Ieri si chiamava alle armi il popolo ("Questo è un golpe. Difendiamoci").
Oggi si tranquillizza: tutti con Silvio. Nessuna discesa in piazza, o forse a dicembre.
Le sue piazzate sono sufficienti.
Da oggi, qualsiasi ladro colto in fallo potrà gridare al golpe.
Su Il fatto, la storia del "furto" di Mondadori. Altro che golpe:
È il 1988: la famiglia Mondadori-Formenton s’impegna a vendere a De Benedetti il suo pacchetto azionario entro il 30 gennaio ‘91.
Nel 1989 ecco il voltafaccia dei Mondadori che si alleano con Berlusconi e gli consegnano il gruppo (Repubblica, Panorama, Espresso, Epoca, 15 giornali Finegil e libri).
L’anno dopo la "guerra di Segrate" è risolta da un collegio di 3 arbitri: il lodo Mondadori dà ragione a De Benedetti, che torna al vertice del gruppo. Ma il patto Formenton-Berlusconi lo impugna davanti alla Corte d’appello di Roma.
1991: il giudice Metta annulla il lodo e riconsegna la Mondadori a Berlusconi. Molti giornalisti si ribellano. Andreotti, allarmato dallo strapotere di Craxi sull’editoria, impone la mediazione Ciarrapico: il Cavaliere restituisce all’Ingegnere parte del maltolto (Repubblica, Espresso, Finegil).
2001: la Corte d’appello di Milano, grazie anche alle rivelazioni della Ariosto, rinvia a giudizio Metta e gli avvocati Fininvest Previti, Pacifico e Acampora per corruzione giudiziaria. Berlusconi se la cava per prescrizione.
2007: già sanzionati per la compravendita della sentenza Imi-Sir, i 4 imputati sono condannati definitivamente anche per Mondadori
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