando si scopre che i faldoni relativi a Ilaria Alpi, dell'inchiesta del pool investigativo di Reggio, sono manomessi o spariti.
Le ecomafie.
Lo smaltimento illegale dei rifiuti, fatti sparire nelle pattumiere del sud del mondo (la nostra coscienza sporca), ma anche in tanti siti illegali in Campania, in Puglia o in Lombardia, è un affare da 7 miliardi di euro /anno.
Per un totale di proventi, per i reati ambientali, di 20 miliardi.
Rifiuti gettati in mare (come racconta il pentito Forti); nelle discariche abusive; bruciati o sepolti nei fossi dei cantieri in giro per l'Italia.
Una montagna di rifiuti: il totale stimato da un rapporto di Legambiente, è di 31 milioni di tonnellate di rifiuti che mancano all'appello. Dove sono finiti? Come sono stati smaltiti?
Tutto questo succede quando gli affari diventano più importanti della vita e della salute delle persone. Come è normale per la criminalità: ma come purtroppo è diventato normale anche per quella vasta zona grigia di amministratori locali compiacenti, senza le quali la criminalità non farebbe affari.
Traffico di rifiuti, ma anche traffico di essere umani, come raccontò una passata puntata di Blu notte, sul naufragio fantasma di Porto Palo, il Natale del 1996.
Qui finisce la storia del fantasma e dell'uomo che cerca. Non importa se l'uomo che cerca è morto: “gli uomini che cercano, finché continuiamo a farci noi le domande, non muoiono mai”.
Il sito di Blu Notte.
Il blog della Collana Verde nero.
Il link per ordinare il libro “Navi a perdere” di Carlo Lucarelli.
Technorati: Blu Notte, Natale De Grazia, Carlo Lucarelli
Non si capisce bene se nella veste di controllori dei rifiuti o dei trafficanti di rifiuti ….
Il tema della puntata era già stato affrontato da Lucarelli nel libro uscito per la collana Verde Nero, ed. Ambiente, l'anno scorso.
E, come per la puntata, anche il libro iniziava con quella immagine, della nave arenata come una balena sulla spiaggia di Formichiche, vicino Capo Vaticano, in Calabria. La Rosso, meglio nota come la Jolly Rosso, la nave dei veleni.
La nave arenata, ovvero il cadavere, come in ogni libro giallo che si rispetti. E l'uomo che cerca: il capitano di Corvetta Natale De Grazia, morto durante una indagine sul traffico di veleni da parte del pool investigativo del magistrato Francesco Neri, della procura di Reggio Calabria.
L'uomo che cerca una forma da dare alle cose, per sfuggire all'inquietudine del mistero, per dare ordine alle cose, per fare giustizia – le suggestive parole usate dallo scrittore noir.
Ma non solo De Grazia è l'uomo che cerca: anche altre persone hanno cercato di fare luce sul traffico di rifiuti con paesi africani, sfruttando la debolezza di quei governi, pagando la loro compiacenza nell'accettare i rifiuti dei paesi ricchi e fare da pattumiera.
Giornalisti come Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio nel marzo 1994. Per un rapimento finito male, secondo la relazione di maggioranza della commissione parlamentare presieduta da Carlo Taormina.
Perchè voleva sapere troppo, sostengono altri: voleva sapere dei rifiuti finiti a Bosaso dall'Italia, in una operazione sporca nascosta da missione umanitaria. Con imprenditori italiani (Marocchino) e la solita ombra dei servizi italiani.
Torniamo all'affondamento della Rosso (o Jolly Rosso): secondo l'armatore, Ignazio Messina, tutti i punti poco chiari dell'affondamento della Jolly Rosso (la fretta di partire nonostante il maltempo, i fusti non segnati sui documenti, la fretta nell'abbandonare la nave, la falla nello scafo della nave che non ci sarebbe) hanno una spiegazione.
Poco credibile, ma ci sarebbe.
Ricorriamo allora Dietrologia: mettiamo in fila i fatti e vediamo, col buon senso, che storia viene fuori.
Sono circa da 25 a 40 le carrette del mare affondate in quel tratto (50 per il dossier della Legambiente), tutta con la stessa modalità o quasi.
Un carico di rifiuti; il segnale di allarme; la nave che cola a picco, molto a picco, in fondali profondi lontano da occhi indiscreti.
