06 giugno 2011

Report - come è andata a finire?

In questa penultima puntata della stagione 2010 di Report, si è fatto il punto della situazione di alcune inchieste affrontate in questa e nelle stagioni passate. Nell'attesa di sapere se vedremo i giornalisti di Report sulla Rai o su una sua concorrente, vediamo come è andata a finire.

Conti, sconti e Tremonti : la puntata parlava dei tagli lineari di Tremonti che è poco piaciuta al ministro che fatto un esposto all'AGCOM. Che, pur ritenendo che i giornalisti abbiano detto la verità, hanno imposto una puntata in cui raccogliere testimonianze positive sulla manovra.

Come a dire, va bene criticare, ma solo se si dice anche qualcosa di buono: ne è venuto fuori un servizio quasi surreale, dove la giornalista prima di fare le domande avvertiva l'interlocutore che poteva solo parlare bene della politica economica di Tremonti.
Giornalista che, pur di avere un'intervista, ha inseguito il ministro fino alla riunione ad Aspen, dove il funzionario dell'OCSE elogiava il fatto che, con questi tagli si sono tenuti a posto i conti e sotto controllo il debito.
Nel rapporto OCSE in verità si danno anche giudizi negativi ai condoni, ma nessun giornalista e nessuno dei ministri presenti si è permesso di ricordare la cosa.
E il ministro ha così risposto alla richiesta di rispondere alle domande di Report: “prima dovete fare una puntata riparatoria”. Sì, forse in un altro paese. Mi viene in mente, rivedendo Tremonti e il suo sorriso da “so tutto io”, la parodia che ne fa Guzzanti, da piccolo principe, seduto su un trono.

Insomma, i tagli hanno ridotto il rischio legato al debito pubblico, mettendo l'Italia in condizione di arrivare al pareggio entro il 2014. Altri paesi che sono cresciuti più di noi, l'hanno potuto fare perchè non han ridotto la spesa pubblica.
Ma i tanti sacrifici stanno portando ad una crescita bassa, solo l'1%: e se l'inflazione cresce più di quanto stimato (poco oltre il 2%), cosa succederà?
Servirebbero altri tagli, ma non si sa bene da dove prendere i soldi.
Servono 40 miliardi entro il 2013-14, poi nel 2015 entra in vigore il patto di stabilità rafforzato per cui serviranno altri 40 miliardi l'anno, per ridurre il debito.

Ma forse, come già successo nel passato, i paesi europei non rispetteranno i patti di stabilità che essi stessi si sono dati, rilassando i vincoli.
Nel frattempo, l'Europa tramite i fondi europei, sta salvando i paesi in difficoltà come Grecia (che tecnicamente è già fallita), Portogallo e nel futuro anche la Spagna.
Il problema dell'Italia è nel medio termine, tra 4-5 anni, se la crescita dovesse rimanere bassa. Speriamo che a quell'epoca sia rimasto qualcosa dei fondi.

Speriamo che ora si mettano da parte i tagli indiscriminati e si vada a lavorare su sprechi o situazioni di rendita, come il doppio stipendio dei magistrati fuori ruolo.
O i costi della politica. Altrimenti tutta la cura Tremonti perde di credibilità.

Poveri noi! - l'inchiesta sulle social card.
Dovevano essere 1 milione, le carte distribuite per dare 40 euro al mese ai bisognosi.
Le carte ora attive sono poco più di 400000, molti richiedenti non l'hanno potuta avere, ad altre famiglie l'hanno poi tolta quando uno dei figli ha avuto 3 anni.
Anche per questa puntata il ministro dell'economia ha fatto un esposto all'AGCOM, poi archiviato. Ma bisogna parlare degli aspetti positivi.

Sebbene alcune domande rimangano in sospeso: quanto è costata la social card? Non c'era altro metodo per far arrivare questi 40 euro nelle tasche delle persone che ne hanno bisogno?
Le risorse a disposizione, secondo il ministro Vito, sono 487 milioni per 2 anni. Serviranno anche per la sperimentazione messa in atto dal ministro del Welfare: poiché sono state prodotte più social card di quelle preventivate (1 milione), la rimanenza verrà data agli enti caritativi (ancora manca il decreto per sapere quali), affinchè le distribuiscano secondo i loro criteri. Ovvero non sarà più lo stato a garantire un sostegno agli indigenti, ma comuni ed enti terzi.
Questa è la filosofia di questo governo e del ministro Sacconi.
Mentre negli altri paesi c'è il reddito minimo garantito, da noi il ministro immagina una sorta di Telethon nei confronti dei poveri, dove è il privato a farsi carico (con delle detrazioni?) del Welfare.
La chiamano sussidiarietà, e guai ad avere dei dubbi, come quelli che Sabrina Giannini voleva sollevare. “Lei fa fatica a capire .. lei fa parte di un mondo per cui lo stato deve far tutto”.
Come nel resto dell'Europa. In Italia lo stato deve occuparsi delle poltrone in Rai, delle nomine delle Asl e negli ospedali, delle auto blu, deve agire in deroga alle norme per gli eventi straordinari gestiti dalla Protezione civile. Ma non può occuparsi dei poveri.

