Contro il potere degli inetti, per una repubblica degli uguali.
Eccolo qua, il decalogo di proposte che il costituzionalista Michele Ainis formula per l'uscita del paese dalla guerra in corso.
La guerra contro i privilegi, l'assenza di merito, gli sprechi, la diseguaglianza di chi non viene rappresentato in politica (e limitare quanti invece sono ben rappresentati dalla classe dirigente).
Per arrivare ad un governo dei migliori, dopo un bel ricambio generazionale: disarmare le lobby, rompere le oligarchie sempre più autoreferenziali, uscire da questa nuova forma governativa solo all'apparenza democratica, in realtà anarchica (perchè risponde solo a se stessa e non a chi li ha eletti, che rappresenta gli letti ma non decide). Ma anche autoritaria, perchè prende decisioni senza in realtà rappresentare tutti gli italiani (non quelli che non votano, non quelli che han dato il voto a partiti fuori dallo sbarramento, non quelli della maggioranza eletta).
Il decalogo:
1 Disarmare le lobby
Contro il potere delle lobby serve disciplinare la libertà d’associazione, rendendo pubblici i nomi degli iscritti, stabilendo un regime di incompatibilità, demolendo la regola della cooptazione; e serve inoltre una legge sui gruppi di pressione, così come serve azzerare con un colpo di spugna gli ordini professionali.
2 Rompere l’oligarchia di partiti e sindacati
Partiti e sindacati nuotano in una zona franca del diritto, nessuna regola giuridica ne garantisce la democrazia interna; serve perciò una legge contro il potere delle loro oligarchie, e per converso serve togliere i vincoli di legge per candidarsi alle elezioni.
3 Dare voce alle minoranze
Per restituire fiato alle energie penalizzate da una discriminazione di genere o di razza o di qualsiasi altra natura, per superare il pregiudizio che mortifica le qualità degli individui, servono azioni positive precedute da analisi statistiche, e che siano inoltre temporanee, irretroattive, flessibili e graduali.
4 Annullare i privilegi della nascita
Per superare le strettoie del nepotismo, per neutralizzare almeno in parte i privilegi della nascita, servono da un lato le imposte di successione; dall’altro lato, una penalità per chi concorra ad ottenere la stessa posizione che hanno già raggiunto i propri genitori.
5 Rifondare l’università sul merito
Per restituire all'università la propria autorità perduta bisogna inocularvi la linfa della meritocrazia; bisogna perciò abolire il valore legale del titolo di studio, liberalizzare gli stipendi dei docenti, mettere un voto in pagella ai professori.
6 Garantire l’equità dei concorsi
Contro i favoritismi, contro gli abusi che inquinano assunzioni e promozioni dei dipendenti pubblici, servono procedure garantite dal sorteggio dei commissari di concorso.
7 Neutralizzare i conflitti d’interesse
Per rompere gli interessi coalizzati è necessario dividere con un colpo d'accetta controllati e controllori, vietando ai primi di scegliersi i secondi, abolendo l’autodichia, proibendo o scoraggiando le doppie poltrone.
8 Favorire il ricambio della classe dirigente
Se il potere è chiuso a chiave da un’oligarchia impermeabile al ricambio, se nella società politica così come nella società civile si moltiplicano le poltrone a vita, è necessario imporre la rotazione delle cariche (e delle sedi) attraverso un limite assoluto di due mandati per ogni cittadino.
9 Impedire il governo degli inetti
L’ignoranza al potere si combatte reclamando un titolo di studio per chi si presenta a un’elezione, e reclamando inoltre precise competenze per chi ricopre ruoli di governo.
10 Promuovere il controllo democratico
Per accorciare la distanza fra governanti e governati serve un’iniezione di democrazia diretta, sia nella società politica, sia nella società civile; più in particolare, bisognerà introdurre la revoca degli eletti e generalizzare la mozione di sfiducia, sia verso i presidenti delle assemblee parlamentari, sia verso i rettori, i dirigenti sindacali, i presidenti di qualunque circolo sociale.
Esposti i dieci punti, Ainis fa una sua amara considerazione: finchè continueremo ad aspettare il cambiamento dall'alto, dai vertici del Palazzo, non otterremo nulla.
Come può, l'attuale gruppo dirigente che ha portato a questa forma di "repubblica degli inetti", trovare e approvare le riforme che li spazzino via?
Diceva Einstein che "Non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l'ha generato."
