Così risponde ad un giornalista estone:
«Non ho mai avuto la sensazione di trovarmi al potere. Anzi, per l’esattezza, quando facevo l’imprenditore talvolta l’ho provata». Emozione antica, sospira Berlusconi, poiché adesso «sono al servizio di tutti, chiunque mi può criticare e insultare». Per esempio, giusto ieri non l’ha fatto impazzire la relazione della Marcegaglia in Confindustria, così avara di riconoscimenti. Altri attribuiscono questo senso di frustrazione berlusconiano al carattere ineluttabile della manovra, «per esempio lui non voleva colpire gli statali, però l’Europa ce l’ha costretto e lui si dispiace assai».
Qui c’è l’attimo di suspense, seguito dal tuffo nella Storia:
«Oso citarvi colui che era ritenuto», tesi opinabile si capisce, «un grande dittatore, Benito Mussolini. Nei suoi diari ho letto recentemente questa frase», che il premier cita a memoria (Bonaiuti nega essere la prima volta, in pubblico il portavoce ne rammenta almeno un’altra). Dice il Duce berlusconiano: «Sostengono che ho potere, non è vero. Forse ce l’hanno i gerarchi, ma non lo so. Io so solo che posso ordinare al cavallo vai a destra o vai a sinistra, e di questo posso essere contento». Morale del premier: «Il potere, se esiste, non esiste addosso a quelli che reggono le sorti dei Paesi. Chi è in questa posizione, di potere vero non ne ha nulla...».
Due cose emergono chiare: il rammarico che "chiunque mi può criticare".
E anche la citazione mussoliniana sul potere che deve essere assoluto.
Se questo non è l'anticamera del regime futuro, ditemi voi cos'è.
Il cavaliere deve stare attento che, a furia di citare Mussolini, fa come chi frequenta lo zoppo. Impara a zoppicare.
E fa la fine di Piazzale Loreto.
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