Il primo servizio della puntata
di ieri era dedicato alle famiglie dei disabili.
“Nessun malato nella nostra
repubblica si deve sentire dimenticato”: eppure Mattarella
ha torto, ci sono i 4 ml di disabili che si sentono dimenticati dalle
istituzioni.
Per loro lo Stato spende solo 8 euro,
per cui le spese per loro sono a carico della famiglia.
Il secondo servizio si è occupato
della strage di Garissa dove l'ideologia dello stato islamico
avanza man mano che lo stato retrocede. È in questi laboratori che
si costruiscono i terroristi del futuro.
Infine l'intervista con Benoit Hamon,
il candidato di sinistra nel partito Socialista alle prossime
elezioni presidenziali. Un politico che cerca di ridare linfa alle
sinistre che ha vinto le primarie con slogan di sinistra: “chi sta al centro, non è né di sinistra né di
sinistra”.
Lasciati soli.
Il servizio di Presa diretta
è cominciato con la storia della famiglia di Firenza, padre madre e
figlia disabile. Il padre ha ucciso la figlia, la moglie, poi si è
ucciso, perché non riusciva più a sostenere le spese.
Servirebbe una legislatura
uniforme, tra regione e regione, per dare alle persone una visione
delle possibilità per le persone con disabilità.
Lo scorso novembre le
famiglie dei malati di Sla sono andate a protestare sotto la sede del
ministero del Welfare: chiedevano un aumento dei fondi, arrivato a
450 ml in modo strutturale.
Solo promesse però, perché
poi il governo è caduto e il ministro Poletti ha successivamente
ammesso che non si poteva mettere altri soldi nel fondo.
Il giornalista di Presa
diretta è andato casa per casa, per raccontare le difficoltà di
queste famiglie: come a Rogliano, dai signori Carmine e Maria.
Carmine ha la Sla e per un
breve periodo di tempo ha avuto un aiuto dal comune, ma è veramente
poco per le ore che dedica al marito.
Fino all'anno scorso
potevano contare sui 1300 euro per le famiglie non autosufficienti:
ma i pagamenti sono arrivati in ritardo, ai comuni e alle famiglie.
Aisla è una delle
associazioni che si occupano di queste disabilità: due operatrici
raccontano che alla fine, tutti questi ritardi si ripercuotono sulle
persone.
In Calabria si spende una
cifra bassissima, poco più di 1 euro al giorno.
In Abruzzo si spende un po'
di più: sono 5 gli euro al giorno.
A Chieti il
giornalista ha incontrato Noemi: per aiutarla nel deglutire, nel
respirare, ha bisogno di macchinari che sono arrivati con molta
difficoltà.
Assistere Noemi è un
sacrificio enorme: la moglie non può lavorare, per assistere la
figlia.
A giugno al padre non hanno
rinnovato il contratto.
“Siamo in balia del nulla”
- hanno raccontato - “abbiamo accettato la sfida della Sla, ma non
accettiamo che sia un'orfana di Stato”.
L'ex calciatore Mauro,
a Presa diretta, ha detto che servirebbe almeno 1 miliardo per
aiutare queste persone: se abbiamo aiutato le banche, dobbiamo
trovare i soldi anche per queste persone.
Sono 80000 i malati di
Alzheimer, la malattia del secolo che cresce con ritmi
vertiginosi: i malati sono curati in casa, finché si può.
Altrimenti ci sono le strutture che li curano, che hanno costi molto
alti.
Ci sono degli aiuti pubblici
per queste rette, da 700 euro fino a 1400 euro: ma le soglie Isee
sono così basse per cui alla fine molte famiglie sono tagliate
fuori.
E le strutture si rivalgono
contro le persone, arrivando a pignorare case e pensioni, per
sostenere le rette delle RSA: così le persone si rivolgono ad
associazioni di consumatori.
Associazioni che spiegano
che questi sono abusi: se la RSA chiede un impegno per integrare
la retta assistenziale per un parente, si può non firmare.
Lo dice una sentenza della
Cassazione e dei tribunali di Milano e Verona: la regione Lazio è
stata addirittura condannata per illecito arricchimento nei confronti
dei malati.
Il sostegno per i malati di
Alzheimer, è a carico dello Stato.
L'accompagnamento per questi
malati arriva fino a 500 euro: ma cambia da regione a regione, dalle
condizioni dei malati.
Dicono, le Asl, che siccome
la persona deambula, non ha bisogno dell'accompagnamento.
Ci sono comuni, come Napoli,
che non hanno soldi per dare assistenza ai malati.
A volte l'indennità arriva,
dopo anni di battaglie, quando il malato è già morto.
Cose che succedono in
Italia.
Così le famiglie devono
spendere soldi per le badanti.
“Tutti fanno gli struzzi”
di fronte al problema dell'Alzheimer, racconta una persona che segue
le famiglie con questi malati. Altri paesi europei si sono occupati
dei malati e di come aiutare le loro famiglie.