Potrebbero i lorsignori in Parlamento, nei seggi regionali, nelle varie Authority, nel CSM, approvare l'idea del recall del voto (ovvero togliere li mandato per irregolarità)? Dei due soli mandati in cui si può occupare una sedia?
L'idea di arrivare a referendum anche propositivi? Di riformare i partiti (e i sindacati, e la magistratura, e gli organi di controllo del governo) per eliminare le doppie poltrone, i conflitti di interesse, per restituire trasparenza ai meccanismi elettivi (non più la semplice cooptazione, o la nomina)?
Sono terapie d'urto (per cui si può essere contro a favore): il libro è rivolto a chi oggi, ha l'età e la voglia di portare avanti queste proposte per tramutarle in una proposta di legge popolare.
Una proposta, una iniziativa, che arrivi dal basso: perchè nonostante quanto ci viene propinato, il pesce puzza dalla testa. Non è vero che l'attuale casta partitica rappresenta la società.
Perchè questo è un Parlamento di nominati. Zelanti, pronti a cantare seguendo il coro. Con poche eccezioni.
E dobbiamo dare questa inizione di democrazia diretta, prima che lo sconforto, la rassegnazione, la sfiducia non superino i livelli di guardia.
Perchè quando la fiducia in questa democrazia, nei suoi organi garanti e costituenti dovesse mancare, è l'intero Stato che inizierebbe a scollarsi, a disfarsi.
E' in gioco il nostro futuro.
Eccolo qua, il decalogo di proposte che il costituzionalista Michele Ainis formula per l'uscita del paese dalla guerra in corso.
La guerra contro i privilegi, l'assenza di merito, gli sprechi, la diseguaglianza di chi non viene rappresentato in politica (e limitare quanti invece sono ben rappresentati dalla classe dirigente).
Per arrivare ad un governo dei migliori, dopo un bel ricambio generazionale: disarmare le lobby, rompere le oligarchie sempre più autoreferenziali, uscire da questa nuova forma governativa solo all'apparenza democratica, in realtà anarchica (perchè risponde solo a se stessa e non a chi li ha eletti, che rappresenta gli letti ma non decide). Ma anche autoritaria, perchè prende decisioni senza in realtà rappresentare tutti gli italiani (non quelli che non votano, non quelli che han dato il voto a partiti fuori dallo sbarramento, non quelli della maggioranza eletta).
Il decalogo:
1 Disarmare le lobby
Contro il potere delle lobby serve disciplinare la libertà d’associazione, rendendo pubblici i nomi degli iscritti, stabilendo un regime di incompatibilità, demolendo la regola della cooptazione; e serve inoltre una legge sui gruppi di pressione, così come serve azzerare con un colpo di spugna gli ordini professionali.
2 Rompere l’oligarchia di partiti e sindacati
Partiti e sindacati nuotano in una zona franca del diritto, nessuna regola giuridica ne garantisce la democrazia interna; serve perciò una legge contro il potere delle loro oligarchie, e per converso serve togliere i vincoli di legge per candidarsi alle elezioni.
3 Dare voce alle minoranze
Per restituire fiato alle energie penalizzate da una discriminazione di genere o di razza o di qualsiasi altra natura, per superare il pregiudizio che mortifica le qualità degli individui, servono azioni positive precedute da analisi statistiche, e che siano inoltre temporanee, irretroattive, flessibili e graduali.
4 Annullare i privilegi della nascita
Per superare le strettoie del nepotismo, per neutralizzare almeno in parte i privilegi della nascita, servono da un lato le imposte di successione; dall’altro lato, una penalità per chi concorra ad ottenere la stessa posizione che hanno già raggiunto i propri genitori.
5 Rifondare l’università sul merito
Per restituire all'università la propria autorità perduta bisogna inocularvi la linfa della meritocrazia; bisogna perciò abolire il valore legale del titolo di studio, liberalizzare gli stipendi dei docenti, mettere un voto in pagella ai professori.
6 Garantire l’equità dei concorsi
Contro i favoritismi, contro gli abusi che inquinano assunzioni e promozioni dei dipendenti pubblici, servono procedure garantite dal sorteggio dei commissari di concorso.
7 Neutralizzare i conflitti d’interesse
Per rompere gli interessi coalizzati è necessario dividere con un colpo d'accetta controllati e controllori, vietando ai primi di scegliersi i secondi, abolendo l’autodichia, proibendo o scoraggiando le doppie poltrone.