Cara madunina – l'Expo a Milano .
Dopo due anni è successo che l'ex AD Stanca si è dimesso. Era stato nominato per rappresentare il comune, che gli aveva chiesto di dimettersi da deputato, ma non ne voleva sapere (“la legge me lo consente”).
Si è andato avanti poco coi lavori, i terreni per l'Expo non sono ancora stati acquistati, ma nel frattempo si scaldano le ruspe per il cemento.
I terreni verranno acquistati dai privati (questa la scelta fatta dopo il braccio di ferro Formigoni Moratti) dalla Newco, che li concederà poi alla società Expo. E che alla fine potrebbero forse tornare in disponibilità del pubblico. Che, in questa storia, è quello che paga.
Ma ci sarà sicuramente spazio per l'edilizia privata.
I terreni attorno, che erano agricoli, sono saliti di prezzo: fondazione fiera li ha acquistati, e li ha già messi a bilancio nel 2009.
Attorno a quei terreni sorgerà il quartiere di Cascina Merlata, infilato a forza nel PGT pochi mesi fa: anziché il polmone verde per la città, Milano si ritroverà con altro cemento e col rischio di una nuova speculazione. Perfettamente bipartisan gli attori nei nuovi cantieri: cooperative rosse, Banca Intesa, Unipol. Altri lavori sono previsti nella zona dell'ex Alfa Romeo.

Per fortuna che il tema era “Feed the planet”: del vecchio progetto, il grande orto planetario ideato dal Carlo Petrini e dall'architetto Boeri, rimane poco. Il progetto era troppo rivoluzionario, ha spiegato il nuovo AD Sala. Meglio i vecchi padiglioni in cemento e i viali. Peccato che a Parigi abbiamo presentato una cosa diversa e che, a fine Expo, viene da chiedersi cosa rimarrà ai milanesi.
Siamo comunque in ritardo: succederà come in altri casi che al commissario verranno dati poteri straordinari per andare in deroga alle norme? Che cosa sceglierà di fare l'ex sindaco Moratti?
Cosa ne pensano i milanesi di questo nuovo piano di cemento?

L'unica cosa certa, ha spiegato Palmieri, è che i 61000 posti di lavoro l'anno di cui era scritto sui manifesti dell'ex sindaco sono una favola.

La città dei rancori Bologna
Il neo sindaco Merola, che ha vinto al primo turno, dovrà ora risolvere la grana del civis, il filobus teleguidato che nessuno in Europa ha voluto, eccetto Bologna.
Un progetto in cui il pubblico, cioè noi, ha pagato 182 milioni e su cui la procura sta indagando.
E oggi, dopo che nessun politico bolognese si è mai formalmente opposto al civis di IrisBus, che fine faranno i lavori pubblici in città, affidati al presidente Collina, anche lui coinvolto nell'inchiesta?
Altra grana il people mover, il progetto di mobilità su rotaia, che poteva essere sostituito facendo un investimento meno costoso sulla ferrovia locale.
Il contratto di concessione garantisce al privato un canone dal comune nel caso non si vendano i biglietti (e il rischio di impresa?).
Le scuole di infanzia: altra grana, gli asili nido, visto che il comune non ha soldi per le strutture e ha concesso ai privati di entrare in questo settore. Dove oltre al pubblico compariranno le cooperative private e il project financing.

Una nota positiva, il caso della Verlicchi, l'azienda di componenti per le moto: gli operai si sono mossi, senza aspettare il sindaco e, dopo il fallimento, sono riusciti a salvarla, mantenendo gli ordini e i macchinari. La procura indaga sul vecchio proprietario per il reato di bancarotta.

