04 marzo 2017

Ghetti

Del ghetto di Rignano in Puglia andato a fuoco qualche giorno fa dopo lo sgombero in Puglia, nel foggiano, ne aveva parlato la trasmissione Gazebo, due anni fa.
Sono posti  in cui sono costretti a vivere (per modo di dire) persone come noi, in condizioni che alla nostra buona coscienza potrebbero anche dar fastidio. Ecco perché le telecamere delle altre trasmissioni di servizio pubblico si sono tenute a distanza.
Lì non ci sono i clandestini di cui parla Salvini, quelli che cacciare dal paese.
Erano immigrati con permesso di soggiorno, che di estate sono chiamati di caporali (italiani e africani) per raccogliere pomodori che poi finiscono sulle tavole degli italiani brava gente.
Anche quelli che hanno commentato il post di Salvini dicendo che, peccato, ne sono morti solo in due ..

La storia di Rignano parla del caporalato, della legge del caporalato del governo di centro sinistra che, peccato, non si occupa degli immigrati senza permesso di soggiorno, che sono una buona parte degli sfruttati.
Sanno che non possono denunciare nessuno, altrimenti a casa.
La storia di Rignano ci dice di quanto siano inutili (per risolvere il problema) gli sgomberi: i lavoratori nei campi sanno che se si allontanano dal ghetto, sarà più difficile essere trovati dai caporali quando ci sarà bisogno di loro.

In questo paese pare non siamo ancora pronti ad accettare il tabù della morte. Non siamo in grado di accettare il concetto della libera scelta: decido io se voglio accettare o meno le cure.
Quello che invece possiamo accettare che due uomini muoiano sotto quelle lamiere.
Che altre persone muoiano nel tentativo di attraversare il Mediterraneo per arrivare qui da noi.
Chi ha visto il servizio di Gazebo sà cosa pensano quei ragazzi quando partono dal Mali, dalla Nigeria: gli hanno raccontato che qui c'è un lavoro, una paga, una vita dignitosa.

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