Su l'Unità seguo la rubrica di Rondolino, con cui risponde agli articoli e alle inchiuste pubbicate sul Fatto quotidiano.
Oggi si parla di Mani Pulite (di cui il direttore Travaglio ha appena pubblicato un saggio per i 25 anni) e dei suicidi causati dall'inchiesta dei PM di Milano:Poi ci sono i suicidi (“Si vede che c’è ancora qualcuno che per la vergogna si uccide”, disse il coordinatore del pool Gerardo D’Ambrosio a proposito della tragica morte di Sergio Moroni): 32 tra il 1992 e il 1994.
Questa è stata Mani Pulite: ma non ditelo a Travaglio, e neppure a Bianca Berlinguer. Il regimetto ha bisogno dei suoi miti e delle sue falsificazioni per procedere spedito nella demolizione dello stato di diritto e della civiltà democratica.
Nel saggio si affronta il tema dei suicidi e si riporta per intero la dichiarazione di D'Ambrosio:
4. ManiPulite ha indotto al suicidio molti arrestati.È un argomento drammatico e ricattatorio (...). Nessun indagato di Mani Pulite si è tolto la vita in carcere. Erano indagati, ma a piede libero, il segretario del Psi di Lodi, Renato Amorese, e il deputato socialista, Sergio Moroni, entrambi morti suicidi. Era libero anche Raul Gardini, che non sopportò il peso delle accuse che avrebbe dovuto confessare di lì a qualche giorno nell’interrogatorio già fissato in Procura. Morì in carcere, invece, il presidente dell’Eni Gabriele Cagliari, ma il pool Mani Pulite l’aveva già fatto scarcerare: era trattenuto in cella da altri magistrati per una diversa indagine, quella sulla tangente Eni Sai (...). Moroni lasciò una lettera, in cui non se la prendeva con i magistrati, ma con i compagni del Psi che l’avevano emarginato (...) Dopo la morte di Moroni, Craxi commentò: “Hanno creato un clima infame”. D’Ambrosio (...) replicò: “Il clima infame l’hanno creato loro. Noi ci siamo limitati a scoprire e perseguire fatti previsti dalla legge come reati. Poi c’è ancora qualcuno che si vergogna e si suicida”.(...)
Non so come Rondolino sia arrivato a quel numero.
In ogni caso, visto che si è toccato questo argomento così delicato, vorrei denunciare uno di questi: è l'imprenditore Ambrogio Mauri, suicidatosi nel 1997 dopo che, nonostante le sue denunce per le tangenti in ATM, era rimasto tutto come prima. Non ci sono solo i manager e gli imprenditori finiti sotto indagine, dunque: tra le vittime della corruzione ci sono anche persone come questa, che proprio non voleva pagare tangenti per vendere i suoi autobus. Su l'Espresso, Travaglio aveva scritto:
Era una vittima del sistema e fu uno dei primi e dei pochissimi a collaborare spontaneamente. La testimonianza andò benissimo. Col tempo si creò un rapporto di stima e amicizia. Ci veniva a trovare in Procura, ci incoraggiava ad andare avanti. Ci diceva: meno male che c'è Mani Pulite, grazie al vostro pool sono tornato a credere nella giustizia. Si era illuso che potessimo ripulire l'Italia. Invece, dopo Tangentopoli, è scattata la vendetta". Nel 1996 Mauri fu escluso anche dalla gara bandita dall'Atm per la fornitura di cento autobus. Pochi mesi dopo scrisse poche parole su un biglietto: "Dopo Tangentopoli tutto è tornato come prima". E una lettera alla moglie Costanza: "Tu sei il mio primo e ultimo bene. Forse, se fossi stato più malleabile, le cose sarebbero andate diversamente e non ti avrei dato tutti questi problemi. Il mio suicidio è l'atto finale del mio amore". E si sparò. Anziché inviare un messaggio di cordoglio alla famiglia o partecipare ai funerali, durante le esequie i vertici dell'Atm convocarono una conferenza stampa per rivendicare l'"assoluta trasparenza" dell'ultima gara. I figli, che non avevano mai collegato il gesto paterno a quell'appalto, parlarono di "excusatio non petita".
Ma forse Mauri è una delle vittime dimenticate perché fuori dal sistema. Il sistema di imprenditori e politici per cui ogni volta (ad ogni inchiesta, l'ultima quella di oggi per appalti truccati in Campania) si invoca la presunzione di innocenza.
Come se, nelle nostre carceri, non ci fossero più spacciatori che colletti bianchi, nonostante l'alto livello di corruzione percepita.
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