Due domande: ora che la commissione ministeriale dei trasporti ha deciso che il civis è pericoloso, che farà il comune? E mister preferenze, il consigliere Cevenini, manterrà le due poltrone in regione e comune?

Una poltrona per due – il distretto dei divani a Forlì
Come ti affosso un settore, come quello dei divani, con la concorrenza sleale da parte degli imprenditori cinesi e di quelli italiani che li usano a loro volta. I furbetti del made in Italy in cui di italiani c'è ben poco.
Il tutto era nato da una denuncia in solitaria quasi di Elena Ciocca e Manuela Amadori. Si sono ribellate ad un ricatto e ad un sistema, che ha portato alla chiusura di molti laboratori di italiani, con la conseguenza di lasciare a casa molte famiglie.
Un sistema che nessuna ha voluto vedere: Confindustria, i sindacati, gli amministratori locali, la camera del commercio. In pochi hanno espresso solidarietà alle due imprenditrici: Confindustria locale ha parlato di una caccia alle streghe. Ma cosa c'entra questo, con lavoratori sfruttati e messi in nero, come accadeva (e come accade ora) nei capannoni in mano ai cinesi?

Oggi, passati due anni, le cose sono cambiate poco. Gli imprenditori cinesi hanno patteggiato la pena, hanno cambiato nome , e sono ancora lì.
Gli imprenditori italiani coinvolti nell'inchiesta su “divanopoli” (come la Cosmo salotto e la Polaris) hanno evitato l'incriminazione per il reato di "Turbativa del commercio e dell'industria".
Vedremo poi se dal processo emergeranno le prove di un diretto contatto tra aziende italiane e cinesi, con una società di fatto. Oggi, al codice etico hanno aderito solo 2 imprese su 80 (circa). Ancora oggi, nonostante tutto, vengono fatti pochi controlli.

Così si difende il made in Italy? E nessuno si rende conto che se le cose vanno avanti così, tra un po' i cinesi si compreranno il marchio italiano e sarà la fine.

Di pubblico demanio – le spiagge italiane

Il servizio dell'anno passato parlava di un settore in cui, per la concessione delle spiagge, le aziende del settore balneare pagano poco allo stato di fronte a un giro di affari molto remunerativo. Concessioni concesse senza gara e senza molti controlli. Accanto agli ombrelloni sorgono infatti ristoranti, locali, bar.
La concorrenza all'italiana, che negli anni ha pure tollerato anche situazioni non a norma e abisive, non andava bene per le normative europee.
Succede quindi che il governo, il 4 maggio, nel decreto sviluppo, concede le spiagge per 90 anni al privato, dando pure il diritto di superficie.
Lo stupore dell'Europa, che sull'Italia ha aperto una procedura di infrazione, porta ad una revisione della norma: gli anni diventano 20, ma rimane il diritto di superficie, che da la possibilità di costruire sulle spiagge.
In piazza protestano sia le associazioni balneari che gli ambientalisti: il rischio è che ci ritroveremo con le nostre spiagge edificate e con la multa europea da pagare.

La via del gas.
Il progetto Nabucco, voluto dalla Eni e da Scaroni serviva per evitare il passaggio del gas estratto dal mar Caspio, dalla Russia . Questo per togliere dal controllo della Gazprom (e dal controllo di Putin) il gas che arriva nelle nostre case, anche per una questione di indipendenza dalla Russia.
Il progetto è naufragato, per far posto al progetto South Stream, in cui il gas passa direttamente dalla Russia.

Quanto paghiamo questa dipendenza dalla Russia e da Putin, figlia anche degli accordi diretti tra Berlusconi e Putin? Eppure l'Europa e l'Italia potrebbe imporsi alla Russia e a Gazprom: questa ha solo teoricamente la possibilità di vendere a terzi, come la Cina.
Eni e Enel, finite anche dentro la storia delle vendita dei pezzi della Yukos (dopo l'arresto di Khodorkovsky) alla stessa Gazprom, sempre più monopolista.

Oggi Gasprom allunga le mani anche sull'Africa, col gasdotto dalla Nigeria.
Questo per dire quanto è importante liberare l'Italia dalla dipendenza energetica nei confronti di Libia e Russia. Senza finire nella brace del nucleare.

Come è andata a finire: le cause.
Per il momento nessuna condanna in seguito alle querele per le inchieste su sanità, appalti, sui divani a Forlì, da parte di Ricucci e del consigliere PD Morassut.
E speriamo che le inchieste vadano avanti, nonostante i signori ministri, nonostante i vertici della Rai.

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