Cameron nel 2013 ha
organizzato un incontro a Londra con tutti i rappresentanti del G8,
per parlare di demenza. In quella occasione il ministero della Salute
ha destinato una somma importante per assistenza e ricerca.
Dopo l'Alzheimer, il
Parkinson: il servizio sanitario nazionale paga solo un ciclo di
cure, non tutti gli anni. I soldi per la fisioterapia, per i malati,
sono diminuiti nel corso degli anni.
Sono a pagamento dei singoli
le cure e le medicine.
Come la fisioterapia
privata, che costa fino a 50 euro alla volta: sono circa 600 euro al
mese, soldi che si devono pagare per evitare che la malattia
degenerativa progredisca, rendendo impossibile il movimento.
L'Italia per la spesa
sanitaria è il paese che spende di meno: la spesa privata è invece
tra le più alte, 33 miliardi annui, mentre la spesa sanitaria
rispetto al PIL è al 6,5%.
Sono tagliati anche i fondi
per le politiche sociali: si crea uno squilibrio tra regioni con i
conti in ordine che si possono mantenere servizi sociali e altre che
invece non li offrono.
Servirebbe molti più soldi,
nel corso dei prossimi anni, per una popolazione che invecchia.
Ma almeno potremmo eliminare
gli sprechi: sono stimati in 25 miliardi, soldi che potrebbero essere
investiti per l'assistenza ai disabili, per le cure.
Si potrebbe intervenire
sull'eccesso delle cure, sulla lotta alla corruzione (per i falsi
disabili): gli investimenti in sanità hanno un ritorno sul PIL. Se
invece si punta sui tagli delle risorse, si ha un effetto negativo
sia sulla vita delle persone che sul PIL del paese.
Perché chi assiste un
malato, non può lavorare.
In altri paesi, chi aiuta
gli anziani si chiama “care giver”: sono persone
che hanno un ruolo riconosciuto da parte dello Stato, un lavoro con
un reddito.
Qui in Italia, chi segue un
malato è solo un limone da spremere.
Anna Maria è la mamma di
due bambini con una grave disabilità: ogni settimana percorre
chilometri per dare la possibilità ai figli di giocare a basket.
Per dare ai figli questa
possibilità, deve rinunciare alla sua vita, ad un lavoro: il suo
lavoro in molti paesi europei avrebbe diritto ad un riconoscimento,
ad una tutela giuridica.
Chiara assistente il
figlio Simone: si sente come una persone agli arresti domiciliari.
Quando c'è una scossa, come
quella dell'ottobre passato, non si può scappare: si deve stare lì,
pazientemente, ad aspettare.
Chiara avrebbe diritto ad
una casa al primo piano: ha creato un blog dove racconta la sua vita.
Una persona che ha in carico
un disabile non è un limone da spremere: non si possono ammalare,
non possono riposarsi, non possono prendersi un periodo di ferie, non
possono lavorare.
I care giver familiari in
Italia muoiono di fatica: poi ci sorprendiamo del care giver che
ammazza e si ammazza (come a Firenze).
Chiara Saraceno è una delle
più importanti studiose del fenomeno: parla dell'anarchismo dei
comuni, delle regioni che non applicano i livelli minimi allo stesso
modo.
Gli standard minimi per
l'assistenza non sono definiti: ci sono comuni che fanno cose meglio
di altri, ma ce ne sono altri che non fanno niente.
Servirebbe una legge che
individui questi cittadini come persone a tutti gli effetti: hanno
dei diritti e non devono chiedere la carità, allo Stato o alle altre
persone.
Servirebbero dei livelli
minimi a livello nazionale, con delle risorse stabilite e dei
controlli.
I familiari spendono 33
miliardi l'anno: questa la cifra con cui è cominciata
l'intervista al ministro Lorenzin.
Ci sono controlli per le
spese, per le cure, ma manca un pezzo per l'assistenza: senza livelli
minimi di assistenza si arriva al commissariamento.
Ma molte regioni hanno la
sanità commissariata: la proposta del ministro è che, in questi
casi, i direttori generali sono però scelti dallo Stato.
Il fondo per i non
autosufficienti è rimasto a 450 ml, ne servirebbe un miliardo: sono
soldi spesi benissimo – ammette il ministro.
L'OMS ci dice che stiamo
raggiungendo la soglia del 6,5% del rapporto spesa sanitaria /pil,
oltre il cui si danneggia la salute: colpa delle regioni e del titolo
quinto, dice Lorenzin.
L'Italia ha un finanziamento
sanitario tra i più bassi, non abbiamo assunto né stabilizzato.
L'Onu ci ha richiamato in
più punti per come curiamo le persone con disabilità: ci richiama
per l'enorme differenza sugli standard minimi di cura, per come
curiamo i disabili.
La vita dei disabili è
una fatica, tutti i giorni.
