Chissà se qualcuno si azzarderà a fare il paragone tra la folla di Pontida e quella che a Bologna ha voluto festeggiare la festa della Fiom.
Chissà se qualcuno metterà assieme i flop dei raduni del PDL (al palasharp, a Napoli per le amministrative), contro questi raduni popolari, liberi e ribelli.
Dove tanta gente, indignata e incazzata, ha trovato spazio per le sue ragioni di protesta, in una televisione occupata dal dibattito sulla tenuta del governo, la riforma della legge elettorale (che serve a Bossi per dissociarsi da B.), della riforma fiscale e di tutte le esternazioni della casta politica.
Gente come Maurizia (quella di Brunetta) o come Barbara, che definiva i tagli alla scuola un regalo alla mafia. Gente come Claudio di Fincantieri, Felice il pastore dalla Sardegna.
Difficile stilare una classifica degli interventi meglio riusciti di tutti gli ospiti della serata: da Ingroia, lavoratore nella giustizia che si auspicava di poter fare il pm come un lavoro e non come una missione, ricordando le battaglie di Falcone e Borsellino.
Guzzanti, eccellenza che festeggiava i 150 anni della mafia, rifiutando un incarico governativo con zu Silvio “perchè zu Silvio, sei finito !”.
Marco Travaglio che commenta le tanti frasi senza senso usate dalla politica per nascondere le malefatte: scontro politica magistratura, accanimento giudiziario, complotto, così fan tutti.
Riuscirà B. a far diventare Santoro un disoccupato?
Riuscirà Landini e la Fiom vincere la causa con la Fiat, a risvegliare la voglia di partecipare in tutti quei giovani che ieri sera hanno affollato villa Angeletti?
E anche le parole che Benigni ha trovato, sul significato del lavoro: “il lavoro è una cosa sacra, dunque ogni legge che attenta al lavoro è un sacrilegio!”.
Infine il lungo monologo in tuta blu di Santoro, sul paese cui è stato tolto il lavoro, la casa, il quartiere: “Ci avete portato via tutto, i sogni, il lavoro, la dignità… per far crescere l’Italia dobbiamo riprenderci quello che ci avete tolto, il futuro“.
Chissà se qualcuno metterà assieme i flop dei raduni del PDL (al palasharp, a Napoli per le amministrative), contro questi raduni popolari, liberi e ribelli.
Dove tanta gente, indignata e incazzata, ha trovato spazio per le sue ragioni di protesta, in una televisione occupata dal dibattito sulla tenuta del governo, la riforma della legge elettorale (che serve a Bossi per dissociarsi da B.), della riforma fiscale e di tutte le esternazioni della casta politica.
Gente come Maurizia (quella di Brunetta) o come Barbara, che definiva i tagli alla scuola un regalo alla mafia. Gente come Claudio di Fincantieri, Felice il pastore dalla Sardegna.
Difficile stilare una classifica degli interventi meglio riusciti di tutti gli ospiti della serata: da Ingroia, lavoratore nella giustizia che si auspicava di poter fare il pm come un lavoro e non come una missione, ricordando le battaglie di Falcone e Borsellino.
Guzzanti, eccellenza che festeggiava i 150 anni della mafia, rifiutando un incarico governativo con zu Silvio “perchè zu Silvio, sei finito !”.
Marco Travaglio che commenta le tanti frasi senza senso usate dalla politica per nascondere le malefatte: scontro politica magistratura, accanimento giudiziario, complotto, così fan tutti.
Riuscirà B. a far diventare Santoro un disoccupato?
Riuscirà Landini e la Fiom vincere la causa con la Fiat, a risvegliare la voglia di partecipare in tutti quei giovani che ieri sera hanno affollato villa Angeletti?
E anche le parole che Benigni ha trovato, sul significato del lavoro: “il lavoro è una cosa sacra, dunque ogni legge che attenta al lavoro è un sacrilegio!”.
Infine il lungo monologo in tuta blu di Santoro, sul paese cui è stato tolto il lavoro, la casa, il quartiere: “Ci avete portato via tutto, i sogni, il lavoro, la dignità… per far crescere l’Italia dobbiamo riprenderci quello che ci avete tolto, il futuro“.
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