11 marzo 2017

Il passeggero del Polarsys, di Georges Simenon

Le prime righe
È una malattia che colpisce le navi, in tutti i mari del globo, e le cui cause appartengono al vasto, sconosciuto universo che chiamiamo Caso.I primi sintomi, per quanto benigni, non possono sfuggire all’occhio di un marinaio. Tutt’a un tratto, senza ragione, una sartia si spezza come una corda di violino e strappa un braccio al gabbiere. Oppure il mozzo si taglia un pollice sbucciando le patate, e il giorno dopo il giradito lo fa urlare dal dolore.O ancora può trattarsi di una manovra sbagliata, una barca che sbadatamente viene a cozzare contro la prua.Non si può ancora parlare di malocchio. Il malocchio comporta una serie di sventure. Ma è chiaro che la cosa finisca lì, che la notte seguente, o l’indomani, non accadano altri disastri.Da quel momento in poi tutto va di male in peggio, e agli uomini non resta che stringere i denti e tenere conto dei guai. È allora che, dopo aver funzionato ininterrottamente per trent'anni, il motore decide di incepparsi come un vecchio macinino da caffè.

Il titolo originale, Un delitto a bordo, era troppo riduttivo per questo romanzo, scritto da Simenon negli anni '30: come nel romanzo di AgataChristie “Assassinio sull'Orient Express”, anche in questo romanzo avviene un delitto negli spazi angusti di una nave e l'assassino può essere uno dei passeggeri.
C'è un delitto e c'è anche in investigatore, ma Il passeggero del Polarsys è soprattutto un romanzo di atmosfere, sia quelle esterne dei freddi mari del Nord, sia dell'atmosfera dentro una nave dove, per diversi giorni, persone sconosciute sono costrette a vivere assieme.
Nave, il Polarsys, che in un freddo pomeriggio di febbraio, salpa dal porto di Amburgo verso il nord, la Danimarca e poi la Norvegia.
Per portare in quelle zone il suo carico di macchinari, frutta e carne salata per avere in cambio merluzzo, olio di foca e pelli di orso.
Oltre al carico di merci, ci sono anche i quattro passeggeri, o forse cinque, che fanno rotta verso nord.
Katia Storm, una donna bellissima, consapevole del fascino che suscita negli uomini che sottolinea col suo vestire molto ricercato:
La passeggera avanzava con disinvoltura, un bocchino di giada tra le labbra. Si era messa in ghingheri come se avesse dovuto cenare a bordo di un transatlantico di lusso, e sembrava non indossare nulla sotto il vestito di seta nera.Una strana figurina, esile, nervosa, dalle movenze sensuali, che faceva ricorso a tutti gli artifici della moda per mettersi in mostra.”

Il direttore delle miniere di Kirkenes, che tutti gli anni si recava a Londra e a Berlino.
Un giovane studente, Shuttringer:
un giovanotto alto, rapato a zero, senza ciglia né sopracciglia, con un paio di occhiali dalle lenti tanto spesse da ingigantire gli occhi in modo esagerato”.

Infine, il signor Ericksen, di Copenaghen, che si era registrato la mattina, aveva lasciato la sua borsa e poi aveva fatto sparire le sue tracce. Lui e il suo soprabito grigio.

C'è qualcosa che non va su quella nave, qualcosa che farà andare storto quel viaggio tra i mari nebbiosi e gelati del nord.
È una sensazione quella del comandante Petersen.
Quei passeggeri così incongrui per quel viaggio. Quell'Ericksen che è sparito e che forse si nasconde da qualche parte nella nave.
Forse è quel nuovo ufficiale, il terzo ufficiale di bordo, il diciannovenne Vrien, appena uscito dall'accademia, al suo primo imbarco, accompagnato da una lettera di raccomandazione che da tanto fastidio a Petersen.
O forse, a preoccupare il comandante, è quel Krull, un senza dimora preso all'ultimo minuto per sostituire il fuochista. Una persona dai modi così strani, quasi strafottenti per essere un uomo di fatica, che è pure stato in prigione.

Infine l'ultimo passeggero, il sovrintendente von Stemberg, salito a bordo ad una sosta successiva, forse per una missione di polizia.
È proprio lui che, una mattina, viene trovato morto, nella sua cabina, dallo steward
"Lo spettacolo della cabina e del cadavere dava un’impressione di estrema ferocia e al tempo stesso di inesperienza e goffaggine. Doveva essere stato un delitto efferato. Il sovrintendente era un uomo vigoroso. Sorpreso nel letto, aveva lottato."

Uno dei passeggeri o uno dei membri dell'equipaggio è un assassino.
Forse proprio quell'Ericksen che non si riesce a trovare sulla nave.
O forse uno degli altri quattro: ma per quale ragione del delitto?
C'entra qualcosa quell'articolo di giornale che il sovrintendente teneva sotto il cuscino, relativo ad un altro caso di omicidio, avvenuto a Parigi qualche settimana prima, di una ragazza, Marie Baron, trovata morta dopo un festino a base di droga.
Il comandante si era messo ad annotare sul diario di bordo gli appunti del giorno. Poi, con i gomiti sul tavolino di mogano, aveva lasciato vagare la penna su un foglio bianco.A poco a poco i pensieri che lo tormentavano si erano riversati sulla carta e avevano dato forma a una sorta di schema molto elementare: innanzitutto un grosso punto, seguito da una riga sottile, un semplice trattino di inchiostro, poi un altro punto; ancora una riga, un punto .. un punto .. una riga ..L'insieme formava una figura geometrica irregolare , una linea spezzata con un pallino nero a ogni angolo.Il primo punto rappresentava il sovrintendente von Sternberg, assassinato nella sua cabina. Poi veniva Ernst Ericksen che, fosse pure annegato in fondo al porto di Stevenger o nascosto in qualche parte del Polarsys, era pur sempre un individuo in carne ed ossa. Quindi Peter Krull ..Un trattino più lungo, e più sottile, portava a Katia Storm, accanto al quale Petersen piazzò direttamente Vriens.”

Un poligono incompleto, quella che riesce al comandante Petersen, costretto a scrutare e osservare le persone che ha accanto, per intuirne i pensieri. Vriens, il giovane ufficiale e il suo fin troppo palese innamoramento della bella Katia. Una donna seducente e dotata di una forte giovialità, fin quasi all'incoscienza.
E poi lo studente con quegli enormi occhiali, di cui non riusciva ad intuire i pensieri.
La parte centrale del romanzo è permeata da un'atmosfera di attesa, in cui sembra non succedere nulla e in cui il comandante si scervella per cercare il nesso tra gli eventi e tra le persone
"Il comandante non avrebbe saputo dire perché, ma quell’atmosfera gli procurava un’angosciosa sensazione di vuoto. Vuoto il cielo, che era senza nubi eppure di un grigio funereo. Vuota la nave, su cui i pochi passeggeri vagavano senza scopo, senza entusiasmo. E vuoto anche lui...
Si sentiva come in attesa di qualcosa senza sapere cosa."

E quel qualcosa arriverà, dopo una lunga notte di tempesta dove ciascuno dei protagonisti verrà accompagnato al suo destino.
Chi, finalmente, diventerà uomo.
Chi si consegnerà alla pazzia.
Chi, infine, cercherà ancora, forse inutilmente, di scappare dalle sue colpe nei ghiacci verso la Russia ..
Bel romanzo, Il passeggero del Polarsys, che sembra fermarsi ad un certo punto, per prendere poi un abbrivio veloce alla fine.

La scheda del libro sul sito di Adelphi
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