Il capitano De Grazia e il pool indaga su quegli affondamenti: subisce pressioni e si imbatte in atteggiamenti ostili da parte dei soggetti indagati (come viene citato nella medaglia d'oro alla memoria).
Anche gli altri magistrati vengono “osservati”, spiati, avvicinati da esponenti di servizi (o sedicenti tali): Mossad, servizi Iraniani.
Il pentito della ndrangheta Francesco Forti parla del ruolo della criminalità organizzata nello smaltimento in fondo al mare dei rifiuti. Proprio in quel tratto di mare.
In fondo al mare o nelle grotte dell'Aspromonte: purchè siano ben nascosti.
Si apre uno scenario internazionale: come internazionali sono gli affari portati avanti dall'ingegner Comerio con la sua O.D.M.
Negli anni passati, per smaltire i rifiuti dei paesi cosiddetti civili, si era pensato proprio a seppellirli in fondo al mare. Si chiamano DODOS, i siluri riempiti di materiali tossico o altro, gettati su un fondale sabbioso, ben profondo. Dumping è il nome di questa tecnica (spiegata dal procuratore Neri, davanti alla commissione, qui).
Ma esistono le convenzioni, come quella di Londra. Certo, le convenzioni: basta non fare tutto alla luce del sole.
Basta comprare dei siti marini, come nelle Filippine o nei paesi Africani, dove nessuno controlla o dice niente. Parliamo di un affare di 600 milioni di dollari all'anno.
La villa dell'ingegner Comerio a Garlasco, nel corso di una indagine per traffico di rifiuti, viene perquisita della Finanza: viene ritrovata l'agenda dell'imprenditore, che alla data del 21 settembre 1986 recita “Lost the ship”. Proprio nella data in cui affondò la Rigel (altra nave a perdere carica di Torio).
Viene ritrovata una carta nautica di quel tratto marino dello Ionio: proprio uguale ad una simile trovata in pancia alla Jolly Rosso.
E, soprattutto, vengono ritrovate 31 cartelline: in una il certificato di morte di Ilaria Alpi.
Ecco, seguendo il filo dei fatti, mettendo assieme le cose, che iniziano ad emergere degli indizi interessanti.
La Somalia, il Dumping dei rifiuti, un imprenditore coinvolto nel traffico di armi (e si dice ad ambienti nei servizi) e una giornalista scomoda che voleva cercare la verità.
Scomoda come il capitano De Grazia.
Una brutta storia, specie quando si scopre che i faldoni relativi a Ilaria Alpi, dell'inchiesta del pool investigativo di Reggio, sono manomessi o spariti.
Le ecomafie.
Lo smaltimento illegale dei rifiuti, fatti sparire nelle pattumiere del sud del mondo (la nostra coscienza sporca), ma anche in tanti siti illegali in Campania, in Puglia o in Lombardia, è un affare da 7 miliardi di euro /anno.
Per un totale di proventi, per i reati ambientali, di 20 miliardi.
Rifiuti gettati in mare (come racconta il pentito Forti); nelle discariche abusive; bruciati o sepolti nei fossi dei cantieri in giro per l'Italia.
Una montagna di rifiuti: il totale stimato da un rapporto di Legambiente, è di 31 milioni di tonnellate di rifiuti che mancano all'appello. Dove sono finiti? Come sono stati smaltiti?
Tutto questo succede quando gli affari diventano più importanti della vita e della salute delle persone. Come è normale per la criminalità: ma come purtroppo è diventato normale anche per quella vasta zona grigia di amministratori locali compiacenti, senza le quali la criminalità non farebbe affari.
Traffico di rifiuti, ma anche traffico di essere umani, come raccontò una passata puntata di Blu notte, sul naufragio fantasma di Porto Palo, il Natale del 1996.
Qui finisce la storia del fantasma e dell'uomo che cerca. Non importa se l'uomo che cerca è morto: “gli uomini che cercano, finché continuiamo a farci noi le domande, non muoiono mai”.
Il sito di Blu Notte.
Il blog della Collana Verde nero.
Il link per ordinare il libro “Navi a perdere” di Carlo Lucarelli.
Technorati: Blu Notte, Natale De Grazia, Carlo Lucarelli
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