Con una carozzina nelle
città, non ci si muove: Alessandro, un avvocato romano, ha
raccontato delle rampe che non funzionano, rampe occupate dalle
macchine. Ci sono rampe che immettono direttamente in mezzo alla
strada, eliminando il problema alla radice ...
Se sei bloccato anche agli
arti superiori, però, tutta questa fatica non si può fare.
Senza una rampa non si può
entrare in molti negozi, non si può accedere ai bancomat.
#Vorreiprendereiltreno
è l'hashtag del blogger fiorentino Jacopo Melio, disabile: ha
spiegato al giornalista come non si può prendere il treno se non ti
prenoti per tempo, per essere assistito nella salita sul treno.
Altro luogo dove la parola
inclusione non è rispettata è la scuola: gli assistenti per i
disabili sono stati tagliati per questioni economiche.
Niente integrazione a
scuola, niente supporto per andare a fare la pipì e nessun supporto
per le attività sportive.
Così, senza insegnanti di
supporto, molte maestre invitano le famiglie a non portare i bambini
a scuola.
La legge sull'inclusione
scolastica è a costo zero, senza oneri per lo Stato: una cosa
scandalosa.
Senza oneri significa che lo
Stato non vuole garantire a tutti gli italiani gli stessi diritti.
Significa che i diritti
costituzionali non sono garantiti per tutti.
Significa che in Parlamento
non vogliono vedere i figli dei disabili.
Le preoccupazioni di
queste famiglie sono sul domani: e quando io non ci sarò, cosa
ne sarà dei miei figli? Non si può abbandonarli nelle strutture
generiche.
C'è un business che specula
su queste malattie, sugli anziani disabili, sulle persone con
autismo.
Come Tommy, il figlio di
Gianluca Nicoletti: quando i bambini autistici arrivano a 18 anni,
non sono più autistici, perdono diritti. Diventano solo dei pesi
morti.
Valgono solo per quegli
istituti, che si prendono le rette dalle famiglie.
A Milano c'è un
posto chiamato “la casa comune”: un progetto pagato dal
comune e da Cariplo.
In questo appartamento ci
sono persone con disabilità neurologiche, con due assistenti.
Alla fine, questo progetto
risulta più economico per il pubblico, più istruttivo per le
persone con difficoltà, che in questa casa imparano più cose, della
vita comune, che non in una struttura privata.
Cose semplici come andare a
fare la spesa.
PS: notizia di oggi, le proteste contro i tagli ai fondi destinati per il sociale
PS: notizia di oggi, le proteste contro i tagli ai fondi destinati per il sociale
E' il primo taglio sociale del Governo Gentiloni, e provoca una rivolta delle associazioni. Un doppio taglio, frutto di un accordo tra il ministero delle Finanze e le Regioni siglato lo scorso 23 febbraio. Secondo l'accordo, emerso con un'interrogazione di Donata Lenzi (Pd) al sottosegretario Luigi Bobba, il Fondo per le Politiche sociali passa da 313 milioni di euro a 99,7, meno di un terzo. Una decurtazione monstre. Con questa voce si finanziano gli asili nido, si aiutano le famiglie in difficoltà, si garantisce l'assistenza domiciliare e la sopravvivenza dei centri antiviolenza.
Cinquanta milioni di euro, ancora, saranno tolti al Fondo per la non autosufficienza, che scende da 500 milioni a 450. Servono, questi, per il sostegno ai disabili gravissimi e agli anziani indigenti. Il fondo destinato al sostegno delle persone non autosufficienti, se il taglio sarà confermato in Consiglio dei ministri, torna quindi al livello al quale era stato portato con l'ultima Legge di Bilancio.
I 50 milioni in più il ministro del Lavoro Giuliano Poletti lo scorso novembre li aveva promessi ai malati di Sla. In un'intervista a "Repubblica", l'8 ottobre, Poletti aveva detto: "Matteo Renzi ha parlato di un aumento del Fondo alla Conferenza sulla disabilità, se sarà possibile faremo uno sforzo in più. L'importante, però, è aver reso stabile e non episodico questo budget, con uno stanziamento di 400 milioni l'anno che non dovranno essere rifinanziati ad ogni legge di stabilità partendo da zero. Mi rendo conto, comunque, che 400 milioni non bastano".
I 400 milioni sono diventati 450 in Legge di Bilancio e gli ulteriori 50 milioni aggiuntivi sono stati sbloccati lo scorso 22 febbraio con il decreto legge sul Sud. L'accordo in Conferenza Stato-Regioni del giorno successivo, però, lo ha vanificato. Lo stesso sottosegretario alle Politiche sociali, Luigi Bobba, rispondendo in aula ha detto: "Il fatto è di una gravità inaudita. Il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali non ha partecipato al confronto e questa assenza costituisce un'aggravante perché conferma come le scelte per la salute siano totalmente subordinate a fattori economici".
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