8 Favorire il ricambio della classe dirigente
Se il potere è chiuso a chiave da un’oligarchia impermeabile al ricambio, se nella società politica così come nella società civile si moltiplicano le poltrone a vita, è necessario imporre la rotazione delle cariche (e delle sedi) attraverso un limite assoluto di due mandati per ogni cittadino.
9 Impedire il governo degli inetti
L’ignoranza al potere si combatte reclamando un titolo di studio per chi si presenta a un’elezione, e reclamando inoltre precise competenze per chi ricopre ruoli di governo.
10 Promuovere il controllo democratico
Per accorciare la distanza fra governanti e governati serve un’iniezione di democrazia diretta, sia nella società politica, sia nella società civile; più in particolare, bisognerà introdurre la revoca degli eletti e generalizzare la mozione di sfiducia, sia verso i presidenti delle assemblee parlamentari, sia verso i rettori, i dirigenti sindacali, i presidenti di qualunque circolo sociale.
Esposti i dieci punti, Ainis fa una sua amara considerazione: finchè continueremo ad aspettare il cambiamento dall'alto, dai vertici del Palazzo, non otterremo nulla.
Come può, l'attuale gruppo dirigente che ha portato a questa forma di "repubblica degli inetti", trovare e approvare le riforme che li spazzino via?
Diceva Einstein che "Non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l'ha generato."
Potrebbero i lorsignori in Parlamento, nei seggi regionali, nelle varie Authority, nel CSM, approvare l'idea del recall del voto (ovvero togliere li mandato per irregolarità)? Dei due soli mandati in cui si può occupare una sedia?
L'idea di arrivare a referendum anche propositivi? Di riformare i partiti (e i sindacati, e la magistratura, e gli organi di controllo del governo) per eliminare le doppie poltrone, i conflitti di interesse, per restituire trasparenza ai meccanismi elettivi (non più la semplice cooptazione, o la nomina)?
Sono terapie d'urto (per cui si può essere contro a favore): il libro è rivolto a chi oggi, ha l'età e la voglia di portare avanti queste proposte per tramutarle in una proposta di legge popolare.
Una proposta, una iniziativa, che arrivi dal basso: perchè nonostante quanto ci viene propinato, il pesce puzza dalla testa. Non è vero che l'attuale casta partitica rappresenta la società.
Perchè questo è un Parlamento di nominati. Zelanti, pronti a cantare seguendo il coro. Con poche eccezioni.
E dobbiamo dare questa inizione di democrazia diretta, prima che lo sconforto, la rassegnazione, la sfiducia non superino i livelli di guardia.
Perchè quando la fiducia in questa democrazia, nei suoi organi garanti e costituenti dovesse mancare, è l'intero Stato che inizierebbe a scollarsi, a disfarsi.
E' in gioco il nostro futuro.
Technorati: Michele Ainis
1 commento:
Se avesse avuto lo spazio mediatico dovuto, forse si saprebbe che la RETE DEI CITTADINI nel Lazio è stata (ed è) portatrice di molti punti segnalati dal costituzionalista Michele Ainis:
- democrazia diretta
- referendum propositivi (senza quorum)
- vincoli di mandato
- controllo diretto dell’eletto da parte degli elettori
- contrasto e regolamentazione delle attività lobbistiche
- valorizzazione delle idee delle minoranze
- reale applicazione dei criteri di merito per contrastare nepotismi e clientelismi
- rotazione delle cariche
- ...e tanto altro.
Sta tutto scritto nel programma di RETE DEI CITTADINI, da mesi. Ma nessuno ha voluto dar voce a questa novità nel panorama politico Laziale, nemmeno i cosiddetti "paladini della libera informazione" come lo stesso Santoro o, peggio ancora, Travaglio che sul suo "Fatto quotidiano" non ha MAI nemmeno citatoRETE DEI CITTADINI, in barba a qualsiasi regolamento sulla par-condicio.
Il risultato è stato che oltre l’80% degli elettori laziali hanno appreso dell’esistenza di una terza alternativa alla guida della Regione Lazio solo recandosi al seggio.
RETE DEI CITTADINI ha preso lo 0,6% dei voti, quasi 15.000 preferenze conquistate, è il caso di dirlo, una per una, contro tutto e tutti e lavorando strettamente nella Legalità (pur consapevoli dell’assurdità dell’attuale legge elettorale).
Alla cosiddetta "informazione libera" le opportune conclusioni, perché le cose non si cambiano evitando di informare i cittadini.
http://retedeicittadini.it
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